Approvata in consiglio regionale la risoluzione per evitare la liberalizzazione della denominazione. Ora si vigila sulla Ue

Lambrusco. Nessuna liberalizzazione per il nome Lambrusco: la difesa delle denominazione d’origine passa ai territori. Il consiglio regionale della Lombardia ha approvato all’unanimità la risoluzione presentata dal Movimento 5 Stelle per la tutela della denominazione “Lambrusco” nei vini ad etichetta Doc e Dop.

lambrusco

Soddisfatto l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Fava per una risoluzione che va a tutelare le 8mila aziende viticole, le 20 cantine cooperative, le 48 aziende vinicole e i 1.000 addetti di una delle eccellenze del territorio. “Il documento – ha affermato – invita la Giunta a vigilare affinché la Commissione Europea ritiri l’atto delegato che prevede la liberalizzazione della produzione di un vino fortemente legato alle provincia di Mantova e l’Emilia Romagna. Per un attimo – ha aggiunto – abbiamo rischiato che si passasse da un sistema come l’attuale in virtù del quale i disciplinari comprendono anche elementi geografici di provenienza, a un sistema nell’ambito del quale non valesse più il termine perentorio geografico di provenienza”.

Un sistema dove cioè “fosse possibile usare la stessa indicazione a patto che i vitigni o gli uvaggi che compongono quelli tradizionali, rispettassero le indicazioni dei disciplinari attuali. Sono quindi soddisfatto. Soprattutto perché questa risoluzione arriva proprio in corrispondenza dei disciplinari di produzione”.

Attualmente la produzione complessiva di Lambrusco Mantovano Dop è di 180 milioni di bottiglie. Il 63% di queste è destinato all’export. Il valore di mercato superiore i 570 milioni di euro. Impossibile non pensare di tutelare la denominazione di questo prodotto dunque per evitarne la liberalizzazione della dicitura.

“In un contesto di questo tipo – ha quindi sottolineato Fava – abbiamo preso posizione netta in conferenza Stato Regioni. Qui abbiamo chiesto la solidarietà alle altre regioni. Al Ministro abbiamo invece chiesto di prendere una posizione ferma di contrarietà. Posizione formalizzata il 30 luglio 2015, con una nota inviata alla Ue”.

Una nota in cui il ministro Martina ufficializzava la posizione contraria del Governo italiano alle ventilate modifiche al regolamento. “In quel contesto – ha detto ancora Fava -.