Entrare in un borgo 'fantasma' e trovarsi a fare quattro chiacchiere davanti a una bottiglia di vino con il suo unico abitante. Accade in Emilia Romagna ed è la storia di un uomo che ha scelto il silenzio e i passi dei viandanti

Siamo abituati ad immaginare la straordinarietà come un qualcosa di grande. Un qualcosa che se avesse voce ne avrebbe una imponente. A volte, però, la straordinarietà è nella semplicità. Quella vera. Quella cui tutti aspiriamo, ma che in pochi hanno il coraggio di vivere. Ci piace ogni tanto sbirciare tra le testate locali per scoprire qualche storia “semplicemente straordinari”. Qualche tempo fa vi abbiamo portato in Franciacorta dove un produttore di vino, per amore della sua terra e della storia della sua tenuta, ha rifiutato 15 milioni di euro.

Oggi ve ne raccontiamo una, scovata da Il Resto del Carlino, dove la scelta è quella del silenzio. Un silenzio rotto, di tanto in tanto, da una partita a briscola e dal rumore del tappo della “bottiglia del passante”. 

 

La bottiglia del passante: due chiacchiere e un po’ di vino nel silenzio senza tempo di un borgo “fantasma”

 

Bottiglia del Passante Resto del Carlino

 

 

Ad offrirla ai passanti è Piero Pini, 70 anni, residente a Castellaro. Siamo in una frazione di Villa Minozzo, provincia di Reggio Emilia. Cosa c’è di straordinario in un uomo che offre da bere ai passanti? Potrebbe già esserlo la cortesia che tendiamo ormai a dimenticare, ma ancor di più lo è il fatto che questo vivace settantenne incontrato da Daniele Petrone, giornalista de Il Resto del Carlino, in questo “salotto in mezzo al paradiso” ci vive solo. Almeno da un paio d’anni, quando il “sindaco”, cioè il suo vicino Fausto che il titolo se l’è guadagnato per l’età, è deceduto. 

In questo luogo custodito nel cuore dell’Appennino Pino ci è nato. Lo sguardo, da qui, si perde tra le serpentine del Fiume Secchia e i crinali delle vette appenniniche. In realtà, non è proprio solo. Altre due persone ci sono, ma loro vivono a valle, a ridosso della strada. Lì dove i rumori del traffico impediscono il silenzio e vedersi non è di certo cosa di tutti i giorni.

 

Una scelta di vita fatta di sprazzi di convivialità

Un po’ di compagnia ce l’ha in estate quando una ventina di villeggianti tornano nelle case di proprietà del piccolo borgo. Case in via di ristrutturazione perché le altre, e con loro anche le poche che per poche settimane si animano, hanno sempre le finestre chiuse e molte sentono il peso del tempo. Ma Pino nella sua solitudine si trova benissimo. Non disdegna la compagnia, ma non la cerca. La aspetta. Ecco perché è sempre ben disposto ad accogliere chi, magari per curiosità o per caso si trova a passare tra le vie del suo borgo fantasma.

Al quotidiano racconta che quando accade si presenta con quella che chiama la “bottiglia del passante”. Due bicchieri, tre o quattro non importa. Quattro chiacchiere sono l’unica cosa che serve. Ogni tanto scende a Carrè per fare una partita a briscola al bar, ma la gran parte del suo tempo lo trascorre qui. Solo a prendersi cura del verde e delle strade. 

E pensare che il suo passato è quello di un uomo che tra la gente di tempo ne ha passato e anche tanto. Per molti anni, infatti, è stato stato anche il gestore di una discoteca. Ora ha scelto il silenzio, la sua casa, il suo orto, il suo vino e la compagnia dei viandanti. 

L’unica cosa che ci dispiace? Esserci persi la festa del vino che ha organizzato per 10 anni. Quest’anno non si farà. Ma a noi è venuta comunque voglia di presentarci alla sua porta con una bottiglia di Lambrusco per brindare al coraggio di cambiare vita…anche a 70 anni!

 

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