Quali etichette appaiono nei film? Abbiamo stilato una nostra Carta personalizzata scoprendo tutta l'eccellenza al calice di Hollywood e Cinecittà

Carta dei Vini ‘cinematografica’. Ci vogliamo divertire un po’ con il cinema oggi. Come? Creando una Carta dei vini “cinematografica”. Sarebbe stato troppo semplice puntare sui film che trattano il vino. Di quelli, d’altra parte, vi abbiamo già parlato. Avete mai notato quanto vino si beve nei film? E vi siete mai chiesti che vini sono in tavola o nel bicchiere dei protagonisti? Noi lo abbiamo fatto. E facendo qualche ricerca ne abbiamo scoperti di eccezionali e di economici. Da vini che potrebbero essere adatti più ad un’osteria che serve “il rosso della casa” alla mescita, a quelli che, per poterseli permettere bisognerebbe avere una carta di credito platinum da strisciare.

Che vi sentiate più uomini d’azione o di poesia  non c’è problema. In questa Carta dei Vini d’eccezione ce n’è per tutti gusti grazie anche a “La Storia del Vino” di Alfredo Antonaros. Almeno per chi ama i rossi.  Ci scusiamo con i sommelier se per alcuni mancheranno cantina e annata. Quelle, magari, ce le faremo suggerire dagli addetti ai lavori. Magari per proporre la Carta dei Vini ad hoc per una serata a tema.

 

Carta dei Vini ‘cinematografica’: “la più bella serata della mia vita” la festeggio con…

Carta dei Vini - la-piu-bella-serata-della-mia-vita

 

Un fantastico Brunello Riserva Biondi Santi 1936! E‘ il vino che inebria Alfredo Rossi, alias Alberto Sordi nel film di Ettore Scola “La più bella serata della mia vita” (1972). Un film amaro, in realtà, al contrario del vino che arriva in tavola e che farà letteralmente perdere i sensi, facendolo cadere in un sonno profondo,  Alfredo. Adattamento del racconto “La panne. Una storia ancora possibile” di Fiedrich Durrenmatt il film di Scola omaggia proprio quella bottiglia lasciandoci dire dal padrone di casa, il Conte de La Brunetière, il prezzo: 200 mila lire! Oggi quanto varrebbe se lo mettessimo sulla nostra Carta dei Vini?

 

Carta dei Vini ‘cinematografica’: “Amarcord”, un brindisi ai bei tempi andati con nel bicchiere un po’ di…

Carta dei Vini - amarcord-food

Sangiovese! Poetico come non mai questo calice di vino che nel film, in realtà, non vedremo mai dentro un calice. E’ un vino che nella nostra Carta metteremo tra quelli alla mescita, perché è nel mescolarsi dei pensieri che riviviamo i nostri migliori “Amarcord“. Ed è proprio il vino che ha accompagnato la sua infanzia il “protagonista” della poetica pellicola felliniana. 

Il film più autobiografico del regista emiliano che tra feste paesane, donne giunoniche, professori di liceo, fascisti e antifascisti, il conte di Lovignano e tanti alti personaggi, ci racconta la sua infanzia attraverso gli occhi dei ragazzi che vivono e scoprono lentamente la vita attraverso i tratti caratteristici del loro paese della provincia. Una visione onirica, quella felliniana, che in tavola porta uno dei rossi d’eccellenza del territorio: il Sangiovese. 

 

Carta dei Vini ‘cinematografica’: un appuntamento è “Un sacco bello” se in tavola metti una bottiglia di…

Carta dei Vini un-sacco-bello

Brunello di Montalcino! Eh sì. Di nuovo un Brunello. Questa volta però non sappiamo quale sia la cantina né quale sia l’anno di imbottigliamento. Magari con qualche programma adatto si potrebbe arrivare ad ingrandire a sufficienza la bottiglia che fa quasi svenire Carlo Verdone, nel film Leo Nuvolone, quando viene aperta. A stapparla e portarla in tavola per una serata “romanticamente fallimentare” è Marisol, la bella spagnola che Leo, suo malgrado, si trova ad ospitare. 

“Un sacco bello”, girato da Verdone nel 1980, è uno di quei film indimenticabili. Una di quelle commedie che ha segnato il genere nel cinema italiano. Un po’ come una buona bottiglia di Brunello rappresenta da sempre un’eccellenza dell’enologia Made in Italy. 

 

Carta dei Vini ‘cinematografica’: quando il compagno di sventure di un “uomo ridicolo” è un buon bicchiere di vino…

la-tragedia-di-un-uomo-ridicolo

Ad Ugo Tognazzi, nel 1981, è valso la Palma d’Oro a Cannes il film diretto dal maestro Bernardo Bertolucci. “La tragedia di un uomo ridicolo” è un film amaro e tragico dove l’unica nota di dolcezza viene proprio dal bicchiere. Dentro c’è il piemontese Grignolino d’Asti. E sapete qual è la cosa più “ridicola”? Che una delle possibile derivazioni del nome potrebbe venire dal verbo grignare che, in dialetto astigiano, significa ridere. Perfetto per un film dove non c’è niente da ridere no?

 

Carta dei Vini ‘cinematografica’: se è un vino italiano quello che fa risvegliare…i morti…

Carta dei Vini - Hereafter

E’ visibile come raramente accade. Poggiata sul tavolo in una scena del film Heareafter di Clint Eastwood (2010) c’è una bottiglia di Luce. Uno dei vini più pregiati dell’azienda Frescobaldi. Non un caso probabilmente visto che in questo film è proprio la “luce” al centro della vicenda. Quella che riporta i morti in vita, diciamo così.

E sebbene vi sia una preferenza per le eccellenze francesi bisogna dire che, nel cinema a Stelle e Strisce, l’Italia c’è…eccome!

 

Carta dei Vini ‘cinematografica’: un vino per riabilitarsi? Una bottiglia di Roagna…

Carta dei Vini - sleepers

 

E’ uno di quei film che ti restano nel cuore. A dire il vero, a restare nel cuore, è anche il sorriso di un giovanissimo Brad Pitt. Sleepers (1996), il film capolavoro di Barry Levinson che nel cast vanta anche la presenza di Kevin Bacon, Robert De Niro e Vittorio Gassman compie vent’anni. Chissà quanto sarebbe potuta invecchiare quella bottiglia della cantina Roagna che appare proprio nella scena finale del film.

Visibilissimo, anche in questo caso, è uno di quei vini che non ti aspetti di trovare in un film come questo. E invece, i protagonisti della pellicola tratta dall’autobiografia di Lorenzo Calcaterra (americano di nascita a dispetto del nome), dopo tutte le vicissitudini di un film spettacolare, finalmente sorridono…sarà mica perché hanno scelto un’eccellenza italica? Quale però, non lo sappiamo. Sarà un Barolo o un Barbera? Noi non siamo riusciti a capirlo. Voi?

 

Carta dei Vini “cinematografica”: con Diane Keaton, Kirk Douglas, Anthony Hopkins e Al Pacino beviamo solo toscano…

Carta dei Vini - Mr goodbar

Un vino così buono da essere apprezzato persino dai cannibali. Il gallo toscano ha fatto sentire chiara la sua voce fin negli Stati Uniti. Hannibal Lecter lo confessa subito. Il suo ultimo pasto lo ha consumato con una bottiglia di Chianti. I gusti sono gusti ci verrebbe da dire. Ma il rosso toscano non ha conquistato solo il regista Jonathan Demme che lo ha scelto per dare più “colore” ad una delle scene cult del suo film.

Ben prima di lui Vincent Minnelli, Sidney Pollack e Richard Brooks lo hanno scelto per rispettivamente per “Due settimane in un’altra città” dove a berlo c’è un mostro sacro del cinema, Kirk Douglas, “Un attimo una vita” dove a berlo c’è l’istrionico Al Pacino e “In cerca di Mr. Goodbar” dove Diane Keaton passa molto, ma molto tempo, a sorseggiarlo insieme all’affascinantissimo Richard Gere. Magari si può provare ad ordinarlo al bancone, con un libro davanti…chissà che non arrivi un qualche ufficiale gentiluomo!

 

Carta dei Vini “cinematografica”: madame and monsiuer…le Châteu!

chateu-ratatouille

Eh beh! Non poteva mancare. E lo abbiamo trovato in diverse pellicole questo meraviglioso vino francese. Poetico il vino, poetici i film. Partiamo da quello che non ti aspetti. Il film d’animazione Ratatouille. Qui, il vino, ha un ruolo importantissimo. Perché sarà pur vero che il nome del cartone prende spunto da un piatto tanto semplice quanto complesso, ma tutta la complessità qui, la troviamo ne La Carta dei Vini. 

In questo bistrot parigino per conquistare il critico enogastronomico Egò ci si da parecchio da fare. Ecco che allora troviamo un Lafite Rotschild e, udite udite, uno Châteu Cheval Blanc del 1947. Un’etichetta riprodotta alla perfezione in questo capolavoro di animazione per un vino che, nelle aste internazionali, raggiunge anche i 25mila dollari di quotazione. Sì…è proprio un film! 

Ma lo Châteu è anche protagonista di una delle scene più belle di uno degli ultimi capolavori di Woody Allen quando a destreggiarla è uno strepitoso Adrien Brody. In questo caso parliamo di un Haut Brion 1928. Quei 500 euro se lo ordiniamo mettiamoli in conto.

E non poteva non essere il vino protagonista di una deliziosa commedia francese (Cena tra amici) riproposta in salsa nostrana da Francesca Archibugi ne “Il nome del figlio”. Ma la pellicola francese è davvero una chicca della cinematografia. Un esercizio di stile, soprattutto linguistico, che vi terrà incollati allo schermo lasciandovi la voglia di sorseggiare un fantastico Cheval Blanc del 1985!

 

Carta dei Vini “cinematografica”: facciamo la spia e vi sveliamo che per le bollicine optiamo per…

Carta dei Vini - 007

Lo champagne! Delusi? Beh sì è vero che il Prosecco va sempre più forte e magari, tra un po’, si guadagnerà il suo posto anche a Hollywood. Ma il fascino dello Champagne resta intramontabile. Ancor più se incarnato dal sex symbol per eccellenza: James Bond. Chi sa far sentire un maschio tale quanto solo 007 sa fare? E poi si sa, lui, con lo champagne ci ha conquistato donne bellissime.

Ragione in più per farsi una ragione del fatto che per far colpo o sentirsi un po’ macho quanto James dovrete essere disposti a pagare! Meglio non dirvi quanto per il Dom Perigon 1955 che la spia britannica beve in compagna di Ursula Andress. Economicamente non vi andrà meglio con un’ottima bottiglia di Bollinger. Questo resta il suo preferito che a berlo sia Sean Connery, Daniel Craig o Roger Moore. Annate consigliate? Bollinger Rd ’69 per gli amanti di Moonraker e Bollinger Grand Année 1990 per il più recente Casinò Royale.

E il conto? Provate ad intestarlo alla casa reale d’Inghilterra…non si sa mai!