Il Consorzio pensa ad una modifica del disciplinare per far entrare in denominazione il Chianti bianco, anche in versione bollicina. Follia? No, pura e semplice riscoperta e un modo innovativo di affacciarsi sui mercati dell'export

A volte quel che può sembrare un cambiamento è, in realtà, una riscoperta. Quando pronunciamo la parola Chianti il nostro immaginario si lascia trasportare con lo sguardo sulle lussureggianti e inconfondibili colline della toscana, sui suoi vigneti di Sangiovese, sulle bacche rosse dei suoi grappoli e sull’eccellenza della sua produzione. Insomma, quando pensiamo al Chianti, pensiamo ad uno dei grandi vini toscani. Se qualcuno vi dicesse che si sta pensando di investire un milione e mezzo di euro per farne un bianco e, addirittura uno spumante cosa pensereste? Probabilmente che non si sa più cosa inventarsi. Ma se avete sufficienti conoscenze della storia del Chianti, allora dovreste sapere che in realtà, il grande rosso toscano in documenti medievali del 1398 veniva indicato proprio come vino bianco.

Qualcuno a quanto pare, sta pensando di riscoprirlo.

 

Chianti bianco: 1 milione e mezzo di buoni motivi per guardare al futuro in una veste nuova

 

chianti bianco bollicine

 

La notizia è stata riportata da La Nazione. E si fa sul serio. Se ne parlerà domani, 16 novembre, nel corso dell’assemblea della Cantina Sociale di Val Virginio che conta più di 600 soci e il cui presidente è anche il vicepresidente del Consorzio Vino Chianti: Ritano Baragli. L’oaccasione sarà quella di dibattere del “Pif”, il progetto integrato di filiera e tra le proposte ci sarà proprio quella di avanzare una modifica al disciplinare di produzione che, ad oggi, identifica il Chianti Docg come un vino rosso a base di Sangiovese.

Il “Pif”, d’altra parte, come ha sottolineato Baragli, prevede un’attuazione “basata sul miglioramento qualitativo, sull’innovazione di processo e sull’introduzione di nuove tecnologie per la vinificazione e la valorizzazione della filiera vitivinicola”. Pensare ad un ritorno di un Chianti in bianco, oggettivamente, affascina. Dietro, però, c’è comunque un’idea di mercato e il vicepresidente lo conferma. I consumi e le tendenze premiano sempre più gli spumanti. Il fatto che anticamente questo grande rosso fosse bianco, sta portando a pensare di creare spumanti “made in Chianti”. “Sì – dice proprio Baragli  a La Nazione -, non ci nascondiamo che il vino Chianti ha sempre un buon nome, ma il mercato è da lungo tempo in fase faticosa, i prezzi sono spesso bassi e non remunerativi. Cerchiamo di fare spumanti e di entrare nel mercato”.

Noi siamo già curiosi di assaggiarlo, ma prendendo ad esempio i grandi rossi, sappiamo che per ottenere un gran risultato dobbiamo “sopportare” il tempo dell’attesa!

 

ndr. l’articolo è stato modificato per non ingenerare confusione tra Consorzio del Vino Chianti e Consorzio Chianti Classico Gallo Nero. Confusione che poteva sorgere nella precedente stesura.