L'obiettivo? Ottenere per tutto il territorio Doc e Igp la certificazione bio. La kermesse bolognese porta in scena tutta la sua territorialità con 118 cantine protagoniste e "i maginifici 7": i vitigni simbolo della sua viticoltura proiettati al futuro!

“Noi siamo per un racconto ‘quotidiano’, pieno di cose vere, di gente e di storie. (…). Il racconto del vino vive dentro alle giornate della gente e noi abbiamo il dovere di lasciarcelo. Siamo una regione dove è il quotidiano ad essere straordinario, dove un fosso può nascondere una creatura fantastica, dove un albero può nascondere un segreto, dove un vino può raccontare tante storie”. Basterebbero queste poche righe di Giorgio Melandri per spiegare Enologica. E’ così che, infatti, introduce nel catalogo della kermesse, la manifestazione organizzata dell’Enoteca Regionale che dal 18 al 20 novembre, anche quest’anno, animerà Bologna (a Palazzo Re Enzo) all’insegna del vino, del cibo e di tutto ciò che nella realtà e nella fantasia si lega ad esso.

Il programma di Enologica 2017 non delude. E su questo non c’erano dubbi. Anzi stupisce. Sì, perché questa edizione ha un gusto particolare, non soltanto per quella capacità di riuscire a creare una connessione tra il vino ed ogni aspetto della cultura dei luoghi, anche quelli legati all’immaginario, ma perché sarà il simbolo di un obiettivo preciso: far sì che tutto il territorio di Dop e Igp ottenga la certificazione biologica. E se così fosse questo, in Italia, potrebbe essere il primo (e siamo certi non unico) caso.

 

Enologica 2017: l’Emilia dell’enogastornomia si proietta al 2049 per un’innovazione fatta di radici profonde

 

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Ph: Palazzo Re Enzo. Qui si svolgerà Enologica dal 18 al 20 novembre 2017

118 cantine, 12 chef, 14 seminari dedicati al vino e 7 grandi protagonisti: i vitigni del territorio. Parliamo di Albana e Sangiovese per la Romagna, Pignoletto per il bolognese, Fortana per il ferrarese, Lambrusco per il modenese, il reggiano e il parmense, Malvasia per il parmense e il piacentino, Gutturnio per il piacentino. Sono loro i volti principali di Enologica 2017, ma la loro esaltazione e ancor più la loro conoscenza, si svilupperà nella tre giorni bolognese, attraverso appuntamenti legati alla gastronomia e alla vera e proprio scoperta dei loro segreti in seminari e degustazioni da ascoltare e assaporare.

Un viaggio lungo più di 30 anni, ma non verso il passato, bensì proiettati al futuro. E’ così che ha voglia di pensarsi l’Emilia Romagna. Fortemente legata alla sua storia e le sue radici è nell’innovazione e nella ricerca in vigna, in cantina e in cucina, che ha voglia di riscoprirsi e rinnovarsi grazie al supporto degli chef di alcuni dei ristoranti più rappresentativi dell’intera regione e quei professionisti del vino che sanno trasformare un calice in un luogo di magica evocazione.

Non un caso che le “creature fantastiche” della popolarità, strettamente legate alla viticoltura, saranno il filo conduttore di un’edizione che, in cucina, si proietta al 2049 con un rinnovamento del gusto che mantenga salda la tradizione, ma sappia esaltarsi negli abbinamenti di vini che non conoscono tempo, ma che ne sanno scandire il passaggio.

 

Carta Canta – il premio per la Carta dei Vini che esalta la territorialità

Tutto per loro il Teatro dei Cuochi dove dai cappelletti ai pisarei e fasò, passando per tortellini, piadina e torta fritta, i sapori dei piatti si fonderanno con quelli dei calici, in attesa dei riconoscimenti per il “Panino d’autore” e la miglior Carta dei Vini. Un premio, questo, molto importante. “Carta Canta”, infatti, non si limita ai confini regionali, ma è un premio rivolto a ristoranti, enoteche, bar, agriturismi e hotel situati anche nel resto del Paese e all’estero e che sanno, nelle loro winelist, esaltare i vini regionali. D’altra parte il mercato lo dimostra: la territorialità è divenuta imprescindibile in ogni buona Carta dei Vini, e il suo bisogno di flessibilità, dimostrato dall’escalation della presenza su Carta di una sempre più ampia offerta al calice lo dimostra, è uno di quegli elementi che fa di un qualunque luogo dove andarlo a bere, un luogo qualificato ed apprezzato.

 

Enologica 2017: dodici appuntamenti per un viaggio attraverso l’autoctonicità, la certezza, la riscoperta e le opportunità

 

Le quattro degustazioni di sabato 18 novembre

 

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L’Emilia in bianco seconod Jacopo Cossater

Scopriamo allora come i 7 vitigni protagonisti di Enologica lo saranno nei seminari, ovvero degustazioni, previste per l’edizione 2017 di Enologica. Quattro gli appuntamenti di sabato 18 novembre con Jacopo Cossater, sommelier e tra i giornalisti di settore più noti ed apprezzati, e il Campione del Mondo 2013 dei sommelier Luca Gardini. Una vera e propria maratona quella che andrà in scena. Ad aprirla sarà Cossater con l’ “Emilia frizzante…in bianco! Indeita e imprevedibile”. Se è vero che il Lambrusco è il vino frizzante più conosciuto dell’Emilia Romagna, non è di certo l’unico. Qui i bianchi si difendono benissimo. “Minori” solo per definizione, sono quelli che “disegnano i confini della curiosità e, spesso, della memoria”. Un vero e proprio patrimonio che resta ancora troppo nascosto, ma che merita di mostrare la sua anima contadina e la ricchezza delle sue sfumature raffinate.

Aprirà e chiuderà la giornata il wine writer con l’ “Elogio dei vini dolci. Emilia-Romagna tra invenzione e tradizione”. Una degustazione che va dai colli piacentini al territorio riminese, alla scoperta della diversa dolcezza raccontata da vitigni differenti, vinificati in modi altrettanto differenti. Un viaggio tra originalità e tradizione.

 

Il principe del territorio e la storica Alionzina raccontati da Luca Gardini

A presentare il “Romagna Sangiovese”, sarà invece Luca Gardini. A lui il compito di svelare i segreti, la complessità delle sue sfumature e dei dettagli, del vitigno principe el territorio. Dal rosso al bianco sarà sempre lui a guidarci nel viaggio alla scoperta del bianco simbolo dell’Emilia Romagna: il Pignoletto. Storicamente chiamato Alionzina, il bolognese è cosa sua. Frutto del Grechetto Gentile, questo vino ha iniziato a percorrere la sua straodrinaria ascesa nel 1978 quando il Consorzio dei Vini Colli Bolognesi, lo inserià nell’ominima Doc.

 

Le cinque degustazioni di domenica 19 novembre

 

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Con Antonio Paolini un viaggio tra il Gutturnio e ‘l’orientale’ Malvasia

La maratona dei cinque seminari-degustazioni del 19 novembre vede quattro importanti protagonisti del vino a raccontarci il territorio attraverso i suoi calici. Ad aprire la giornata sarà il giornalista Antonio Paolini che ci porterà alla scoperta del “Consorzio Tutela Vini Doc Colli Piacentini: Gutturnio”. Re indiscusso del territorio, il Gutturnio “è un gioco di squadra tra un’uva di infinita freschezza, la barbera, e i tannini generosi della bonarda”. Un’alleanza che ha attraversato i secoli e che ancora oggi tiene saldo il tacito accordo che ne ha fatto un simbolo della grande enologia.

Paolini che, nell’arco della giornata, tornerà protagonista con un secondo viaggio. Quello con la Malvasia tutelata dal Consorzio della Doc Colli Piacentini. La sua è una storia di passaggi e mercati. A farne la fortuna, andando dall’Egeo alMediterraneo, furono i veneziani. L’aromaticità delle sue origini orientali ha trovato terreno fertile sulle colline dell’Appennino piacentino e parmense dove prende il nome di Malvasia di Candia aromatica. La sua nuova vita è già iniziata. La purezza della sua vinificazione, infatti, è piuttosto recente e va dalla rifermentazione in bottiglia fino ai dolci calici.

 

Ancestralità, identità e territorialità. Il viaggio nei calici raccontati da Alessandro Bocchetti e Paolo Trimani

Due degli altri appuntamenti vedrà protagonista un duo d’eccezione. Quello del sommelier e riferimento del Gambero Rosso Alessandro Bocchetti e Paolo Trimani, titolare di una delle più antiche e importanti enoteche di Roma. A loro il compito di raccontare il passato e l’identità dell’Emilia Romagna. Il primo incontro, infatti, riguarderà la “Rifermentazione ancestrale, la nuova frotniera dell’Emilia”. Con rifermentazione ancestrale si intende quella senza sboccatura, la nuova frontiera dell’identità regionale che sta ridisegnando la geografia del racconto friziante emiliano. Un racconto di artigianalità e di riscoperta. Un vero e proprio momento di filosofia. E per restare nell’identità è proprio a questa che sarà dedicato il secondo incontro con i due protagonisti: “Argille, sabbie, marne e arenarie. i dialetti del Romagna Sangiovese”. Dall’austerità alla sapidità, passando per il gusto fruttato. Un viaggio senza tempo che di ogni porzione di territroio sa raccontare l’essenza.

 

La giornata si chiude issando la nuova bandiera bianca dell’Emilia insieme al racconto del Doctor Wine

Infine il Doctor Wine, ovvero Daniele Cernilli. Sarà lui a chiudere la seconda giornata di degustazioni con un viaggno alla scoperta del Romagna Albana. “Un bianco speciale, amterico e pieno, che riempie la buccia di polifeni e consegna vini asciutti e taglienti”. Un vitigno che avrfemmo potuto perdere, ma cui la tenacia di alcuni produttori ha dato nuova linfa trasformandolo, tra vini dolci e secchi, nel bianco bandiera dell’emilianità.

 

Le cinque degustazioni di lunedì 20 novembre

 

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A tutto Lambusco! Con Alessandro Torcoli si indaga la grande identità del rosso per eccellenza del territorio

Sarà un’altra grande firma del settore ad aprire la giornata di lunedì. Ad Alessandro Torcoli il compito di raccontare il re indiscusso dell’Emilia Romagna: il Lambrusco. Lo farà con due appuntamenit. Il primo presentando “I Lambrusco di Reggio Emilia” (Consorzio Vini Reggiani). Territori diversi per un’identità in continuo movimento che cerca la sua innovazione nella riscoperta dei valori contadini. Quattro calici per disegnarei confini della Doc Reggiano Lamrusco e quella dei Colli di Scandiano e Canossa.

Seguiranno quindi “I Lambrusco di Modena”: il grasparossa in collina sui terreni più poveri, il sorbara in pianura sui terreni sciolti che dividono il Secchia e il Panaro, il salamino di casa a Santa Croce. un vero e proprio viaggio tra territoralità e identità.

 

Innovarsi all’insegna della tradizione. Cosa c’è nel futuro dei vini dell’Emilia Romagna! Lo scopriremo insieme a Eleonora Guerini

La curatrice della Guida dei Vini del Gambero Rosso Eleonora Guerini sarà il Virgilio di un viaggio immaginifico: quello delle opportunità. A lei il compito di spiegarci perché il “Metodo Classico” è “l’Emilia Romanga che sogna”. Può un territorio del vino inventare ancora oggi? Non è di certo facile, ma la scommessa è stata fatta e delle sue possibilità, attraverso i calici, ci racconterà proprio la Guerini che disegnerà poi “L’Emilia Romagna e il futuro. Una questione di stile”. Quattro tappe in quattro calici per un viaggio che mette in rapporto tradizione e mercato, classicità e nuovi consumatori nell’ottica di una sfida sempre più culturale e meno tecnica: quella dello stile.

 

Figli di un dio minore, ma espressione di una grande unicità. Sono i piccoli-grandi autoctoni. Di loro ci parlerà Giammario Villa

Master Taster and Wine Educator. Giammario Villa ci porta alla scoperta dei piccoli vitigni locali, gli autctoni “minori” che hanno però grandi storie da raccontare. Le “creature fantastiche” di una viticoltura millenaria. Parliamo di Bursôn, Centesimino e Famoso, ma non solo di loro. Tra questi anche il longanesi che il nome lo prende da chi lo ha salvato, Antonio Longanesi. Un vitigno di forza e volume che ha trovato nell’enologo poeta Sergio Ragazzini la sua nuova vita. Ragazzini cui si deve anche il progetto della riscoperta del Bursôn. Ancor più affascinante la stora del centesimino, ripiantato da un’unica pianta salvata dentro un cortile cittadino di Faenza.

Famoso sì, ma ha rischiato di restarlo solo nella memoria, questo vitigno citato già nel ‘400. Insomma, quello con Villa sarà un viaggio attraverso l’ossatura di una grande viticoltura: quella dell’Emilia Romanga.

 

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