Se la contraffazione è un problema che danneggia non poco il vino compreso quello italiano, il problema della tutela delle denominazioni crea forse ancor più problemi. Al limite della legalità, ma con l’accortezza di non varcare mai (o quasi) quanto la legge prevede, il danno d’immagine proprio per la difficoltà di far fronte a quelle che non sono né contraffazioni né imitazioni, ma mero utilizzo confusionario (diciamo così) della denominazione, può essere addirittura peggiore.

Da sempre produttori e associazioni di categoria si trovano a combattere battaglie non semplici. Pensiamo al Prosecco. Negli ultimi anni ha subito decisamente non poche stoccate riuscendo tuttavia grazie anche al Consorzio a difendere il buon nome. Ma qualcosa manca. Manca, certamente, a livello europeo. Anche la Federdoc prende posizione e chiede all’Unione di emettere un regolamento. Obiettivo: rendere chiari e ben distinti i termini enologici.

D’altra parte la biodiversità è il patrimonio su cui si fonda l’eccellenza della nostra enologia. Proprio le denominazioni, lo ha confermato l’Isema, fanno da traino all’export e nel mercato interno.

 

Tutela delle denominazioni Wine Label

Ph: opopododo – Flickr (uso e modifiche consentite)

 

Tutela delle denominazioni: la Federdoc fa appello all’Unione Europea

 

Un primo risultato è stato ottenuto a febbraio. Lo stop alla liberalizzazione dell’uso dei nomi dei vitigni in etichetta. Una possibilità che, ha ricordato Federdoc “avrebbe inevitabilmente comportato una banalizzazione del concetto di vino legato al territorio”. Resta però il problema della confusione che i nomi di Denominazione d’origine possono generare nei consumatori. Un danno per loro, perché ne va della qualità e per le aziende italiane che di quella denominazione hanno fatto un brand e un’eccellenza.

Quello che si chiede, già dall’inizio del 2016, è di rivedere il sistema delle attuali regole. Lo scopo è quello di adeguarle al trattato di Lisbona e alla disciplina del comparto agroalimentare. Una riforma che si sta attuando mediante la discussione e la redazione di atti delegati e di esecuzione volti a modificare il regolamento Ue n. 607/09 avente per oggetto le Denominazioni di origine, le Indicazioni geografiche protette, le menzioni tradizionali, l’etichettatura e la presentazione dei vini. 

 

Tutela delle denominazioni: la soluzione proposta dal presidente nonché importante viticoltore, di Federdoc

 

Un dictat più che un’esigenza quella della tutela le denominazioni che il presidente dell’associazione conosce bene. A guidare Federdoc infatti è Riccardo Ricci Curbastro a capo dell’omonima azienda vitivinicola della Franciacorta. Quella che, in qualche modo, può essere considerata “padre” di questa denominazione come ben racconta l’omonimo Museo del vino.

“La sovrapposizione terminologica – ha sottolineato – induce inevitabilmente in confusione”. La soluzione? Una possibile, spiega Curbastro, “potrebbe essere affidata alla potenzialità di comunicazione dell’etichetta che, attraverso una gerarchia studiata nelle dimensioni dei caratteri, consentirebbe al consumatore di comprendere alcune sostanziali differenze”. Una questione di “carattere”, insomma, così come si direbbe di un gran vino. Non una soluzione definitiva ovviamente, ma almeno “un escamotage o forse semplicemente l’applicazione della vecchia formula del ‘minore dei mali’ vista la difficoltà di uscire da questa impasse”

 

Tutela delle denominazioni: il sostegno dei Consorzi Prosecco Doc e dell’Asti

 

D’accordo con la proposta non risolutiva, ma quanto meno non troppo confusionaria proposta da Curbastro i presidenti dei Consorzi del Prosecco Doc Stefano Zanette e dell’Asti Giorgio Bosticco. “Di buon senso” per Zanette. “Con questo provvedimento, qualora approvato – ha spiegato – potremmo disporre di elementi oggettivi capaci di mettere all’indice almeno parte dei fenomeni evocativi che già da tempo segnaliamo alle autorità competenti”. Non ultimo quello dello smalto al Prosecco, per non parlare del thé che tanto fece discutere. Fenomeni rispetto ai quali, ha aggiunto “in assenza di una precisa normativa ci troviamo molto spesso a discutere in sede giudiziaria, con esiti rimessi alla cultura del Paese e alla sensibilità del singolo giudice”.

Apprezzamento lo ha espresso anche Bosticco. Si tratta, ha sottolineato, di fornire informazioni chiare e corrette al consumatore. “Al riguardo, in materia di etichettatura – ha precisato-  siamo stati tra i primi ad inserire nel nostro disciplinare norme che stabiliscono precisi rapporti di dimensioni tra i caratteri delle denominazioni Asti e i marchi privati”. Una decisione presa “per assicurare e garantire l’indispensabile legame con il territorio di provenienza”.