Anteprima Amarone. Se dici Amarone dici eccellenza. Il rosso della Valpolicella è, a tutti gli effetti, un ambasciatore nel mondo per l’enologia italiana. Sempre più apprezzato anche negli Usa si prepara, come da quattordici anni ormai, ad inaugurare il 2017 portando in scena le bottiglie appena entrare in commercio: quelle del 2013. E se è vero che un gran vino più invecchia più ci guadagna in termini di qualità, allora anche l’evento del Consorzio della Valpolicella sta “invecchiando” bene. Così bene da aver portato a tre i giorni della manifestazione riservandone ognuno ad una categoria: giornalisti, winelovers e professionisti del settore.

L’appuntamento è dal 28 al 30 gennaio nelle sale del Palazzo della Gran Guardia a Verona. Le novità non mancheranno. Approfittiamo, parlando dell’evento, per raccontare, brevemente la storia di un vino recente sì, ma forse neanche così tanto.

 

Anteprima Amarone: 78 produttori per 150 etichette. Il rosso della Valpolicella ci conquista così.

Anteprima Amarone foto archivio 1

Saranno 150 le bottiglie in degustazione. Alcune, hanno fatto sapere i 78 produttori che prenderanno parte all’evento, anche di annate precedenti a quelle del 2013. La formula dell’Anteprima Amarone si modifica per far sì che, targettizzando, si riesca a veicolare in contesti diversi tutta la sua eccellenza. La giornata dedicata ai winelovers sarà quella di domenica 29 gennaio con i biglietti in vendita sul sito dell’evento o, comunque, acquistabili in loco. “L’idea – ha affermato il direttore del Consorzio Olga Bussinello è di favorire una fruibilità più orientata”. Andiamo dunque per ordine e vediamo come la XIV edizione della kermesse è stata pensata e organizzata.

 

Sabato 28 gennaio: è il giorno dedicato alla stampa

Per chi è del settore necessario accreditarsi ovviamente. In scena un vero e proprio talk show con a dibattere il critico d’arte Philippe Daverio e il giornalista, appassionato di vino tanto da avere un suo blog, Andrea Scanzi. Tema: parallelismi tra arte e Amarone. D’altra parte questo vino è una vera e propriaicona di stile. Solo pronunciare la parola Amarone fa pensare ad una impareggiabile qualità. L’autoctonicità, tra l’altro, è ormai un criterio che influisce non poco sulla scelta dei consumatori e dei turisti. Anche l’enoturismo, infatti, ha fatto propria questa peculiarità. Il binomio arte e Amarone, dunque, è un binomio fatto di sapori, di luoghi e di rappresentazioni. Comprenderne il potenziale è fondamentale per dare slancio all’economia legata ai nostri splendidi territori. Va da sé che la degustazione nel corso della giornata dell’Anteprima Amarone dell’annata 2013, per la stampa, ci sarà.

 

Domenica 29 gennaio: è il giorno più atteso…quello dei winelovers

Parlare a chi poi l’Amarone lo deve veicolare tramite la stampa va bene. Ma poi c’è chi lo deve comprare: noi. Gli appassionati, i curiosi, gli instancabili winelovers. Eccola, allora, la loro giornata: domenica 29 gennaio. Dalle 10 alle 19 il magico mondo dell’Amarone si aprirà ai loro sensi con le 150 etichette da assaporare. Non solo sarà possibile assaggiare, ma farlo con gli assaggi gastronomici di altre due grandi eccellenze: il Ristorante Nicolis e la pasticceria Perbellini. La parte difficile sarà tutta nell’andar via.

 

Lunedì 30 gennaio: i professionisti fanno il punto e si confrontano su presente e futuro dell’Amarone

E’ il giorno che non c’era, ma che ci voleva. Sommelier, distributori, titolari di enoteche avranno un’intera giornata, dalle 10 alle 17, per dibattere del presente e del futuro di questa eccellenza tutta italiana. Il suo apprezzamento è cosa nota. Il suo potenziale compreso, ma bisognoso, ora, di interventi significativi. Interventi che, ovviamente, passano per la gestione della filiera in Italia, come sappiamo, ancora troppo farraginosa. I punti da cui partire: la distribuzione e l’export ovviamente. Lo dicono i dati dell’indagine Wine Monitor commissionata dal Consorzio stesso: gli Usa amano sempre di più il rosso della Valpolicella.

Oltre il 10% della sua produzione è destinato al mercato Nord Americano. Per il 25% degli statunitensi Amarone fa il paio con qualità. Per il 14% è emblema dello stile italiano. Il 3% cita l’Amarone come primo vino rosso italiano a cui pensa: il 2% all’intera denominazione della Valpolicella. 

 

Anteprima Amarone: un calice ad hoc e la scelta eco-friendly

Anteprima Amarone foto archivio 2

Sarà un’edizione particolare quella del 2017. Non solo per la targettizzazione dell’evento, ma anche per le novità che porterà al suo interno in altri ambiti. La più “figa”, come la definirebbe un millennial amante del buon vino, è certamente nel calice. Per degustare l’annata 2013 del rosso della Valpolicella, infatti debutterà il calice “istituzionale”. Un modella VDglass scelto proprio perché in grado di esaltare al massimo l’espressione di questo grande rosso. Insomma, se è vero, un Amarone così non lo avete mai bevuto.

Cosa più importante, però, la “svolta” eco-friendly dell’Anteprima Amarone. “In occassione dell’evento – ha spiegato Bussinello – si farà il punto sul protocollo Riduci, Risparmia, Rispetta testato su 30 aziende del Consorzio e 500 ettari di vigneto. Produrre all’insegna della sostenibilità ambientale è un’esigenza che nasce dalla richiesta dei mercati”. E in effetti la viticoltura eco-friendly conquista sempre più winelovers: occasionali o meno. “L’biettivo dell’ente che raggruppa l’80% dei produttori della denominazione – ha aggiunto la presidente del Consorzio – è certificare dal punto di vista ambientale il 60% delle superfici vitate. Stiamo coinvolgendo nel progetto le cantine sociali e i loro conferenti. Puntiamo – ha concluso – a diventare il primo Consorzio in Italia a tagliare il traguardo, sul quale in Europa si sta misurando solo l’Austria”

 

Anteprima Amarone: la storia ‘recente’ di un vino dolce ‘sbagliato’ che non è poi così recente

Anteprima Amarone foto botti generica

Ufficialmente l’Amarone nasce circa 70 anni fa per un errore. Non è una leggenda a quanto pare. E’ davvero nato da un errore. Almeno così come noi lo conosciamo. A quanto pare nel 1936 nella Cantina sociale della Valpolicella il capocantina Adelino Lucchese ritrovò una botte abbandonata di recioto. Lo spillò. Lo assaggiò e affermò: “questo non è un Amaro, è un Amarone”. Il capocantina aveva involontariamente dato vita a quella che, effettivamente, diventò la prima etichetta di questo vino come deciso dall’allora direttore Gaetano Dall’Ora. A testimonianza la lettera di spedizione del 1942 che campeggia all’ingresso della Cantina Sociale di Negrar: “Fiaschetti di Amarone 1938”.

 

Amarone ‘figlio’ del Recioto, ma con grande differenza.

anteprima-amarone-valpolicella 

Le uve sono le stesse: Corvina, Corvinone, Rondinella, Oseleta e Negrara. In entrambi i casi frutto del loro appassimento. Ma sebbene l’Amarone sia stato il figlio non desiderato del Recioto (nel senso di essere frutto di una svista), i due vini sono completamente diversi. La differenza principale sta proprio nella fermentazione. Mentre nel Recioto la trasformazione degli zuccheri in alcol viene arrestata per ottenere un vino dolce, con l’Amarone si porta a termine. Ne nasce così un rosso strutturato, complesso ed elegante, ma comunque, come pochi sanno, passito. Appassimento delle uve che, tra l’altro, dura almeno un anno: da gennaio a gennaio. 

Il ruolo mancato che ne avrebbe fatto una star

Forse pochi sanno che, in una delle scene più famose del cinema, doveva essere citato proprio l’Amarone e non il Chianti come poi avvenuto. Parliamo de “Il Silenzio degli Innocenti”. Quando l’agente Clarice Starling (Jodie Foseter) incontra Hannibal Lecter (Anthony Hopkins), lui le racconta di aver mangiato il fegato di una delle sue vittime con un piatto di fave ed un buon Chianti. Beh, nel romanzo di Thomas Harris, il vino bevuto dal killer è l’Amarone. I produttori però, per il timore che non si collegasse ad un vino italiano, optarono per qualcosa di più conosciuto. D’altra parte era il 1991 e l’Amarone non aveva ancora conquistato l’America così come i dati ci dicono oggi.

Storia recente? A leggere gli antichi mica tanto

Sì. E’ vero. l’Amarone, così come oggi lo conosciamo inizia la sua storia con l’episodio del 1936. Finisce etichettato per la prima volta nel 1938 e ottiene la Doc nel 1968. Di questo vino prodotto lungo l’intera fascia pedemonatana della provincia di Verona che va dal lago di Garda fino quasi al confine con la provincia di Vicenza, in qualche modo si parla già molti secoli prima. Di “vino amaro” parla Catullo nel 49 a.C. reclamando, nel Carme n°27 “calices amariores”

Cassiodoro, nei primi anni del V secolo, è alla ricerca dell’Acinatico della Valpolicella. Vino che doveva servire alla mensa del re ostrogoto Teodorico. Si ritene che quel vino fosse un “recchiotto amaro” come scrive nel 1900 un certo G.B. Peres noto per un libro su Napoleone mai esistito. Opinione che quella più datata dello storico Onofrio Panvinio che nell’Acinàtico riconosce il Rètico.

A cavallo tra il XVI e il XVII secolo lo storico Scipione Maffei definisce “amaro” il vino “d’una grazia particolare prodotto nella Valpolicella”. In ultimo il giudizio degli assaggiatori francesi a Parigi nel 1845 su una partita di vino “Rosso, Austero Costa Calda” si San Vito di Negrar vecchio 11 anni. “Supremo vino d’Italia, preferibile a diversi Bordeaux e Hermitage”.

Sarà stato un antenato dell’Amarone? E chi lo sa. Quel che è certo è che sbagliare è umano e perseverare, a volte, doveroso. E’ per che, dal 1936 in poi, degustiamo Amarone.