Un milione di enoturisti per la due giorni del Movimento Turismo del Vino. Così il dio Bacco è stato celebrato!

#CantineAperte

#CantineAperte. Lasciare il segno. Dicono che è ciò che più conta nella vita e quel segno, noi, non lo potremmo ricordare. Ma quando il segno lo lasciamo dopo una due giorni di Cantine Aperte basta il tempo di recuperare la lucidità. E’ allora che ci si accorge che uno scatto è lì pronto a ricordarceloE’ stata un’ottima annata quella del 2016 per l’evento del Movimento Turismo del Vino. Novecento le cantine coinvolte, 1 milione gli appassionati. Quelli che non hanno voluto perdere l’appuntamento con la magia della storia di una cantina e l’innovazione che vi si cela. 

#CantineAperte

Ma tra coloro che hanno atteso l’evento per osservare, imparare e degustare ci sono anche quelli che hanno preferito passare direttamente al terzo step rendendolo rigorosamente periodico. E sono proprio loro quelli che del ricordo annebbiato hanno lasciato forse il segno più tangibile. Onorare Bacco è d’altra parte d’obbligo in occasioni come queste.

L’uomo lo sa e sin dall’antichità: concedersi il lusso dell’esagerazione e la disinibizione è un toccasana se occasionale. Accade così che riempiendo calici e annebbiando i ricordi ci si ritrova ignari artisti di un’opera collettiva. Opera che fa riecheggiare la sregolatezza di Pollock. Un Pollock rivisto e rivisitato su una semplice tovaglia di carta dove ogni impronta è il segno di un percorso diverso attraversato sotto lo stesso cielo. Il segno del buon vino.  E sotto quello stesso cielo, sotto lo sguardo attento del dio Bacco, c’è stato chi l’ha omaggiato decantando un bicchiere e chi danzando, accompagnando ai sorsi i passi fino a non sentire più le gambe alle prese con la scoordinazione dell’estasi e il bisogno di riposarsi.

#CantineAperte

Per molti è finita così la due giorni dedicata al buon bere. Del farlo in compagnia e con lo spirito divino che necessariamente l’accompagna. Lì  dove ogni calice ha raccontato la sua storia e il bisogno di spensieratezza. Dove ognuno nel suo bicchiere ha affogato pensieri e preoccupazioni o esaltato gioie e soddisfazioni. Sfiniti, tra le vigne e gli spazi aperti che circondano le aziende, qualcuno si è addormentato. Qualcuno si è abbracciato. Qualcun altro si è baciato. Altri sono rimasti a contemplare il cielo disegnando sogni tra le nuvole immortalati da uno Smartphone: testimone unico che tra post e #hastag raccontano il viaggio collettivo di un’opera d’arte inconsapevole fatta di emozioni condivise.

 

#CantineAperte

 

Un racconto per immagini che vive di viralità. L’odierna forma del tramandare che corre più veloce persino del messaggero Ermes sul binario atavico della socialità. E la socialità si sa, si esprime meglio quando ad accompagnarla ci sono buon vino e convivialità! In attesa di vivere fisicamente e raccontare digitalmente e socialmente il prossimo capitolo di questa bella storia, questo è ciò che resta di #CantineAperte 2016!

Cantina

Foto in evidenza in home page, credito fotografico: Flickr Creative Commons – Erin Johnson.