Edita in Francia da Calire Brachet è la prima nel suo genere e sdogana la scelta vegan da una visione di nicchia. L'Italia non ne ha una sua, ma il mercato continua a crescere tanto da aver segnato un +35%

Non chiamatelo più vino di nicchia! Almeno non ora che ha la sua prima vera e propria Guida. Le abitudini alimentari mutando e con esse, negli ultimi anni, si è vista un’escalation nella preferenza per un’alimentazione orientata al vegan e il vegetariano. Nel vino quella che poteva sembrare una moda passeggera, si sta invece sempre più consolidando come un’autentica realtà. E così, a pochi anni dalla nascita delle certificazioni per il vino vegan, chi ha scelto di eliminare ogni forma animale dalla sua alimentazione, potrà fare riferimento a qualcosa in più: una vera e propria Guida fatta di 50 etichette rigorosamente vegan abbinate ad altrettanti piatti anch’essi destinati a chi vegano lo è, ma anche a chi vuole imparare a conoscere questa nuova realtà.

E a pubblicarla è stato uno dei Paesi enoici per eccellenza: la Francia.

 

Guida al vino Vegano - Uva generico

 

Guida al Vino Vegano: in Italia non c’è, ma il suo mercato cresce in modo esponenziale

 

L’idea di redigere questo piccolo, ma significativo vademecum, è venuta a Claire Brachet, fondatrice del sito di cucina vegana e vini che alla Guida ha dato il suo nome: Guida Brachet edita da Les Editions La Plage. I consumatori sono sempre più attenti alla loro alimentazione. L’exploit del biologico, nel settore dell’agroalimentare, ha conosciuto una forte impennata tanto che prima del vino vegan c’è stato (e c’è ancora) il vino bio che continua ad espandere i suoi mercato conquistando sempre più palati, ettari di vigna (come dimostrano ad esempio Marche e Toscana) e Paesi stranieri tanto che il biologico nell’export, nel 2016, ha fatto registrare un +40%.

L’ascesa del veganesimo ha spinto in seguito sempre più aziende, in tutto il mondo, a percorrere questa strada e la scelta sembra essersi dimostrata felice. Lo testimoniano gli ultimi dati forniti dalla Coldiretti forniti dal “Rapporto In Vino Vegan 2017”. Nel 2016, in Italia, le aziende che hanno chiesto la certificazione vegan per i loro vini sono cresciute del 35%. Un giro d’affari stimato di 6 milioni di euro che vede Toscana, Abruzzo e Piemonte regioni leader di questo nuovo modo di vinificare. Di tutte le aziende certificate VeganOk, infatti, il 28% è nella regione di Chianti e Brunello, il 20% in Abruzzo e il 17% nel nord dei grandi rossi. Una crescita che interessa particolarmente anche Trentino e Sicilia.

E che vegan e bio facciano sempre più la differenza lo dimostra il fatto che il 26% di quelle vegane certificate ha la certificazione biologica.

 

Ma cosa vuol dire “vino vegano”?

Produrre vino vegano vuol dire seguire regole rigidissime. Dalla vigna fino all’imbottigliamento è vietato utilizzare qualsiasi prodotto di origine animale per la chiarificazione e stabilizzazione. Parliamo, ad esempio di albumina, caseina, colla di pesce ecc…! Anche il confezionamento ha delle regole ferree. Non è infatti possibile utilizzare colle, incihiostri o lubrificanti che originino sempre da animali. Manca tuttavia una vera e propria regolamentazione sia a livello europeo che nazionale. Ecco perché, ad oggi, i vini vegani vengono certificati da privati e volontari delle aziende dove questi vengono prodotti.

Qualcosa ci dice che quella della Brachet sarà solo la prima delle Guide che strizzeranno l’occhio a questa nuova e sempre più importante realtà.