Il rapporto definitivo di Assoenologi parla di una media in calo del 28% con picchi del 45% in alcune regioni. La qualità, tuttavia è salva, e il merito va agli enologi!

Se sulla quantità dubbi non ve n’erano ormai, sulla qualità la situazione varia a seconda delle zone dove il clima è stato più o meno clemente. Certo è che si si guarda al volume, il vino che quest’anno uscirà dalle cantine italiane sarà davvero scarso come non si vedeva ormai dal dopoguerra. Assoenologi tira le somme definitive e, in qualche modo, si potrebbe dire che ad agosto era stata fin troppo ottimista. Quel -25% stimato inizialmente, infatti, ha guadagnato, purtroppo in negativo, altri due punti assestando il calo quantitativo di produzione ad una media del – 28%. Insomma non sono 13, ma ben 15 i milioni di ettolitri che non saranno mai prodotti.

A livello di quantità tutto varia da zona a zona e seppur in generale l’associazione parla di una “buona quantità” eterogeneamente diffusa, è costretta a constatare che lì dove il clima ha alternato afa e gelate, la situazione, anche qualitativamente, non è andata come sperato. Le voci contro ci sono. Così come invece sostiene che sia andato tutto in malora. Se è vero che la verità è sempre nel mezzo allora prendiamo per buone le stime fatte. Quantitativamente un tracollo, qualitativamente una buona tenuta con picchi di eccellenza e picchi di disperazione.

 

Vendemmia 2017: gli enologi salvano la quantità in un’annata in cui la quantità ha fatto registrare il calo peggiore di sempre

 

vendemmia 2017 assoenologi

 

Partiamo dall’analisi complessiva. Lo aveva già detto ad agosto Assoenologi, ma ci ha tenuto a ribadirlo. “A memoria d’uomo non si ricorda una stagione come quella in corso”. Non solo in Italia, ma anche in Spagna e Francia che, come noi, hanno visto dimezzare la produzione per le stesse ragioni. Gli Stati Uniti, purtroppo, dovranno rifare tutti i conti visto il dramma che sta vivendo la California per gli incendi che stanno devastando lo Stato e migliaia di ettari di vigneto.

 

Il pesante calo quantiativo

Restando nella nostra cara Vecchia Europa, però, quello trascorso è stato un anno decisamente assurdo per la viticoltura. La siccità è stata devastante e le gelate precedenti non hanno fatto altro che rendere ancor più drammatica la situazione. La fortuna, si fa per dire, è che almeno le grandi piogge hanno evitato il tracollo totale verso la fine dell’estate. Quelle, almeno, sono state contenute e per questo in qualche modo provvidenziali. Certo è che “il perdurare della siccità e delle alte temperature al Centro Sud – spiega Assoenologi – aggravato anche dalla grande carenza di riserve d’acqua nei terreni, si è protratto anche per lunga parte del mese di settembre causando un’ulteriore perdita di peso dei grappoli, che ha fatto scendere la produzione id uqeta campagna sotto i 40 milioni di ettolitri”.

“Solo in alcune aree – aggiunge – c’è stato un lieve miglioramento grazei alle precipitazioni di settembre che hanno contribuito a migliorare più i livelli qualitativi che quantitativi”.

E sono alcune delle regioni che pesano di più sul valore del nostro comparto quelle che hanno subito i danni peggiori.

 

La qualità tiene testa alle difficoltà grazie al lavoro degli enologi

Sembrava dovesse essere catastrofico anche l’andamento qualitativo sebbene qualcuno aveva detto sin da subito che così non è stato. C’è chi parla di eccellenza, ma per Assoenologi il termine si può attribuire solo ad alcune rare eccezioni. La verità, per l’associazione, è che al di là del dramma quantitativo, la qualità ha comunque resistito. “Le uve – fa sapere infatti Assoenologi – sono state conferite alle cantine perfettametne sane, ma con differenti maturazioni anche all’interno di uno stesso vigneto e, spesso, con grappoli molto disidratati”.

“La qualità – aggiunge  – risulta pertanto quest’anno alquanto eterogenea. Complettivamente abbastanza buona, ma con diverse varianti che evidenziano punte di ottimi livelli qualitativi e altre, dove il clima si è particolarmente accanito, di livello inferiore. Quest’anno più di altri – ha aggiunto – ha giocato un ruolo determinante l’approccio scientifico degli enologi. In particolare nella conduzione dei vigneti”.

 

Vendemmia 2017: la Toscana vive un dramma e non soltanto lei. Il Trentino la regione più “fortunata”!

 

vendemmia 2017 uva-vino

 

-45%: un vero disastro per Toscana, Lazio, Umbria e Sardegna

La Toscana lo aveva già chiesto lo stato di calamità per la viticoltura. Per il clima e per gli ungulati. Certo è che con Sardegna, Lazio e Umbria è la regione che paga il prezzo maggiore. Almeno quantitativamente parlando. Il calo, infatti, nella regione è stato del 45% per cui produrrà, nel 2017, un milione 660 mila ettolitri in meno rispetto al 2016 per una perdita totale di 1 milione 34 mila ettolitri.

Calo percentualmente identico in Lazio e Umbria che metteranno in cantina mille 250 mila ettolitri di vino a fronte dei 2 milioni 284 dell’anno precente. Stessa situazione in Sardegna dove degli 804 mila ettolitri del 2016 ne resteranno soltanto 440 mila per l’anno in corso.

-35% e – 30%: è il Centro Sud che paga di più, ma al nord peggio fa la Lombardia

Segue la Lombardia con un crollo del 35% che farà scendere la regione sotto il milione di ettolitri di produzione. Quest’anno, infatti, dalle sue cantine ne usciranno soltanto 960 mila a fronte del milione 473 mila del 2016. In linea, con un 30% di produzione in meno, altre quattro regioni: Marche, Abruzzo Puglia e Sicilia. La prima perde 286 mila ettolitri di vino (670 mila quelli che saranno prodotti).

Per Puglia, Sicilia e Abruzzo una vera e propria mazzata. Il “tacco” del nostro Stivale, infatti, passerà dai 9 milioni 636 mila ettolitri del 2016 a i 6 milioni 740 mila del 2017. L’isola del Mediterraneo, invece, metterà in cantina 1 milione 812 mila ettolitri in meno di vino con una stima prevista di 4 milioni 230 mila ettoliti di produzione. L’Abruzzo, infine, di ettolitri ne perderà ben 1 milione 188 mila.

Da -25% a -15%: il Veneto soffre parecchio. La regione più “fortunata? il Trentino Alto Adige

Proseguendo in questa classifica del segno meno, il calo del 25%  si è regitrato in altre due grandi regioni della viticoltura italiana: il Piemonte e l’Emilia Romagna che perderanno rispettivamente 639 milioni di ettolitri e ben 1 milione 967 mila. Non si salva proprio nessuno. Ma a fronte di una situazione così drammatica, Veneto, Friuli e soprattutto Trentino possono riternersi fortunate.

Le prime due regioni, infatti, perdono il 20% di produzione che se per il piccolo Friuli si traduce in 376 milioni di ettolitri di produzione in meno, per il Veneto fa registrare un calo comunque pesantissimo con i 2 milioni e 35 mila ettolitri in meno che si stima produrrà. Il Trentino è dunque “la regione più fortunata”. Lei di ettolitri ne perderà “Soltanto” 183 mila mettendo in cantina un milione e 30 mila ettolitri.