Cinque bauli di lusso e, dentro, 23 bottiglie incredibili. Base d'asta: 36 mila euro. Il mito delle bollicine è nella indiscussa qualità e nel nome del frate che è finito sull'etichetta

Dom Perignon. Se dici Dom Perignon dici…champagne! La sua storia è affascinante, il suo successo innegabile. Il suo prezzo…stellare! Le versioni sulla nascita delle bollicine più famose al mondo sono tante e tutte dal gusto leggendario. Il 10 dicembre lo champagne per eccellenza sarà al centro di un’asta d’eccezione. Un’asta che, per la prima volta, si svolgerà online. L’occasione perfetta per ricordare come è nata e perché, questa bottiglia, porta con sé non soltanto l’eccellenza della sua produzione, ma anche la suggestione e la magia che, nel tempo, ne hanno fatto il prodotto più ricercato al mondo.

 

Dom Perignon: il 10 dicembre si vende online. Prezzo base 36 mila euro!

dom perignon - cantina

Sì. E’ un’asta riservata a chi, di soldi, ne ha un bel po’. Sarebbe interessante sapere se qualcuno è così intenzionato a portarsi a casa un di queste bottiglie da essere disposto a disperdere qualche avere pur di mettere in cantina il suo prestigioso trofeo. In vendita ci saranno i prestigiosi bauli di champagne con La Malle Plénitude di Dom Perignon. Cinque bauli “inediti” contenenti, ognuno, 23 bottiglie: 20 di Vintage Première Plénitude, 10 di P2 Deuxième Plénitude e tre di Troisième Plénitude

Ad essere da collezione non sono soltanto le bottiglie, protagoniste assolute di un’asta che, di base, parte da 36mila euro a cassa. Lo saranno anche i bauli. Tutto avverrà attraverso le moderne tecnologie: in streaming grazie alla partnership con la auction house Auctionata-Paddle8. 

Non solo. Assicurarsi una cassa vorrà dire non solo mettere in cantina 23 bottiglie eccellenti di Champagne Dom Perignon e poter esporre la cassa realizzata da artigiani francesi personalizzabile al momento dell’acquisto, ma anche assicurarsi una visita privata all’Abbazia di Hautervillers e alla storica cantina normalmente chiuse al pubblico. Insomma…un evento davvero eccezionale che porterà i pochi (e ricchi) fortunati dritti al cuore della storia del Dom Perignon.

Una collezione così non si era mai vista.

Come ha sottolineato Richard Geoggroy, Cehf de Cave di Dom Perignon “questa collezione di bottiglie è un incredibile viaggio nel tempo. Dom Pérignon non ha mai presentato un tale assortimento di Millesimati. Ogni bottiglia è prelevata singolarmente, a mano, dalla nostra cantina, dove ha riposato in condizioni perfette per garantire la massima espressione dell’annata”.

E le annate sono per il Dom Pérignon Vintage 1995, 1996,1998, 1999, 2000 e dal 2002 al 2006. In ogni baule ci saranno quindi dieci Dom Pérignon P2 del 1985, 1988, 1990, 1992, 1993, 1995, 1996, 1998 e, in anteprima, le bottiglie del 1999 e del 2000. Il terzetto si chiude con le tre bottiglie P3 rispettivamente del 1969, 1975 e 1983.

 

Dom Perignon: è nel silenzio di un monastero che le bollicine fanno rumore.

Dom Perignon hautvillers-abbazia

Sono trascorsi 301 anni dalla morte del padre benedettino da cui, questo Champagne, ha preso il nome. Le versioni su come sia arrivato a creare un prodotto di così alto pregio sono tantissime. Secondo la leggenda più nota, Pérignon avrebbe importato da Limoux, un paese nella Linguadoca-Rossiglione, il metodo per la rifermentazione in bottiglia alla base del sistema per fare lo champagne. A differenza di quanti molti sostengono, forse per alimentare l’alone di mistero che c’è dietro questo personaggio, questo frate non era affatto un alchimista. Piuttosto, oggi, lo definiremmo un naturalista. Un profondo conoscitore della terra, delle vigne e delle uve. Un enologo decisamente d’eccezione. 

Più che macchinare tra le provette, Dom Pérignon se ne andava a spasso tra le vigne del monastero di Hautvillers, nella regione della Champagne-Ardenne. A lui, infatti, era affidata la loro responsabilità ed era lui a selezionare i vigneti più adatti per la produzione dello champagne

 

Dom Pérignon: secondo la leggenda nacque da un errore.

dom-perignon-bicchiere-di-champagne

E’ una di quelle storie che ci piacciono. Ci piace pensare che, sbagliando, si ottenga il più grande dei successi. Così sarebbe stato anche nel caso della nascita dello champagne. Diverse le possibilità stando alle storie tramandate negli ultimi 300 anni. Dom Pérignon e i monaci del monastero stavano preparando dei vini bianchi. I tappi, pressati quel troppo di più, sarebbero esplosi. Di qui l’intuizione che vi fosse un modo per rendere il vino frizzante. Un’altra versione vuole che quelle bottiglie erano già a riposare in cantina quando hanno fatto letteralmente esplodere i loro tappi dando vita alla “presa di spuma”. In entrambi i casi l’episodio si sarebbe verificato perché il monaco aveva fatto colare della cera d’api all’interno del collo delle bottiglie.

Quella che oggi chiameremmo chiusura ermetica. La pressione era troppa però e da qui sarebbe nato il “methode champenoise”. Secondo un’altra versione Pérignon aggiunse zucchero e fiori mentre imbottigliava i vini bianchi. La rifermentazione del vino lo avrebbe reso frizzante portando sempre alla stessa conseguenza. I tappi scoppiavano letteralmente. Qualunque fosse stato l’episodio, lo champagne sarebbe nato da una casualità. 

 

Dom Pérignon: la prima grande operazione di marketing.

dom-perignon-jose-frappa

Passateci la battuta, ma i frati del monastero di Hautvillers ne sapevano una più del diavolo. Al di là delle leggende la realtà sarebbe un’altra. Dom Pérignon fu sì così bravo da riuscire a individuare le uve migliori per produrre champagne, ma l’invenzione non fu affatto sua. Quanto meno non solo sua. Oggi Dom Grossuard lo chiameremmo come perfetto social media manager. O magari come portavoce. Per un politico sarebbe un perfetto ufficio stampa. Insomma, di marketing, ne sapeva più lui che un laureato di Harvard oggi. Almeno stando al successo che a questa bottiglia, con la sua intuizione è riuscito a dare.

Nonostante gli inglesi tentino di attribuirsi la paternità dello champagne e nonostante il fatto che Dom Pérignon più che il suo inventore fu un enologo eccezionale che sicuramente contribuì alla sua nascita, fu proprio Dom Groussard, nel 1821 ad attribuire al compianto benedettino l’invenzione delle bollicine più famose del mondo. Ci mise un punto insomma. E probabilmente lo fece per far guadagnare notorietà all’abbazia.

Il mito, d’altra parte, va alimentato e questi uomini di lettere e di vigna sapevano bene come fare. Lui lo fece così bene da riuscire a diffondere anche la leggenda secondo cui Dom Pérignon fu il primo ad utilizzare i tappi di sughero e che il suo palato fosse così fino da riconoscere qualsiasi tipo di vigneto solo assaggiando un acino d’uva

 

Dom Pérignon i suoi meriti li ha.

Magari non sarà stato lui ad inventare lo champagne. Non così come lo conosciamo noi. Magari l’astuzia di un altro frate benedettino è riuscito ad alimentare un mito così grande da farlo diventare un marchio unico. Ma a questo frate dei meriti vanno dati. Sapeva davvero gestire la vigna come pochi altri. A lui si deve la tecnica dell’assemblaggio. Quella che oggi appartiene alla gran parte dei vini. Migliorò la stabilizzazione dei vini. Privilegiò il pinot nero decisamente più adatto alla produzione di champagne e capì l’importanza di cogliere l’uva matura per produrre vini eccellenti. Sua fu, in fondo, l’intuizione che portò alla nascita vera dello champagne. Fu lui, infatti, il primo a mettere insieme Chardonnay e Pinot nero. A lui la Francia deve moltissimo. E il suo mito è giusto che resti tale. 

Oopere d’arte, vedi ad esempio il quadro di José Frappa (1854-1904) che lo raffigura mentre assaggia il vino prima della pressatura, lo ritraggono e al cinema è un vero e proprio mito: chiedetelo a 007!

 

Crediti fotografici. Foto Flickr CC. Prima foto in alto Megan Cole. Terza Foto e copertina Brian Solis.