L'omonima azienda del Canavese omaggia quattro donne condannate per stregonerie con altrettante etichette. La vera magia è la loro: qualla di aver riportato il vino lì dove era stato 'dimenticato'

Per l’impresa che hanno compiuto qualcuno potrebbe parlare di stregoneria; a supporto di questa tesi la scelta di produrre proprio “il vino delle streghe”.

Il fascino della giovane storia dell’azienda agricola Le Masche di Levone, nell’Alto Canavese piemontese, affonda le sue radici nella leggenda di un territorio dove, si diceva, vivessero proprio donne dedite alle arti magiche. In occasione di Degusté, un evento enogastronomico (e non solo) che da dieci anni fa parlare il territorio attraverso le sue eccellenze, l’azienda che porta proprio il nome con cui le streghe venivano chiamate, presenterà cinque etichette al femminile. Cinque etichette per cinque donne condannate nel 1474 proprio per stregoneria.

Il vino delle streghe: la memoria de ‘le masche’ in quattro etichette da collezionare

Antonia, Francesca, Gaiarda, Bonaveria e Margarota. Per l’inquisitore Francesco Chiabaudi erano streghe e due di loro finirono sul rogo. Per le donne la vita non è mai stata semplicissima, ancor meno in periodi bui in cui la sua figura era paragonata a quella del diavolo. Ricordarle, con un calice, è un modo per omaggiare il loro sacrificio di fronte alla follia degli uomini e valorizzarne la figura.

La scelta de Le Masche di portare “le masche” del canavese sulle etichette è dunque quella di raccontare la storia e riproporne il fascino attraverso un calice. Masca, nella tradizione piemontese, sta proprio per strega. Donne considerate non solo cattive, ma anche dispettose. Ce le immaginiamo piuttosto come figure femminili in cerca di una certa emancipazione in un’epoca in cui un atteggiamento sbarazzino era a dir poco impensabile.

Incantatrici, dedite alle arti magiche, capaci persino di maledire i bambini sono, ancora oggi, presenti nella tradizione popolare. E da adesso lo saranno anche nelle cantine degli enoappassionati.

 

Il vino delle streghe: la vera magia è quella compiuta dai giovani ragazzi che hanno riportato il vino in un territorio dove era stato dimenticato

La “stregoneria” in questo caso l’hanno compiuta degli uomini. Dei ragazzi a dire la verità. Lorenzo Simone, 25 anni e titolare de Le Masche, dieci anni fa si è messo in testa di recuperare l’arte del vino in un territorio dove il bosco aveva ricoperto ettari ed ettari di terra.

Vi si è addentrato e ne ha recuperati quattro per riprendere la produzione degli autoctoni: Barbera, Freisa, Nebbiolo, Neretto e Chatus. Una battaglia contro l’abbandono delle campagne che Lorenzo e i suoi compagni di viaggio hanno vinto. Tra Levone e Rivara hanno ripreso la coltivazione e tra il 2013 e il 2014 sono arrivati ad ampliare la cantina.

“In ogni calice – spiega il giovane vignaiolo – vogliamo trasmettere la passione per le nostre terre, curate in modo innovativo e con l’intraprendenza giovanile. Produciamo un vino che sia immagine del territorio. Nella nuova cantina trasformiamo così in qualità e piacevolezza questo prezioso prodotto della vigna“.

E chissà che le quattro bottiglie che saranno presentate tra il 14 e il 16 settembre a Degusté non abbiamo acquisito qualche magica proprietà degna di una grande strega. Per le quattro condannate il modo migliore per riabilitarne la memoria!