Forbes omaggia Miriam e Marina. Madre e figlia di un sogno ereditato, costruito, realizzato e alimentato: quello di Gianni Masciarelli. Un team tutto al femminile che non vive nel ricordo, ma ne alimenta la vitalità

Una donna, anzi due, e un sogno che era già un successo, ma che aveva bisogno di essere coltivato per continuare a crescere. Si parla molto del ruolo delle donne nel mondo del vino. In Italia sono poche quelle che sono davvero riuscite ad abbattere ogni pregiudizio. Una di loro è protagonista di una storia diversa. Lei del mondo del vino si è trovata suo malgrado protagonista. Fulcro di un progetto ambiziosissimo si è improvvisamente trovata di fronte ad una scelta:  proseguire il cammino intrapreso, affidarlo a qualcun altro o portarlo avanti trasformandosi oltre che in madre anche in manager.

La scelta di Marina Cvetic è stata l’ultima. La moglie di Gianni Masciarelli, scomparso prematuramente nel 2008, a quasi dieci anni dalla scomparsa del marito, ha creato un brand conosciuto nel mondo. Ora, con lei, c’è Miriam Cvetic Masciarelli, la figlia, pronta ad ereditare e continuare a rinnovare quel sogno che non ha mai smesso di essere alimentato.  A loro Forbes ha dedicato un lunghissimo articolo esaltando la storia di un brand nato dalla forza di un visionario e la perseveranza di chi, improvvisamente, non lo ha più avuto al suo fianco. L’articolo è firmato da Tom Mullen ed è a suo modo evocativo non solo di una famiglia, ma anche di un territorio: l’Abruzzo. 

 

Cvetic-Masciarelli: i sogni non conoscono fine se ci sono la passione e la volontà di chi è destinato a raccoglierli e realizzarli

 

cvetic-masciarelli-uva

 

Nominare Gianni Masciarelli non vuol dire soltanto pronunciare il nome di un enologo abruzzese, ma significa pronunciare quello di colui che forse più di ogni altro, in questa regione, ha avuto la lungimiranza di vedere ciò che sembrava impossibile: fare di questo piccolo pezzo d’Italia racchiuso tra l’Adriatico e gli Appennini una regione vitivinicola di grande qualità

Se Montepulciano d’Abruzzo e Trebbiano hanno saputo conquistare il gusto di mezzo mondo in buona parte lo si deve a lui. Un visionario che, come ricorda la figlia Miriam su Forbes, “non aveva pregiudizi ed era un innovatore”. Uno capace, dice ancora, di esplorare i territori di tutta la provincia, di impiantarvi filari e di comprendere, di ognuno, le caratteristiche per far sì che producesse un vino di valore. 

Nel 2008, improvvisamente, Gianni Masciarelli muore. Con lui anche il suo sogno rischia di svanire. Ma se è vero, come si usa dire, che dietro ogni grande uomo si cela sempre una grande donna, allora è vero che non dietro, ma accanto a lui, c’era una donna con una forza che difficilmente si sarebbe potuta immaginare: Marina Cvetic. Mullen scrive che conoscendola si ha la sensazione di rivedere “i grandi sogni e l’incessante curiosità del marito, oltre che la sua attenzione verso la qualità e la capacità di assumersi dei rischi”. Quello, ad esempio, di nobilitare le vigne delle dolci colline abruzzesi. Rimasta sola, con tre figli, la Cvetic ha raccolto la sfida. L’ha vinta e, ora, la porta avanti con la figlia Miriam.

 

Cvetic-Masciarelli: l’ambizione e la lungimiranza di nobilitare le viti delle dolci colline abruzzesi

 

Il lungo articolo di Forbes ripercorre tutta la storia di questo brand che, oggi, ha anche una linea firmata proprio da Marina Cvetic. Come lei sia riuscita a rendere i sogni del marito ancor più grandi lo vedremo a breve. Prima, per comprendere quanto Gianni Masciarelli ha fatto per la viticoltura d’Abruzzo, è bene ripercorrere, come fa il giornale americano, la sua storia. Una storia fatta di coraggio, di passione, di innovazione e di lungimiranza. 

Erano i primi anni ’80. Brillante studente di economia, Gianni Masciarelli decide di lasciare tutto per mettersi a fare vino. Nei vigneti ci andava sin da piccolo con suo padre. L’eredità di Villa Gemma, la casa di famiglia, e i sei ettari di viti ereditati dalla madre diventano il terreno fertile su cui iniziare a costruire il suo sogno, e cioè elevare la fama e soprattutto la qualità di due vitigni autoctoni regionali: il Montepulciano d’Abruzzo e il Trebbiano d’Abruzzo. Uve fino a quel momento utilizzate più per completare i rinomati rossi e bianchi delle regioni del nord. 

Un’ambizione non da poco considerando che “Montepulciano”, fino ad allora, faceva rima con il solo Nobile toscano costituito da un clone dell’uva Sangiovese, ricorda ancora l’articolo di Forbes. Un sogno così grande da diventare quasi, scrive ancora Mullen, un’ossessione di qualità. Tanto che, ricorda, nella cantina di San Martino, sulla parete, è appesa una targa con un preventivo di Gianni su cui si legge: “la qualità non è una singola azione che può essere ricordata una volta alla settimana o una volta a mese. E’ un pensiero costante”. Il pensiero, aggiunge, con cui ci svegliamo al mattino e ci addormentiamo la sera.

Ambizioni grandiose e dedizione profonda che, con la sua scomparsa, sarebbero potute perdersi nel tempo. Così non è stato grazie a Marina Cvetic e, ora, anche a sua figlia Miriam. Grazie a loro il nome di Gianni Masciarelli continua ad esistere ed essere pronunciato con sogni realizzati e altri che, sicuramente, lo saranno.

 

Cvetic-Masciarelli: come obiettivo la qualità, come conseguenza l’enoturismo

 

Cvetic - Masciarelli semivicoli

 

Nella Cantina di Villa Gemma 650 mila bottiglie. Nella nuova 2,5 milioni di bottiglie. Un aumento di oltre 100 volte dell’estensione dei vigneti che oggi sorgono su 300 ettari distribuiti in 60 terreni di tutto l’abruzzo. Il 60% del vino prodotto con Montepulciano d’Abruzzo. Il 20% di Trebbiano e qua e là Cabernet Sauvignon, Chardonnay e Pecorino con il 55% di tutto il vino prodotto destinato agli Stati Uniti. Questi, oggi, i numeri della Cantina Masciarelli. Numeri che Gianni ha lasciato e che hanno continuato a crescere una volta che Marina Cvetic si è ritrovata al vertice dell’azienda.

Se lui, ad esempio con l’aumento di densità del Trebbiano per ridurre il numero dei grappoli e concentrare il sapore delle uve, è riuscito a fare di questo vino un grande vino, lei, a quella grande qualità, ha aggiunto quella dell’enoturismo di qualità. Aumentata la produzione di vino ha infatti deciso di trasformare il Castello di Semivicoli in un luogo per eventi, degustazioni e turismo puro. Una piccola perla nel cuore dell’Abruzzo con 11 camere da letto orignali del XVII secoli. E poi la creazione di sali aromatici, grappe, olio e l’ampliamento della distribuzione divenuta sempre più internazionale.

Il sogno di Gianni Masciarelli non è stato realizzato, è stato ampliato con quelli di Marina Cvetic che, ora, ha sua figlia accanto e con lei i sogni di una nuova generazione di viticoltori. 

 

Cvetic-Masciarelli, ereditare e trasformare: l’Abruzzo del vino ha la voce della femminilità

 

Miriam in economia la laurea l’ha presa. Nel frattempo le è stato insegnato il valore della parola lavoro. L’erede di uno dei brand più importanti d’Abruzzo e d’Italia capace anche di conquistare Wine Spectator (sì perché il Masciarelli Villa Gemma Montepulciano d’Abruzzo è tra i primi 100 vini in Italia secondo la rivista più importante al mondo). Robert Parker e il suo Wine Advocate, ha infatti nel frattempo lavorato in alcuni ristoranti e nell’ambito della distribuzione del vino come racconta. Un anno lo ha anche passato a New York in un’agenzia di comunicazione operante sempre nel settore wine.

L’annata 2012 porta già la sua firma e la voglia di innovare. “Costruire una cantina – racconta al giornalista di Forbes  – non è per tutti. E’ un mondo bellissimo, sorprendente, ma che richiede molti sacrifici. Le mie vacanze a cinque anni erano con i miei genitori al ProWein o il Vinexpo. Se vuoi produrre un grande vino e far sì che tutti lo conoscano – aggiunge – devi conoscerlo il vino, conoscere i vigneti, il marketing, la vinificazione e la finanza. Soprattutto devi essere curioso“. 

Quella stessa curiosità che ha permesso al padre di produrre dei Trebbiani che, giura l’esperto di Forbes, “suggeriscono somiglianze con i bianchi di Borgogna” e a sua madre di rendere un sogno ancora più grande. Ha già cambiato qualcosa nella fermentazione con l’annata a sua firma, si lascia sfuggire. 

Ora le donne alla guida di un sogno che non è mai morto, ma si è alimentato sono due. “E’ una grande guida – dice di sua madre -. Lo è per la vita. Per me è un mentore la persona che voglio essere”. E’ proprio vero: ciò  che si ama non si perde mai…in questo caso, anno dopo anno, continua a fermentare regalando annate eccezionali!

 

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