Sempre più appeal per i vini di questa piccola ma grande Doc. Il Torcolato è il simbolo, ma sono 12 le sue eccellenze. Il motivo del successo? La voglia di lavorare insieme dei 17 produttori

La fatica è tanta, ma le soddisfazioni ripagano gli sforzi dei 19 produttori di Breganze Doc. Soprattutto premiano la passione. Non poteva iniziare meglio l’anno per questa piccola grande denominazione veneta. Non è soltanto soltanto quella che ha aperto le manifestazione enologiche del 2017 con la sua eccellenza, quella del Torcolato, ma anche quella fatta di piccole aziende dalla forte identità che raccolgono i frutti della fatica di chi, gli autoctoni, ha fatto e continua a fare di tutto per preservarli ed esaltarli. Breganze Doc, insomma, è un vero e proprio piccolo-enorme universo di successo.

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Breganze Doc: i numeri di un successo fatto di passione.

Del Torcolato vi abbiamo ampiamente parlato. Ma questa piccola Doc raggruppa in realtà 12 varietà di vino. Tra questi, è bello sottolinearlo, anche il Marzemino uno dei pochi vini citati potremmo dire con nome e cognome in un’opera: il Don Giovanni di Mozart. Siamo nella provincia di vicenza. Se il Torcolato è dunque il gioiello di questo territorio pur contando soltanto 60mila bottiglie da mezzo litro ogni anno, la sua forza è proprio nella capacità di riuscire a portare a picchi di eccellenza e di esaltazione quelle piccole realtà che costellano il suo territorio.

L’intera Doc mette in cantina 1,1 milioni di bottiglie all’anno. Valore: circa 5 milioni di euro. Come sono riusciti a sdoganare una così piccola produzione? Facendo squadra. Sono solo 17 i produttori della Doc Breganze e loro, a differenza di molti altri, hanno capito l’importanza di mettersi insieme e di costruire un brand identitario che fosse lo stesso per tutti pur fatte salve le caratteristiche delle singole cantine. Prova ne è, ad esempio, il Wine&Food tour con cui stanno sfidando l’amatissimo Spritz!

 

Breganze Doc: la lungimiranza degli “anziani” e la volontà dei “giovani”

Ad aprire la strada per la riscoperta e la creazione di una Doc che ora fa il paio con eccellenza Fausto Maculan e Firmino Miotti. Sono stati loro ad aprire la strada dell’internazionalizzazione ai vini di Breganze. Una compagnia eterogenea per interessi, passioni ed età quella di questo piccolo mondo custode di storia e qualità. Dai giovani come Andera Mazzuccato alla guida dell’azienda IoMazzucato votata proprio all’internazionalizzazione dei vini, passando per Franca Miotti, erede e donna cosmopolita che ama seguire personalmente tutto il processo dei suoi vini: dalla vigna alla cantina. E’ lei la custode di varietà che, altrimenti, saremmo stati costretti a conoscere solo per tradizione orale: il Gruajo e la Pedevena. 

A loro la freschezza digital di Roberto Benazzoli, vignaiolo che con “Le vigne di Roberto” ha abbracciato l’old economy e l’arte spumantistica proseguendo un modello di accoglienza in cantina ecosostenibile. Non manca l’aggregazione. A rappresentarla la cooperativa Beato Bartolomeo da Breganze che, da sola produce il 70% dei vini di tutto il territorio. Ultimi, non per importanza, i fratelli Vitacchio

Alcuni dei valorosi cavalieri, potremmo immaginarli un po’ così, che sono riusciti a sdoganare un prodotto di nicchia dall’anonimato. La Vespaiola è il filo conduttore di una vita spesa tra i filari: una scelta d’amore che conquista sempre più enoappassionati. 

 

Crediti fotografici: foto del sito della Cantina Breganze