Il Rapporto de La Buona Italia parla di un Paese sano, amato soprattutto dai giovani stranieri. Investire nell'arte è una chiave di successo che premia le aziende e il loro impegno sociale e..."social"!

Giovani, soprattutto stranieri e alla ricerca di un turismo “breve” e “lento”. Il mecenatismo dell’arte, oggi, passa per le cantine e il connubio si dimostra ancora una volta vincente. Se la globalizzazione è una necessità, saperla veicolare nell’identità, ancor più se piccola in dimensioni ma enorme in valore, è appartenenza. Saperla veicolare lo strumento culturale che sa fare dell’arte la sua parola.

Il Rapporto de La Buona Italia 2017 lo conferma. Per il 50% delle aziende italiane il connubio tra vino, cibo e arte si trasformano in turismo e fanno salire il fatturato. E’ ormai una buona abitudine che adotta ormai il 50% delle cantine che nell’88% sono così riuscite a rafforzare il legame con il loro territorio e nella stessa percentuale hanno aumentato la presenza turistica potenziando i servizi messi loro a disposizione. A partire dai social media che, a quanto pare, si sta imparando a far fruttare soprattutto quando affidati a chi di comunicazione se ne intende.

Il Rapporto, elaborato dal Laboratorio Gavi per il Consorzio per il Consorzio di Tutela del Gavi con il Dipartimento di Economia dell’Università dell’Insubria di Varese ha mappato 300 realtà agroalimentari analizzandone 50 e la fotografia che ne è venuta fuori è quella di un andamento positivo dell’enoturismo che dimostra come la cultura sia ancora un motore di grande potenza.

 

Enoturismo: quello che piace è fatto di piccole realtà e di tanta territorialità

 

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Se è vero che nella vigna è la biodiversità a rendere l’Italia un Paese così unico, è altrettanto vero che i custodi di un patrimonio così immenso sono soprattutto le piccole realtà. Quelle che costellano lo Stivale da nord a sud e che, finalmente, hanno capito quanto rapportarsi con l’esterno sia importante per far crescere sì il proprio fatturato, ma anche per incrementare il valore sociale ed economico di tutto il territorio che rappresentano.

Lo conferma il Rapporto del Laboratorio del Gavi. Le aziende considerate sono nel 46% dei casi aziende di piccola-media dimensione. Quelle che, in sostanza, fatturano fino a 1,5 milioni di euro. Solo il 2% è rappresentato da aziende con fatturati compresi tra i 15 e i 50 milioni di euro. E tra le piccole e medie aziende la prevalenza è proprio di quelle vitivinicole che rappresentano il 69% del totale. 

Piccole realtà che nel 75% dei casi hanno intrapreso un percorso di integrazione tra vino, cibo e arte. Nel 41% creando eventi occasionali, ma nel 34% facendone una vera e propria strategia permanente che si integra perfettamente con il marketing aziendale. E le ragioni sono quanto di più nobile ci sia. E’ la passione di chi le dirige quelle piccole aziende a far sì che l’arte varchi le porte delle loro tenute. Passione che si estende alla precisa volontà di valorizzare il territorio, farlo crescere portandolo all’attenzione degli stakeholder a cominciare dai propri clienti.

 

Enoturismo: la chiave del successo è nella “breve lentezza” della scoperta e della riscoperta

 

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Globale. La parola tradisce la grandezza. Questa è l’idea che abbiamo quando parliamo di mondo globalizzato. Di un’immensità difficile da gestire, in cui tutto è tutto o niente. in cui la frenesia non lascia il tempo. Un mondo in cui devi correre più veloce di un altro per non essere superato. Sbagliato. Globalizzazione andrebbe interpretato così come le aziende vitivinicole che hanno intrapreso questo genere di percorso virtuoso stanno facendo.

Sei tu, in sostanza, che porti la globalità nel tuo microcosmo. Proprio perché abituati a frenesia, velocità e conseguente difficoltà di goderselo il tempo, la “lentezza” dell’enoturismo nelle piccole realtà piace. Piace perché lascia il tempo di scoprire la tipicità, di ammirare una mostra in vigna o in cantina magari, di goderselo quel tempo che sembra sfuggire. Sono soprattutto giovani e stranieri gli enoturisti che si lasciano conquistare dalle piccole realtà vitivinicole del territorio che hanno scommesso sulla cultura. Se il 61% dei visitatori è del luogo e il 71% comunque italiano ben l’80% arriva dall’estero. Nel 73% gli amanti del turismo nelle aziende dedite all’agroalimentare sono giovani, nel 64% arrivano in gruppo o con le loro associazioni, mentre “solo” nel 36% dei casi si tratta di famiglie. 

Un turismo “lento” dunque, inteso come autenticità dell’esperienza diretta e eccellenze da scoprire. Un turismo “breve” perché parliamo di vacanze di un massimo di tre giorni. Poche ore per un concentrato di emozioni fatto di patrimonio artistico, culturale ed enogastronomico. Essere indimenticabili, in fondo, è questione di attimi. Ma su cosa hanno puntato le aziende per riuscire?

 

Enoturismo: ecco su cosa i piccoli imprenditori hanno deciso di investire per conquistare i viaggiatori

 

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Il 51% delle aziende analizzate realizza eventi culturali. Il 15% musei aziendali. Il 9% finanzia opere di restauro e valorizzazione di opere d’arte o organizza premi artistici e culturali. Il 7% promuove l’arte contemporanea. Il 5% punta su etichette e packaging d’autore. Il 2% su cantine d’autore. Gli investimenti riguardano, ovviamente, anche l’accoglienza. Le visite guidate sono quelle che prevalgono. Le organizzano il 37% delle aziende. Segono, con il 25%, le degustazioni improntate sulla volontà di promozione del territorio. 

Si potrebbe fare decisamente di più nelle relazioni. Solo nel 15% dei casi, infatti, si organizzano eventi insieme a ristoratori del luogo o legandole ad altre attività culturali. Spingendo di più in questa direzione e colmando quel vuoto lasciato dai mancati investimenti in tecnologia Ict il turismo enogastronomico potrebbe, in effetti, diventare un punto di forza che porterebbe l’Italia tra le mete più ambite al mondo.

“Italiani e stranieri spendono per l’enogastronomia un terzo del budget per la vacanza in Italia – ha sottolineato il direttore generale del Ministero dei bene e delle Attività Culturali e del Turismo Francesco Palumbo -. Un giro d’affari che conta per un terzo del fatturato turistico complessivo. Numeri che fanno del turismo wine & food uno dei comparti più significativi del Pil Italiano con 13 milioni di presenze. il 57% di queste è rappresentato da stranieri con una crescita di oltre il 20% negli ultimi 5 anni. Con un così grande vantaggio competitivo il rilancio della leadership italiana nel turismo – ha concluso – si deve avvalere dell’offerta enogastronomica e promuoverla, integrandola con altri comparti”

Parole con cui Palumbo ha voluto sottolineare la scelta del Governo di rimetterla al centro delle politiche nazionali del Piano Strategico del Turismo 2017-2022.

 

Enoturismo: la visibilità con i social media fa la differenza e i risultati si vedono

 

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Immancabile la presenza guide di settore. Il 59% delle aziende c’è. Bene anche il fatto che il 55% scelga di essere presente anche sulle guide culturali ed artistiche per promuovere i suoi investimenti. Il dato che però fa la differenza è quello “social”. Le percentuali, in questo caso, lievitano. Il marketing e comunicazione investe l’85% delle aziende e l’86% di queste utilizza regolarmente la propria pagina Facebook.

Il 60% è presente anche su Instagram e Youtube. E là dove le piattaforme vengono usate in modo professionale, i risultati arrivano. Basta guardare il numero dei follower. Solo il 25% del campione dichiara infine di far parte di un bio-distretto o di un’eco-regione. Eppure il 90% ci vede un ottimo driver di sviluppo. Bisognerebbe forse valorizzarli e sostenerli per farne comprendere il reale valore. 

Investire in cultura e promuoverla attraverso canali classici e dei new media ha comunque un altro effetto benefico: l’export. La presenza internazionali per molti è pari al 48% del fatturato e il 73% prevede un incremento delle vendite all’estero nei prossimi 5 anni.

 

Enoturimo: chi lo fa meglio? un’azienda vitivinicola siciliana, ma l’Italia con le Menzioni speciali parla anche di altri territori

 

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La Ricerca è stata presentata in occasione de “La Buona Italia 2017”. Nel corso dell’evento sono quindi state premiate le realtà territoriali che più di altre sono riuscite a dare all’enoturismo un valore culturale che ha trovato grande risposta dall’esterno.

La migliore è stata Planeta che con il suo “Viaggio in Sicilia” da 7 anni promuove la cultura della sua terra. Un progetto culturale di marketing e comunicazione, ma anche sociale, che porta artisti a seguire e raccontare il rito della vendemmia nelle Tenute dislocate su tutta l’Isola. Occasioni pensate ogni volta ad una tipologia di accoglienza in grado di valorizzare i luoghi e la loro storia. Non è dunque un caso che proprio questa regione si sia guadagnata, unica italiana, il titolo di “best wine destination” da parte di Wine Enthusiast.

Menzioni speciali sono state invece state attribuite alla Fondazione Lungarotti e al Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene. La prima per i pioneristici Muvit-Museo del Vino e moo-Museo dell’Olio di Torgiano. La seconda per il restauro delle opere della mostra “Bellini e belliniani”.

Il vino promuove l’arte? Sì, perché il vino è…arte!