Il Pinot Grigio vive ora sotto l'ala del Triveneto, ma sulle etichette dei vignaioli indipendenti del Trentino la nuova Doc non ci sarà. Un aut-aut quello imposto che potrebbe costare caro a chi pensa in grande

Battezzato il Consorzio Doc delle Venezie. La grande casa del Pinot Grigio che per la prima volta unisce territori con storia, tradizioni e persino orientamento politico differente è cosa fatta. La consacrazione c’è stata, ma le polemiche che da sempre hanno accompagnato la sua nascita non si sono arrestate. Non solo parole a dirla tutta. Ma fatti concreti. Lo strappo è avvenuto in Trentino. Strappo che potrebbe sì trovare una soluzione, ma soltanto se la cucitura sarà d’alta sartoria. Insomma. C’è chi esulta e chi tumultua. L’ottimismo dei numeri non può non tenerne conto. Il problema, con il Consorzio Vignaioli del Trentino va affrontato e possibilmente risolto. O la confusione nel mercato interno e ancor più nell’export potrebbe decretare la discesa e non l’ascesa di un vitigno la cui coltivazione, negli ultimi 5 anni è stata del 144%.

 

Doc delle Venezie: battezzato il Consorzio si pensa al futuro. Con la prossima vendemmia si inizia a imbottigliare!

 

Doc delle Venezie calice Pinot Grigio

Ph: Jim Fischer Flickr (uso e modifiche commerciali consentite)

 

E’ il produttore veneto Albino Armani il presidente del neonato Consorzio Doc delle Venezie. Sarà affidata a lui e a chi lo affiancherà in questa avventura il controllo e la promozione di questa nuova realtà. Una realtà che finirà in etichetta dalla prossima vendemmia, quella del 2017. Il potenziale produttivo di quasi 2 milioni di ettolitri per 260 milioni di bottiglie. I vigenti interessati dalla nuova Doc riguardano 24mila ettari di terreno. La gran parte è proprio in Veneto dove al Pinot Grigio ne sono dedicati 13.400. Segue il Friuli Venezia Giulia con i suoi 8 mila. Gli altri 3 mila sono nella provincia di TrentoUna Doc, quella ora ufficialmente tutelata dal Consorzio, che nel Triveneto vanta l’85% della produzione nazionale e nel mondo ben il 43%. 

 

La soddisfazione di Coldiretti e assessorati

Un momento storico importante per i vitivinicoltori di tre regioni vocate”, ha commentato il presidente Coldiretti Vicenza Veneto Martino Cerantola. “Verrà finalmente sancita e riconosciuta la denominazione. Un’operazione strategica – ha aggiunto – dal punto di vista enogastronomico di tre aree che hanno moltissimo da offrire“. 

“Un anno fa – gli ha fatto eco l’assessore regionale alle Risorse Agricole del Friuli Venezia Giulia Cristiano Shaurlisembrava impossibile arrivare a questo risultato. Sembrava impossible ottenere, come ci eravamo ripromessi, ancor prima la Doc Friuli e la maggior tutela per la nostra Ribolla Gialla”.

Soddisfazione è stata espressa anche dall’assessore all’Agricoltura Veneto Giuseppe Pan. “Con la creazione del Consorzio – ha detto – è stata raggiunta un’altra tappa fondamentale della valorizzazione del Pinot Grigio. Il percorso che ha portato a questo risultato non è stato semplice, ma alla fine è stata dimostrata la massima convergenza sia da parte degli addetti al settore, sia da parte del mondo istituzionale”.

Sì, certo. Se si omette di ricordare lo strappo che in Trentino la nascita della nuova Doc ha creato.

 

Doc delle Venezie: la parabola biblica di Davide e Golia cerca un finale alternativo tra i filari “indipendenti” del Trentino!

 

Ph: Luca Serazzi - Flickr (uso e modifiche commerciali consentite)

Ph: Luca Serazzi – Flickr (uso e modifiche consentite)

 

Immaginate di poter riscrivere la Bibbia e far sì che Davide e Golia invece di scontrarsi si siedano ad un tavolo. Mettiamoci dentro anche il miracolo per far sì che i due trovino un accordo così che l’acqua si trasformi in vino. Magari proprio in Pinot Grigio. Possibile? Biblicamente no, ma se parliamo di cose più terrene si potrebbe almeno tentare. D’altra parte, messa da parte la visione religiosa, il messaggio della parabola è chiarissimo: piccoli sì, ma pieni di risorse.

La nuova Doc in questa storia è chiaramente Golia. I numeri lo confermano senza ombra di dubbio. Ma in quella parte del Triveneto, il Trentino, dove c’è la più piccola parte di ettari alleatisi con la nuova denominazione, ce n’è un’altra che non solo ha fatto sentire la sua voce già quando l’idea era lontana dal nascere, ma che ora ha preso una posizione netta: noi, hanno sostanzialmente affermato i 60 produttori del Consorzio Vignaioli del Trentino, non vogliamo saperne nulla. Sulle nostre bottiglie non ci sarà mai il marchio Doc delle Venezie o Igt Venezie. Solo quello Fivi. Quel “mai”, in realtà, diventerà effettivamente tale solo dopo il 31 agosto. Giorno dell’aut-aut imposto dai piccoli vignaioli che si schierano contro la meccanizzazione e a favore della sostenibilità. 

 

Doc delle Venezie: il “no” dei 60 vignaioli che vogliono “produrre poco, ma bene”. E il rischio confusione c’è!

 

doc-delle-venezie-il-no-dei-vignaioli

 

La rottura c’è stata a cavallo tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo. E’ accaduto tutto al rinnovo delle nomine per il Consorzio di Tutela Vini del Trentino. La rinuncia al proprio rappresentante nel Cda ha portato alla scoperta di tutte le carte e l’inizio di un confronto vis-a-vis. Un vero e proprio Manifesto quello presentato per uscire di scena. Formalmente nel 2018, ma concretamente nell’immediato. “Alla luce di alcuni recenti fatti di cronaca e nello specifico il tentativo da parte del Consorzio di Tutela Vini del Trentino di offrire un posto nel proprio CdA a un Vingaiolo in maniera non concertata ha deciso che tutti i soci del Consorzio Vignaioli del Trentino recedano da Soci del Consorzio di Tutela Vini del Trentino”.

Questo l’incipit, ma il peggio è arrivato successivamente. I 60 vignaioli indipendenti hanno ribadito la volontà di marchiare le loro bottiglie solo con il simbolo Fivi – Federazione Vignaioli Indipendenti. Di privilegiare l’Igt Dolomiti e di vietare ai soci l’uso della neo Doc Venezia o della nuova Igt Venezie. Portavoce il leader dei vignaioli autoctoni Lorenzo Cesconi, anche consigliere Fivi, che precisa: “nessun intento polemico. Si tratta di fatto di una scelta compiuta”. Scelta che potrebbe spingere alcune cantine sociali ad aderire al Manifesto soprattutto lì dove si parla di ecosostenibilità. Questo uno dei rischi. Quello sollevato subito dal presidente del Consorzio di Tutela Bruno Lutterotti.

 

Parole dure ma chiara…

“Di fatto – ha sostenuto con forza Cesconil’operazione trasforma la vecchia Igt in una Doc portando la resa da 190 a 180 quintali per ettaro. Un limite troppo alto per una varietà così poco produttiva come il Pinot Grigio. La resa media dei nostri aderenti – ha aggiunto – è di circa 100 quintali. Un limite che noi trentini consideriamo consono con una viticolutra che possa dirsi sostenibile”

Un messaggio chiarissimo che Cesconi sottolinea spiegando il perché dell’uscita di scena. “Vogliamo partecipare alle decisioni strategiche sulla tutela, la valorizzazioe e la promozione dei vini trentini. Ma farlo in modo legittimato e rappresentativo, non occupando posti in organi nei quali non possiamo avere nessun pese e che da decenni assumono decisioni contrarie all’interesse della viticoltura di montagna, artigianale e di qualità”.

 

Doc delle Venezie: siamo giunti al bivio. Il 31 agosto scade l’aut-aut. Si troverà il binario giusto?

 

doc-delle-venezie-aut-aut-piccoli-vignaioli

 

A fronte dei numeri questa scissione potrebbe sembrare poca cosa. Ma così non è. Cesconi denuncia la scarsa considerazione dei piccoli produttori. Così scarsa da credere che nonostante producano “vini che danno valore al marchio territoriale, siano inutili”. Se così fosse la questione si potrebbe chiudere qui. Ma in un Paese, l’Italia, in cui la gran parte della viticoltura è rappresentata proprio dalla piccola e media impresa sarebbe oggettivamente un suicidio. A sostenere sin da subito le posizioni di chi si era schierato per il “no” era stato Slow Wine, la costola di Slow Food.

A polemizzare, sin da subito, erano infatti stati i piccoli produttori friulani che qui avevano trovato sostegno. Per Slow Wine, infatti, la nuova Doc porterà alla “morte” del bio e al crollo della qualità. “Perché si arrivi a queste rese – aveva affermato – il vigneto va trasformato in una catena di montaggio”. Succederà? Lo si vedrà.

Certo è che lo scorporamento porta con sé conseguenze nell’immediato e, se non si troverà una soluzione, ne porterà di ben più gravi nel tempo. Al Prowein i vignaioli guidati da Cesconi andranno per conto loro e così sarà al Vinitaly. Una confusione commerciale che potrebbe portare non pochi danni soprattutto all’export.

Possibilità di dialogo

Lo spiraglio, però, c’è e a lasciarlo sono stati proprio i produttori che, al momento, hanno deciso di percorrere una strada alternativa. La richiesta, così come la polemica, è semplice: “riprendere il dialogo per far nascere un Consorzio di Tutela paritetico e interprofessionale in cui tutti, anche i piccoli produttori, possano dire la loro”. I tempi? Strettissimi. Se entro il 31 agosto non sarà istituito questo organo paritetico “tutte le aziende socie dell’Associazione Vignaioli si dimetteranno dal Consorzio Vini, che smetterebbe quindi di essere organo rappresentativo di tutto il sistema vitivinicolo italiano”

Il margine di dialogo esiste. Il neo presidente del Consorzio della Doc Venezie è un produttore alla guida sì di Cavit, ma anche della “sua sociale”, la Cantina Toblino. Può essere l’uomo giusto per mediare e trovare un accordo tra Davide e Golia. La parabola, insomma, è iniziata…se sarà in salita o in discesa dipenderà dal gioco delle parti.