Un sondaggio Spot & Web indica cosa ci spinge a compare un vino: il logo, il nome e l'immagine dei luoghi di provenienza. Caratteristiche che hanno permesso di stilare una lista dei 'vini' più accattivanti e acquistati

La storia, in qualche modo, è sempre protagonista. La sicurezza ci viene data da ciò che conosciamo o, quando non la conosciamo, da come si presenta. Volendo forzare un po’ la mano potremmo dire che in un certo senso l’araldica ha la sua influenza anche nel mondo del vino. O meglio in quello del packaging. Lo stemma è il simbolo attraverso cui le genti si riconoscevano in un ducato, ad esempio. 

Una sorta di lume tutelare che dava alle famiglie lustro e riconoscibilità. Senza andare a scomodare troppo la storia e senza voler fare paragoni che possano andare oltre il buon senso, potremmo però affermare che la simbologia di uno stemma, ancora oggi, rappresenta un qualcosa che ci dà sicurezza. Se il design evolve, la ricerca concettuale è continua e l’innovazione resta un baluardo, quando compriamo vino vederlo con uno stemma che identifichi la famiglia del produttore è l’elemento che a quanto pare ci spinge a comprare proprio quella bottiglia. Dietro quell’immagine, insomma, c’è la storia enologica di qualcuno. E’ questa la percezione che ne abbiamo. Se poi ad accompagnarla ci sono nome e paesaggio posizionati e rappresentati nel modo giusto allora il gioco è fatto.

Spot & web, portale di marketing e advertising ha condotto una ricerca su un campione di 500 consumatori tra i 25 e i 60 anni. Ecco il packaging vincente che ne è venuto fuori con tanto di classifica per le “etichette preferite”. 

 

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Packaging vino: stemma, nome e immagine stilizzata. Il podio che determina la scelta di una specifica bottiglia

 

Al di là della qualità e la piacevolezza che restano i criteri di chi di vino ne sa o comunque è abituato a berne abbastanza da orientare la sua scelta, di fronte ad uno scaffale pieno di bottiglie ci sono degli indicatori che spingono le persone a scegliere. Primo tra tutti lo stemma. O, se si preferisce, il logo. Purché il logo sia un vero e proprio stemma. Per il 26% dei consumatori fa la differenza. Il nome, purché senza troppi orpelli, è il secondo indicatore che attrae lo sguardo del potenziale consumatore. Leggibile, dotato magari di una certa eleganza. Per il 22% è l’altra discriminante. La terza è la rappresentazione del luogo di provenienza. Il 17% preferisce vedere un’etichetta, anche in questo caso più stilizzata possibile, che in qualche modo rimandi ai luoghi di produzione.

Le tre caratteristiche, stemma, nome e immagine stilizzata dei paesaggi, insieme, sono il non plus ultra. Anche l’etichetta ha la sua importanza. E questa non per come si presenta, ma per le informazioni che veicola. Per il 14% dei consumatori la chiarezza è importantissima. La bottiglia, nella sua forma, è l’ultimo degli elementi che indirizzano la scelta dei consumatori. Ha valore per l’11% di loro e non sempre la scelta ricade sulla tradizionale da 0.75 ml.

 

Packaging vino: individuata l’etichetta “tipo” ecco i vini che si acquistano con più frequenza

 

Il sondaggio di Spot & Web dopo aver ricostruito i criteri di scelta dei consumatori ha stilato la classifica che, proprio per questo, determina l’acquisto di specifici vini. Primo tra tutto il Barolo Francia di Giacomo Conterno preferito dal 21% dei consumatori. Solo un 2% di differenza per l “O” coronata dell’Ornellaia di Tenuta dell’Ornellaia con al terzo posto l‘Amarone Classico Calcarole di Guerrieri Rizzardi. In etichetta lo scudo araldico che gli assicura il 17% delle preferenze.

Un altro Barolo quello che segue con il 15% delle preferenze. Il Monprivato di Mascardello Giuseppe e Figlio. Una certezza quella del Sassicaia della Tenuta San Guido che attrae il 12% dei consumaotri. E sono tutti rossi i vini anche andando avanti con la classifica. Così come ben definite le tipologie. Si ripropongono infatti subito dopo un Barolo e un Amarone. Ovvero la Riserva Collina Rionda di Bruno Giacosa (95) e l’Amarone Classico Serego Alighieri Vaio Armaron di Masi (7%).

Se Veneto e Piemonte spadroneggiano non poteva che essere un altro territorio dei grandi rossi quello che si aggiudica il gradino successivo occupato dal Brunello di Montalcino di Poggio di Sotto (5%). Per le bollicine si vola in Franciacorta con il Pas Operè di Bellavista dove la B in minuscolo sembra faccia presa sull’occhio di chi deve acquistare. 

Chiude la top 10 la Sicilia con il Rosso Contea di Scalafano Tasca Conti d’Almerita

Sarà anche questione di packaging, ma a leggere la classifica a noi sembra piuttosto…di qualità!