In patria si cercano soprattutto i nostri prodotti seguiti dai francesi. Tra i rossi vince la Toscana, ma tra i bianchi è sorpresa Piemonte

Vino su Google. Google. Soluzione di tutti i mali e manna di tutti i piaceri. Il gusto corre sulla rete e il vino non si tira indietro. Ma quante volte digitiamo la parola “vino” su Google? E soprattutto cosa cerchiamo? La società SEMrush ha fatto un’analisi e il binomio si è confermato inscindibile. Il vino, gli italiani, lo cercano su google per berlo e per “mangiarlo”. O meglio per capirne il suo uso in cucina.

Queste le premesse. E le novità non mancano. Rossi e bianchi si cercano soprattutto in relazione alle maggiori regione di produzione. O meglio sarebbe dire, in quelle che storicamente dei nostri vini hanno fatto un’eccellenza. 

vino e google

Quel che è certo è che gli italiani sono decisamente nazionalisti. E questo, almeno per il mercato interno, è un bene. Sono infatti i nostri prodotti quelli che cerchiamo maggiormente insieme a quelli dei cugini francesi. Ben più dei vini spagnoli e portoghesi nonostante i primi siano tra quelli maggiormente venduti all’estero. Va da sé che il cambio feroce del fuso orario ci fa sentire ancora lontanissima la voglia di sorseggiare i sempre più diffusi vini cileni, australiani, tedeschi e sudafricani. Li abbiamo cercati per un massimo di 110 volte l’uno.

Torniamo all’Italia allora e ai gusti degli italiani in materia di vino digitale. Partiamo da quanto la parola vino su Google appare in materia di rossi. Vincono i toscani. A stupire è il Piemonte, terra dei grandi rossi così come la Toscana. Per lei solo il quarto posto. Ma a far sorridere è la seconda posizione. L’argento va al “vino rosso veronese”. Unica entità territoriale, diciamo proprio città, che si è guadagnata un posto in classifica lasciando alla sua regione, il Veneto,la quinta posizione

D’altra parte è proprio nella provincia di Verona che si producono alcuni dei rossi più amati non solo in Italia, ma anche all’estero. Basta dire Bardolino, Soave, Lugana, Valpolicella e l’inimitabile Amarone.

A ben guardare forse non è tanto il fatto che i piemontesi Barbaresco, Barbera, Dolcetto e Gattinara siano giù dal podio dei rossi, quanto che la stessa regione sia prima nelle ricerche di vino su Google nella sezione bianchi. Ed è qui che possiamo sì parlare di una classifica inaspettata. Fa strano pensare che proprio la regione che sta subendo la fortissima crisi del Moscato d’Asti sia invece quella che, sul fronte dei bianchi, riceve più attenzione dagli utenti.

Un plauso allora ad Arneis, Colli Tortonesi, Gavi Cortese ed Erbaluce di Caluso per citarne alcuni. E il Friuli Venezia Giulia? Collio, Chardonnay, Sauvignon e tutte le eccellenze del territorio in questa classifica non ci sono. A tenere testa al Piemonte però c’è la regione dei bianchi per eccellenza: il Trentino Alto Adige. I Traminer e i Muller Thurgau insomma si confermano tra le preferenze dei nostri palati

E in una classifica digitale così particolare non potevano esserci altre particolarità. Tra i bianchi, dopo Piemonte e Trentino, la digitazione su Google si sposta sui nettari liguri dove non a caso si produce il Vermentino, altra eccellenza in continua ascesa che caratterizza anche la produzione di un’altra regione che eravamo abituati a pensare come dedita più ai rossi: la Sardegna. E’ lei la quarta regione più cercata nel binomio “vino Google” dagli amanti del buon bere. 

Quinto posto per la Sicilia dove certamente la dolcezza è di casa tra i bianchi. 

Sono molti gli aspetti della ricerca SEMrush che si potrebbero approfondire andando a spulciare per ogni regione quale vino sale e quale vino e scende e scoprire magari quanto, nel salire del loro ranking, ha fatto la comunicazione oltre, ovviamente, all’indiscutibile qualità. E i risultati potrebbero stupire chi ancora non crede che, tra Social Media e marketing, il futuro del vino si giochi anche sulla rete. D’altra parte è su Google che la gente va a cercare ed è da lì che, magari, decide la meta per la prossima vacanza enogastornomica.

Enogastronomia appunto. Lo abbiamo detto all’inizio. Se digitando la parola vino su Google si apre un mondo fatto di qualità, varietà di uve, enoteche, e-commerce e recensioni, stando alla ricerca di SEMrush accanto alla parola vino non si digita solo la regione, ma, sempre più spesso la ricetta. E il volume delle keyword è decisamente ampio. 

Qualche esempio? Vin Brulé ha un volume di ricerca di 9mila parole. Lo seguono le ciambelline al vino (8.100) e cantinetta vino (6.600). Non può di certo mancare il brasato al vino rosso (2.900). E a fine pasto un po’ di vin santo (2.400), vin cotto (1.900) e biscotti al vino (1.900). Insomma il vino è protagonista in cucina così come lo è in bottiglia, nel decanter o in calice sui tavoli. Parola di Google!