Continuiamo ad approfondire il documento: meno ispettori in vigna e in cantina, ma le regole vanno rispettate!

Testo Unico del Vino. Correva l’anno 2006. Potrebbe iniziare molto prima in realtà, ma il nostro secondo appuntamento con i contenuti del Testo Unico del Vino ormai in fase di approvazione, inizia da qui. Vi abbiamo parlato dell’ultima delle novità: lo studio della storia del vino a scuola. Ora passiamo ai contenuti veri e propri. Quelli che i viticoltori avevano chiesto e che, a quanto pare, li soddisferanno. E visto che siamo partiti dal futuro facciamo un passo indietro e torniamo in cantina. Addentriamoci quindi nell’incubo dei produttori: i controlli.

 

Testo Unico del Vino controlli Forestale

Snellimento. Questo è stato lo slogan con cui il Testo Unico del Vino, chiamato a raccogliere tutte le direttive, le leggi e le disposizioni nazionali ed europee, ha intrapreso il suo viaggio. Ma lo snellimento ci sarà? Soprattutto è davvero così complicata la vita in cantina.

Complicatissima. In cantina e in vigna. Ci piace l’idea del vignaiolo che cammina tra i filari godendosi la bellezza della natura. Ci piace ancora di più immaginarcelo poeticamente in cantina mentre si inebria del profumo del mosto che si trasformerà in vino. Ora che lo abbiamo immaginato possiamo smettere di farlo. Il lavoro di chi porta avanti un’azienda è sì ricco di magia e soddisfazioni, ma anche la fatica è tanta

Paradossalmente quella psichica sembra superi quella fisica. La seconda è una scelta di vita. La prima una conseguenza di tutta la burocrazia che c’è nel gestirla la propria azienda. Lo sapevate che il tempo dedicato alle scartoffie in un vigneto comporta l’adempimento di 70 pratiche che coinvolgono 20 diverso soggetti? E sapevate anche che per soddisfare le 4mila pagine di normativa che regolamentano il settore ci vogliono almeno 100 giornate di lavoro?

Il Testo Unico del Vino di pagine ne ha solo 39. E questa è già una buona notizia che fa ben sperare nel reale taglio del 50% delle pratiche burocratiche per i produttori di vino. E se è vero che è nelle pratiche che si concentra lo snellimento, è nella loro diretta conseguenza che si otterranno, se tutto andrò bene, i maggiori benefici: meno controlli nel senso fisico del termine.

Ma perché, verrebbe da chiedersi da profani, sono proprio così tanti i controlli che vengono fatti? Sì. Non solo sono tanti, ma sono proprio in tanti quelli predisposti a farli.

Correva l’anno 2006 dicevamo all’inizio. E’ l’anno in cui su uno speciale di Vino e Vigne è apparto il “check – up lungo la filiera”. Uno speciale su tutto quello che riguarda i controlli del vino: dalla vigna alla cantina per arrivare allo scaffale.

Testo Unico del Vino Burocrazia

Prima domanda: chi si presenterà alla porta del vignaiolo? Difficile a dirsi. Sono almeno 10 gli organi di controllo e ognuno ha una sua competenza. Sebbene, a ben guardare, le competenze spesso sfocino l’una nell’altra tanto da finire per “collaborare”. Paradossalmente, sosteneva già la rivista, potrebbe accadere che ci si ritrovi con un controllo a settimana per tutto l’inverno.

I controlli, va da sé, vanno fatti. Ne va della tutela del consumatore in primis, ma anche del prodotto e del Made in Italy in generale. Le norme ci sono e vanno rispettate. Ma provate a immaginare in pieno periodo di vendemmia, ad esempio, di non sapere chi si presenterà alla vostra porta. Potrebbero essere i Nas, la Forestale, magari la Regione; perché non i responsabili dei controlli dei Consorzi o magari la Asl. E la Repressione frodi? Potrebbe anche presentarsi la Guardia di Finanza o, perché no, il reparto dei Carabinieri creato ad hoc dal ministero.

Se siamo in tempo di vendemmia, ad esempio, ci sarà anche l’ispettorato del lavoro che vorrà sapere se abbiamo regolarizzato gli stagionali. E se la nostra vigna è biologica l’apposito istituto di certificazione non potrà non venire a verificare che tutto procede così come deve.

D’altra parte qualcuno deve controllare la situazione fiscale, qualcun altro quella igienico sanitaria, altri ancora quella lavorativa. Poi ci sono i controlli sul rispetto dei disciplinari di produzione, dei quantitativi, del rispetto delle norme europee e chi più ne ha più ne metta.

Una giungla che, in realtà, non agevola nessuno. Né produttori né ispettori.

Il Testo Unico del Vino risolverà davvero tute queste problematiche? Sia benedetto il Sian verrebbe da dire. L’informatizzazione sembra davvero essere la soluzione giusta. Perché? Perché tutte “le dichiarazioni, le comunicazioni, le autocertificazioni, i registri, i dati e i relativi aggiornamenti che le imprese sono tenute a fornire, compresa quella relativa alla produzione del vino biologico, nei confronti delle pubbliche amministrazioni e degli altri soggetti, anche privati, cui sono attribuite funzioni di interesse pubblico, compresi i laboratori di analisi, le strutture autorizzate al controllo dei vini Dop e Igp, i consorzi e le commissioni di degustazione dei vini Dop” dovranno essere inserite nel sistema”.

Sarebbe già dovuto partire in realtà, ma sulla dematerializzazione dei registri, per consentire alle imprese di mettersi in regola, c’è stata un proroga al 31 dicembre. Certo è che se tutto può finire in un sistema informatico non sarà più necessario fare controlli continui. Ne basteranno pochi, improvvisi e mirati.

Qualcuno potrebbe eccepire che senza ognuno potrebbe finire per dichiarare ciò che vuole. Certo, se non teme le salate multe e in alcuni casi la reclusione, che il mancato adempimento e la violazioni di quanto previsto dalla legge, comportano. Un esempio? “Chiunque contraffà o altera i contrassegni o acquista o detiene o cede ad altri ovvero usa contrassegni alterati o contraffati è soggetto, in aggiunta alla sanzione penale, a quella amministrativa pecuniaria” che va dai 30 ai 100 mila euro. La stessa che dovrà pagare chi altererà i codici identificativi o gli alternativi contrassegni con, inclusa la pena detentiva.

Testo Unico del Vino burocrazia

Gli organismi di controllo non saranno esenti a loro volta di controllo e a pagare di più (50mila euro) saranno costretti in caso di evidente danneggiamento o, al contrario, atteggiamento di favore nei confronti di questo o quel produttore. 

Grazie al Testo Unico del Vino, mediante, Sian si potrà quindi procedere:

  • All’espletamento degli esami analitici e organolettici mediante controlli sistematici per i vini Docg.
  • All’espletamento degli esami organolettici mediante controlli sistematici per le Doc con produzione annuale certificata superiore a 10mila ettolitri e mediante controlli a campione per le Doc con produzione annuale inferiore a 10mila ettolitri. Le singole Doc con produzione annuale certificata inferiore possono optare per gli esami sistematici.
  • All’espletamento degli esami analitici mediante controlli a campione per i vini Doc e Igt. 
  • Alle operazioni di prelievo dei campioni.
  • Alla comunicazione dei parametri chimico-fisici per i vini Doc attestato da parte di un laboratorio autorizzato
  • Alla definizione delle tolleranze consentite tra i parametri chimico-fisici.

Insomma, con l’informatizzazione prevista dal Testo Unico del Vino dovrebbero sparire le montagne di faldoni documentali cartacei e con loro la possibilità di trovarsi ispezioni continue per accertare la correttezza del proprio operare. Ciò, ovviamente, non vuol dire che i controlli non ci saranno, ma che, al contrario, saranno mirati. Ecco perché sarà cosa buona  e giusta cercare di seguire tutte le regole del caso. Bluffare, oltre che dal punto di vista etico, sarebbe controproducente per i produttori. Ancor più considerando le possibilità di rivalsa degli altri, persino sui controllori, in caso di irregolarità riscontrate.

 

Crediti fotografici: Foto copertina Piertommaso Pasqui – Flickr CC. Foto in alto è stata presa dal sito Eurispes.eu.