Questa la previsione di Assoenologi che parla di una media di produzione del 25%. Solo la Campania mette il segno più, tutte le altre precipitano. Eppure resteremo primi produttori e sulla qualità ci sono grandi aspettative

Le stime erano state fin qui ottimistiche. Almeno stando a quelle fornite da Assoenologi. La previsione, fino a qualche giorno fa, era di un calo intorno al 10-15%. Ma la media, stando ai numeri forniti dall’Associazione, sarà del 25%. Parliamo della vendemmia 2017. Una vendemmia “anomala” come viene definita, che vedrà un calo di produzione di 13 milioni di ettolitri di vino. Il segno meno varia da regione a regione con picchi che non ci si aspettava. Una sola eccezione in tutta la Penisola, ma sulla qualità resta ottimismo al di là del fatto che “a memoria d’uomo non si ricorda una stagione come quella in corso”.

 

Vendemmia 2017: tra le sei ‘peggiori’ degl ultimi 60 anni

 

vendemmia 2017 raccolta-uva

 

In realtà annate peggiori negli ultimi 60 anni ce ne sono state. Le moderne tecniche di coltura, di cura della vite non hanno potuto far molto contro un clima tanto folle come quello che ha caratterizzato gli ultimi mesi. Cambiamenti climatici che hanno riguardato non soltanto l’Italia, ma anche altri due grandi Paesi produttori: Francia e Spagna. Probabilmente, dunque, non perderemo il primato in termini di produzione, ma certo è che quella del 2017 sarà tra le 6 vendemmie più scarse dal 1947 ad oggi.

La curiosità la racconta proprio Assoenologi. L’annata peggiore è stata proprio quella del 1947 quando l’Italia produsse 36,4 milioni di ettolitri. L’anno successivo andò poco meglio con 40,4 milioni di ettolitri e 41 milioni di ettolitri fu la produzione del 1949 e del 1950. Questa, in realtà, è pari ad una ben più recente: quella del 2012 quando di vino se ne produsse 41,1 milioni di ettolitri, la stessa quantità che si stima uscirà dalle cantine nell’anno in corso.

 

Gelate e siccità…il mix che ha fatto precipitare la produzione

A determinare una così drastica riduzione rispetto al 2016 sono state le variazioni climatiche con un aprile gelido che ha mandato in malora molti germogli già ben sviluppati e, a seguire, un lungo periodo di siccità che ancora perdura in molti vigneti del Centro-Sud costantemente (o quasi) esposti a temperature fino a 40°. Ma la biodiversità del nostro territorio che si trova nelle vigne, così come nelle zone dove queste maturano, ha reso immuni dai danni molte località e, soprattutto, molte uve indigene capaci di resistere tranquillamente anche al caldo infernale.

Nel complesso, insomma, Assoenologi parla sì di una vendemmia che in quantità precipita, ma anche di una vendemmia che in qualità potrebbe trasformarsi in un’ottima annata.

 

vendemmia 2017: si salva solo la Campania, nel resto d’Italia gli ettolitri si volatilizzano

 

vendemmia 2017 mosto

 

Il dato ancor più negativo è che il perdurare del caldo potrebbe far abbassare ulteriormente la produzione. La buona che almeno una regione il segno più sembra riuscirà a metterlo. E’ la Campania che perde sì il 7% rispetto agli ultimi 5 anni, ma che rispetto al 2016 ne recupera il 5 con una media di ettolitri di produzione prevista di 1 milione 350 mila. Il Veneto sarà la regione dove si farà più vino: 8 milioni 610 mila ettolitri. Ma anche quella che dovrà fare i conti con un calo del 15% rispetto all’anno scorso. Peggio ri dutti Lazio e Umbria che perderanno il 40% degli ettolitri prodotti fissando la stima a 1 milione 360 mila e confermando il trend negativo degli ultimi 5 anni che ha visto una media in calo del 38%.

 

Le regioni che scendono di più

Se Lazio e Umbria sono le peggiori della classe, è brutto anche il risveglio del Friuli Venezia Giulia che dal +5% di produzione degli ultimi 5 anni si trova a fare i conti con un calo del 15% rispetto al solo 2016 e che si stima produrrà quest’anno 1 milione 570 mila ettolitri di vino.

Che il Centro Sud sia quello che patisce di più l’effetto della siccità lo dimostrano Puglia e Abruzzo. Se negli ultimi 5 anni la produzione è mediamente scesa rispettivamente del 2 e 5%, rispetto al 2016 vederanno precipitarla di ben il 30% e con una conseguente stima di produzione di 6 milioni 730 mila ettolitri in Puglia e di 2 milioni 750 mila in Abruzzo.

Un calo di produzione del 30% che riguarderà anche la Toscana che quest’anno, rispetto agli ultimi 5 anni, produrrà comunque un 21% in meno di vino tirando fuori dalle cnatine 2 milioni 110 mila ettolitri. Peggio in Sicilia dove a fronte di un già -33% di produzione rispetto agli ultimi 5 anni, si dovrà mandar giù l’amaro boccone del 35% in meno di produzione rispetto al 2016. Qui l’Assoenologi stima una produzione in ettolitri pari a 3 milioni 910 mila.

 

Non si salva proprio nessuno…

…eccetto la Campania come abbiamo visto. Ma le altre 19 vanno tutte in discesa. La Lombardia perde il 25% di produzione rispetto all’anno scorso e il 19 in confronto agli ultimi 5 anni con una stima di 1 milione 100 mila ettolitri. E il 25% lo perde anche le Marche che rispetto agli ultimi 5 anni fa anche leggermente peggio con un calo del 26% e una produzione prevista in 710 mila ettolitri di vino. Emilia Romagna e Sardegna, se paragonate alla produzione 2016, scendono in previsione del 25% con la prima, però, che continua ad essere una delle regioni dove si produce di più. Seconda solo a Veneto e Puglia, infatti, si stima che di vino, qui, se ne produrrà per 6 milioni 270 mila ettolitri, mentre la Sardegna vinificherà 640 milioni di ettolitri di vino.

Anche il Piemonte andrà in flessione stando alle previsioni di Assenologi. Un 15% in meno di produzione rispetto al 2016 per lui con i suoi 2 milioni 160 mila ettolitri di vino. Il Trentino è quello che regge meglio all’urto (si fa per dire) con una perdita del 10% della sua produzione che si tradurrà in 1 milionie 90 mila ettolitri di vino. La stima, per le regioni restanti, è di un calo medio del 30%.

Tredici milioni di ettolitri persi, forse anche di più se le piogge non arriveranno, non lo avrebbe forse immaginato nessuno. Ma se la quantità ha il suo peso è sempre la qualità il parametro più importante. E su quello sono tutti d’accordo: l’annata potrebbe essere davvero eccezionale.