15 cantine per un progetto che dia il giusto spazio a vini d'eccellenza che, in regione, sembrano essere dimenticati, ma che nell'export sono un traino importante. Una sfida fortemente social e identitaria

Chi lo ha detto che l’Emilia Romagna è solo rossi e lambrusco: i bianchi, anche qui, cercano la loro rivincita e il momento è quanto mai propizio. Quindici produttori eccellenti e rappresentativi del territorio si sono messi insieme: è nato così il “Club dei bianchi di Romagna”.

Su cosa puntano? Al di là della qualità sulla comunicazione coinvolgendo professionisti dei più svariati settori e con un obiettivo preciso: far sì che sulle Carte dei Vini nei ristoranti e negli scaffali dei winebar anche i bianchi diventino protagonisti a cena e all’ora dell’aperitivo. Sono loro i grandi assenti.

 

Club dei Bianchi di Romagna: obiettivo trovare spazio nelle Carte dei Vini e negli scaffali dei winebar del territorio

Basterebbe ragionarci su per capire che sì, questi 15 pionieri hanno tutte le ragioni per rivendicare il loro ruolo nell’enologia regionale. Lo dicono le guide nazionale dei vini, i concorsi e i trend di mercato. L’Emilia Romagna è tra le prime tre regioni italiane in quanto ad export se si parla di vino bianco. E le cantine che oggi si sono riunite in questo particolare club, da sole, coltivano 200 dei loro 500 ettari di vigneto proprio a bacca bianca producendo 1 milione di bottiglie di vino bianco sui 3 milioni dalle stesse prodotte.

Prima di passare a raccontarvi su cosa punta il progetto messo in campo è bene ricordare quali sono alcune di queste eccellenze che conquistano sempre più mercati all’estero, ma che, tuttavia, nel loro territorio sembrano non trovare spazio nei luoghi dove dovrebbero essere più facilmente reperibili. Innanzitutto si parla di autoctonicità a cominciare dall’Albana Docg degustabile in versione secca e in modalità passito. Il Trebbiano, e il dato dà ancor più ragione a chi ne vuole la diffusione, parla di una diffusione pari a 15mila ettari coltivati in Emilia Romagna, ovvero più del doppio del sangiovese. C’è più il Pagadebit, derivato dal Bombino bianco e nel riminese la Robola, frutto del Grechetto gentile.

A questi si aggiungono i vitigni minori e riscoperti grazie alla grande attenzione che negli ultimi anni, in lungo e in largo nel Paese, si sta focalizzando su cosiddetti vitigni dimenticati. Tra questi, c’è ad esempio l’aromatico Famoso noto come Rambèla nella Bassa Romagna. Ci sono poi i vitigni internazionali che hanno trovato qui terreno fertile e appassionano sempre più i winelovers fuori confine. Parliamo di Chardonnay, Sauvignon blanc e Riesling.

 

I Maginifici 15 del Club

Ma chi sono le 15 “sorelle” del club. Giusto citarle. Tre quelle di Mercato Saraceno, provincia di Forlì-Cesena: Braschi,Tenuta Casali e Tenuta Santa Lucia. Dalla stessa provincia ne fanno parte Celli di Bertinoro, Pertinello e Poderi del Nespoli. Due le cantine di Cesena: Podere Palazzo e Zavalloni. Per Rimini ci sono Montaia, San Valentino e San Patrignano oltre ad Ennio Ottaviani di San Clemente e Podere Vecciano di Coriano. Della provincia di Ravenna, infine, Randi (Fusignano) e Tenuta Massellina (Castelbolognese).

 

Club dei Bianchi di Romagna: il WineMagazine dall’aspetto e i contenuti molto social

Ph: Foto della pagina Fb del Club Bianchi di Romagna

Il progetto messo in campo, lo abbiamo accennato, è un progetto sulla comunicazione che si avvale di professionisti del settore. Sicuramente lo fa per il WineMagazine cartaceo che, con il primo numero, ha inaugurato questa nuova e particolare iniziativa che si compone di eventi e iniziative dedicati ai winelovers e gli operatori del settore con i social media che, a quanto pare, saranno parte integrante del progetto. E non potrebbe essere altrimenti.

Partiamo proprio dal magazine che, in effetti, se fosse un mero strumento cartaceo nell’epoca della comunicazione immediata, potrebbe non aiutare nel raggiungimento degli obiettivi. Se però pensato, così com’è realmente è, come una sorta di approfondimento su tutte le iniziative e le comunicazioni social che gli fanno da corollario, ha decisamente il suo perché.

 

Immediatezza del linguaggio e grafica originale: gli ingredienti “friendly” del semestrale cartaceo

Molta attenzione è stata posta nella veste grafica: fresca e originale, dominata dai colori pastello e fatta di illustrazioni ad hoc e l’utilizzo del fotoritratto dei protagonisti. Una scelta su cui l’intero progetto poggia moltissimo perché lo storytelling, oggi più che mai, ci dice che per raccontare una bottiglia è bene raccontarne il volto e, di conseguenza, anche il territorio.

Nessuna formalità nella scrittura. E l’aspetto “friendly“, o italianizzando colloquiale, quello su cui si è deciso di puntare. Una scelta oculata proprio per quella relazione che si vuole avere con tutto ciò che è social nel senso web più stretto possibile. 52 pagine della società editorale PrimaPagina di Cesena, dotato di QRcode, contest facebook e un linguaggio che avvicini anche i giovanissimi richiamando la semplicità di Instagram. Insomma: il WineMagazine del Club dei Bianchi di Romagna è un cartaceo molto social. Il magazine, va detto, sarà anche sfogliabile online, e si avvarrà della collaborazione di giornalisti di settore e sommelier.

 

Club dei Bianchi di Romagna: B2B e B2C. Quella visione che piace alla nostra StartUp

Il progetto delle 15 cantine emiliane ci ha colpiti per quella volontà di integrare la comunicazione strizzando l’occhio alle nuove forme di comunicazione. La nostra StartUp è, infatti, una realtà di servizi innovativi rivolti proprio a produttori e rivenditori. Un canale privilegiato di comunicazione B2B che, in quest’ottica, potrebbe valere da valido supporto per un’iniziativa come quella promossa dal Club dei Bianchi di Romagna.

 

L’importanza del B2B

Tra gli scopi di Enolò c’è infatti la semplificazione dei rapporti tra produttori e rivenditori con un sistema di marketplace che permette un contatto costante per quanto riguarda le attività di business e la possibilità di creare un proprio store. Si possono portare avanti i rapporti con i possibili acquirenti business direttamente sulla piattaforma assicurandosi la consegna dei propri vini entro le 24 ore dall’ordine.

Non solo: nessun obbligo di fare ordini ingenti, ma al contrario quella, per il rivenditore, di avere anche poche bottiglie di ogni singolo vino così da dare una maggiore flessibilità alla propria cantina e, di conseguenza, promuovere un’offerta decisamente più varia al consumatore. Un trend questo, che sta caratterizzando i mercati negli ultimi anni. I consumatori, infatti, sono sempre più esigenti e sempre più propensi alla scoperta. Potergli offrire una varietà maggiore, senza aumentare la spesa, ma anzi diminuire i costi è un valore aggiunto che può fare la differenza. Un valore aggiunto che Enolò con la sua piattaforma è in grado di offrire.

 

La ricaduta nel B2C

Altro elemento che caratterizza è il progetto messo in campo in Emilia Romagna è l’obiettivo finale: raggiungere i winelover e conquistarsi la sua fetta di mercato in un territorio che, fino ad oggi, i bianchi sembra averli decisamente snobbati.

L’aspetto social la volontà di organizzare eventi ad hoc ha dunque un aspetto importantissimo e i fondatori del Club lo affermano con sicurezza: sarà massiccia la presenza web e in particolare sui social network.

Anche in questo caso crediamo che la professionalità di un marketplace capace di ragionare in modo bilaterale, e cioè sia sotto l’aspetto B2B che B2C, possa essere un supporto importante per mettere a sistema un progetto tanto ambizioso.

Enolò, anche in questo caso, è uno strumento che lo rende possibile con la sua Carta dei Vini capace di coniugare, mantenendone l’identità, la realtà cartacea e quella prettamente online. Una Carta dei Vini pensata anche nell’ottica della socialità. Stampabile e modificabile in qualunque momento ed ovviamente condivisibile sui social, offre la possibilità, ad esempio, di promuovere eventi ad hoc con wine list che esaltino l’obiettivo prefissatosi.