In tre delle sue opere sono stati trovati tappi di vino e altri materiali di riciclo. La scoperta è stata fatta ai raggi x. Il suo realismo è riuscito a varcare i confini del reale, mostrando qualcosa che era tutt'altro!

Estro creativo. Non c’è che dire. Degas è stato l’impressionista meno impressionista della sua epoca. In realtà, un realista.

Uno di quegli artisti che aveva occhi per guardare le cose diversi da come, normalmente, gli occhi di chiunque si affacciavano ad un’epoca. Scherzandoci un po’ su potremmo dire, alla luce di quanto appena scoperto, che Degas, oltre che genio pittorico, è il genio del bricolage! Come lo ha fatto lui, in fondo, non lo ha fatto mai nessuno.

In qualche modo ora sappiamo, per certo, che il vino in casa di Edgar Degas non mancava mai…e che  i tappi di bottiglia non finivano nella spazzatura!

 

 

Di…vino Degas: a cent’anni dalla sua morte Degas ci stupisce ancora

 

Degas dancer-with-tambourine

Ph: Dancer with Tambourine – Degas

Quando le hanno rinvenute nel suo studio, circa 100 piccole statue, hanno pensato bene di ricoprirle in bronzo. Un vero affronto per Degas a pensarci adesso A un secolo esatto dalla sua morte (27 settembre 1917), infatti, i raggi X hanno rivelato che almeno tre di quelle opere in cera (ma siamo certi alla fine saranno molte di più), non erano affatto destinate a diventare statue in bronzo. Dovevano essere ciò che erano: bellissime ed effimere…e soprattutto frutto di una sperimentazione di materiali che gli avrebbe lasciato il merito di aver sempre contestato la tradizione.

Le statue di cera e filo di ferro di Degas, infatti, sono in realtà fatte con tappi di vino. Almeno lo sono testa, petto e addome delle tre statue analizzate. Parliamo delle opere Dancer Bowing, Dancer with a Tambourine and Arabesque over Right Leg, Left Arm in Front. Il resto era definito con altri materiali riciclati, persino parti di pavimento.

Ancora una volta, Degas, stupisce e lo fa decisamente molto dopo la sua dipartita. Controcorrente ha lottato contro l’affermazione della scultura bronzea (che ha pur praticato), ha dichiarato Victoria Avery, responsabile delle arti applicate presso il museo. Ha sfidato la tradizione dando sfogo alla suo genio e riuscendo persino ad ingannarci tutti. “E‘ profondamente ironico – ha infatti affermato la Arvey – che le sculture fragili e deliberatamente effimere di Degas sono conosciute come statue di bronzo e mostrate come tali in collezioni pubbliche e private”. Non si possono riportare alla fattura originale perché, come accaduto per molte di quelle in cera, andrebbero perse per sempre. Ma certo è che sarà il caso di guardarle con un occhio diverso ed eliminare dalla nostra mente ogni elemento di classicismo e tradizione.

A proposito…qualcosa ci dice che alla fine si scoprirà che molti erano tappi d’assenzio!