Nel mercato interno si prediligono i calici bianchi. Ma i grandi rossi italiani non stanno a guardare. Per loro si aprono le strade dell'export con un occhio puntato verso Oriente. L'ultima ricerca Wine Monitor conferma, però, l'ascesa della bacca bianca

Il sorpasso c’è stato, ma non è la prima volta. I consumi, lo sappiamo, sono scesi molto in Italia. Insomma di vino se ne beve in generale meno, ma si punta molto sulla qualità. Nota per essere la terra dei grandi rossi nel mercato interno, però, è piuttosto quella dei bianchi. Già l’anno scorso si era rilevato come in vigna la bacca bianca prendesse sempre più piede, e la scelta non era di certo casuale. Nomisma Wine Monitor ha presentato a sua ultima ricerca sui consumi e quello che è emerso è che i calici di vino bianco gli italiani li preferiscono. Non di molto in realtà, ma ironia della sorte il dato è stato diffuso nel corso dei festeggiamenti per i 50 anni della Doc del Conero durante il convegno “Rosso come il vino”.

Non è però la prima volta che c’è il sorpasso. I rossi sono in crisi? Non proprio. Per loro, in realtà, si sono aperte altre frontiere.

 

Vino: il perché di un sorpasso che non è una vera e propria novità

 

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Ph: Ken Kawkins – Flickr (uso e modifiche consentite)

 

A cambiare i gusti, a quanto pare, sono proprio quei cambiamenti climatici che stanno rivoluzionando il mondo del vino: dalla vigna al calice. Secondo quanto rilevato da Wine Monitor i consumi rilevati l’anno scorso hanno fatto registrare il 40,6% delle preferenze per i bianchi  e il 40,2% dei rossi fermi. In mezzo tutti gli altri compresi quei rosè che continuano a fare tendenza.

Qualche anno fa, però, il sorpasso era stato ben più evidente. Nel corso del convegno internazionale “The Wine Advocate” tenutosi a Gorizia nel 2012, infatti, era stato affermato che il consumo dei bianchi toccava il 55% delle preferenze con rosati e rossi compresi nel 45% restante. In questo caso, però, non si parlò di clima, ma di vere e proprie tendenze tradotte dallo smodato uso del prosecco negli Spriz il cui consumo, nel 2012, sarebbe stato di u nmilionie al giorno secondo l’Adoc. Tendenza che, al bancone, oltre al classico calice, interessava anche la preferenza per i distillati bianchi a base di vino.

Quel che è certo è che nella terra dei grandi rossi il bianco lo si preferisce complice sicuramente quel cambio climatico che ci induce a optare per un vino che nella popolarità fa rima con “fresco”.

In Italia il calo delle vendite dei rossi rispetto allo scorso anno, sottolinea l’ultima rilevazione Wine Monitor, è stato del 14%. I rossi hanno smesso di decantare? Assolutamente. La loro voce è semplicemente più amata oltreconfine. Complice la crescita del prezzo medio negli ultimi 10 anni (+50%), l’export dei rossi italiani continua a fare numeri.

 

Vino: il trend positivo dell’export dei vini rossi marchigiani

 

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“Assistiamo a una repentina migrazione della domanda di vino rosso – ha detto il direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (Imt)e alcuni nostri mercati storici sono depressi. In Germania negli ultimi 5 anni i volumi globali di rossi fermi importati sono calati del 7%. La Svizzera ha registrato un – 9%. La Gran Bretagna del 10%”. Di contro, però, i rossi marchiagiani aumentano la loro presenza nei nuovi mercati. Soprattutto quelli orientali. Se negli Usa hanno infatti fatto registrare un +11 e in Canada un +16% è interessante l’intensificarsi della loro presenza a est. Ecco perché l’Imt ha intensificato l’azione sui Paesi terzi emergenti, “destinando circa il 40% dei fondi Ocm Promozione a Cina, Giappone, Russia e India, senza dimenticare Stati Uniti (34,5%) e Canada (19,3%).

Ed è proprio il Giappone il mercato che preferisce i rossi del territorio. Qui la crescita è stata del 26%. Ma la Cina non è meno interessata con quel suo +25%. Persino la Corea del Nord sembra essere un ottimo terreno per la Doc del Conero che ha qui segnato un +16% nell’export.

D’altra parte proprio la Cina è il maggior consumatore mondiale di vino rosso. Qui, all’anno, se be bevono 16 milioni di Ettolitri, con Usa, Francia, Italia e Germania a seguire.

 

Vino: nonostante il sorpasso, l’estero si tinge di rosso…soprattutto a Oriente

 

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In generale i vini rossi italiani, nell’export, fanno bene. Questo nonostante la flessione dell’ultimo quinquienio. Lo specifica Denis Pantini responsabile di Nomisma Wine Monitor che ricorda che i rossi italiani rappresentano comunque “il 41% di tutto l’export in valore di vino dall’Italia, compresi gli sfusi”.

“E’ tuttavia innegabile – ha aggiunto – come sia sul mercato nazionale che in quelli più tradizionali europei con Germania e Uk in testa, i consumi di vino rosso stiano diminuendo. Aumentano nei mercati asiatici, in Nord America e in Scandinavia, dove viene maggiormente apprezzato per motivi salutistici, di maggior facilità nell’abbinamento alla cucina locale e anche per ragioni climatiche”. Cambiamenti di mercato che, ovviamente, implicano cambiamenti nelle strategie dei produttori. Questo però, dice ancora Pantini, non vuol dire “snaturare né il prodotto né le proprie tradizioni, ma ragionare sul potenziale delle altre leve di mergketing”.