Territorialità e identità. Una scelta consapevole e voluta quella del Consorzio del rosè leader italiano. Il ritorno alle sottozone e le modifiche al disciplinare saranno l'inizio di un nuovo percorso per le due eccellenze del territorio

Doc che costruiscono famiglie allargate e Doc che si separano. Il Veneto ha tutto. Mentre la grande Doc del Pinot Grigio si prepara alla sua prima “big vendemmia”, il Chiaretto chiede la “separazione” dal Bardolino. Nessun calice rotto né litigi. Una scelta consapevole per puntare su territorio e identità.

 

Chiaretto calice di rosè

 

Tra Chiaretto e Bardolino è divorzio: il rosato più amato è abbastanza grande da camminare sulle sue gambe

 

Il rosè conquista mercati e il Chiaretto ne è un simbolo indiscusso. La svolta è arrivata nel corso dell’assemblea dei produttori bardolinesi. La proposta è stata del presidente del Consorzio, Franco Cristoforetti. Con nove milioni di bottiglie vendute il Chiaretto è leader di mercato tra i rosati italiani. “Con la nascita della Doc autonoma del Chiaretto di Bardolino e il riconoscimento delle tre sottozione del Bardolino – spiega Cristoforetti – trova completamento il piano strategico avviato nel 2008. Quello che ha consentito al nostro rosè di diventare leader produttivo dei rosati mettendo in luce la territorialità del Bardolino”.

“Il Chiaretto è oggi il vino che dà redditività alle aziende e sta crescendo. E’ tempo dunque, di contribuire a questo exploit pianificando un lavoro in vigna. La nascita della nuova Doc – infatti – comporterà modifiche al disciplinare del Bardolino. Di conseguenza all’assetto produttivo oltre a nuovi vincoli come l’utilizzo di solo uve ‘fresche’ vietando surmaturazioni o appassimenti“.

Il Consorzio, nato nel 1969, è nato nel 1969 e rappresenta circa il 92% della filiera. Vi fanno parte, infatti, con 1.200 produttori iscritti, 900 viticoltori, 200 vinificatori e 100 imbottigliatori e una superficie vitata di circa 2.700 ettari.

 

Tra Chiaretto e Bardolino è divorzio: il ritorno alle sottozone indivuduate nel 2005 è la volontà di accentuare la territorialità

 

Saranno tanti i cambiamenti. A cominciare dalle sottozone del Bardolino Doc che esordiranno in etichetta insieme al Chiaretto di Bardolino Doc con la vendemmia 2018. Parliamo de La Rocca (comuni del territorio dell’antico Distretto di Bardolino), Bardolino Montebaldo (il tratto pedemontano dell’ex Distretto di Montelbado) e Bardolino Sommacampagna (l’area delle colline meridionali più a sud). Il Chiaretto di Bardolino e il Bardolino ‘base’ avranno rese massime di 120 quintali per ettaro contro gli attuali 130, mentre per le tre sottozone del Bardolino si scende a 100 quintali massimi per ettaro”.

Per tutti i vini della Doc Bardolino e Chiaretto Bardolino, la quantità ammessa di uva corvina veronese sale al 95% rispetto all’attuale 80%. E’ nell’estate 2008 che iniziò la scissione “consentendo – ha sottolineato ancora Cristoferetti – al nostro rosè di diventare leader e al Bardolino di approdare sui gradini più alti delle guide. Torniamo così, per i nostri rossi di punta, a quelle tre sottozone che erano state già dettagliatamente descritte da Giovanni Battista Perez a fine ‘800, quando i vini migliori della zona erano esportati in Svizzera per essere serviti con i Borgogna e i Beajolais”.