Oltre 80 le varietà di vite coltivata in Italia a fronte delle 15 di Francia e Spagna. Il Sangiovese il vitigno più coltivato in Italia. L'Oiv scatta la fotografia al patrimonio enologico mondiale

Che la biodiversità fosse la specificità italiana su cui puntare il presidente dell’Uiv Antonio Rallo lo aveva già detto. Ora i dati dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino lo confermano: con oltre 80 varietà di vitigni la nostra realtà enologica surclassa tutti. I due principali competitors, Francia e Spagna, ne hanno meno di 15. Sotto di noi solo il Portogallo che, comunque, ne può vantare poco meno di 40.

Qual è il più coltivato in terra natìa? Il Sangiovese, ma a livello mondiale il primato non è il suo.

 

Biodiversità: l’uva da vino rappresenta il 75% delle coltivazioni con un patrimonio varietale ineguagliabile

 

biodiversità -vigneti

 

L’uva da vino, in Italia, copre il 75% dell’intera superficie vitata del Paese. Dei 690 mila ettari totali, infatti, 660.000 sono tutti per lei. Oltre 80 i vitigni coltivati sul nostro territorio che vanta, tra l’altro, oltre 520 denominazioni tra Dop e Igp. Dai che, in realtà, non ci stupiscono. Già al Vinitaly e ancor prima l’Ismea aveva fatto capire come proprio la grande biodiversità fosse il punto di forza della nostra viticoltura. Un primato difficile da eguagliare.

Dietro di noi c’è infatti il Portogallo con 40 varietà di viti seguita dalla Romania con 30. Il Sangiovese è il vitigno coltivato di più in Italia. Rivendica infatti l’8% dei nostri vigneti, ma quello più coltivato al mondo è il Cabernet Sauvignon. Restando in terra patria l’argento vede tre tipologie ex aequo con il 4% di superficie occupata rispettivamente da Montepulciano, Glera e Pinot Grigio.

E non è di certo un caso. Il Lambrusco, il Chianti e il Montepulciano (d’Abruzzo in questo caso) sono i tre vini più venduti nella Gdo, con il Glera vitigno di quel Prosecco che fa volare l’export italiano e il Pinot Grigio protagonista di una delle grandi Doc che stanno nascendo nel Paese. Segue un altro grande classico: il Merlot che occupa il 3% della superficie coltivata a uva da vino.

 

Il resto d’Europa

In Francia è proprio il Merlot il vitigno più coltivato con isuoi 785 mila ettari di superificie che rappresentano il 14% del totale. I grandi rossi di Francia, insomma, sono sempre protagonisti. Seguono l’Ugni Blanc, cioè il Trebbiano e il Grenache che di superficie ne occupano il 10%. Syrah con l’8% e Chardonnay con 6% chiudono la classifica dei 5 vitigni d’oltralpe che, da soli, rappresentano il 48% della viticoltura nazionale. La Spagna è quasi monopolistica. L’Airen e il Tempranillo rappresentano, insieme, il 43% della superficie vitata spagnola. Si dividono praticamente a metà la superficie: 22% l’uno e 21% l’altro. Molto più giù troviamo il Bobal e la Garnacha distribuite sul 6% della superficie vitata e il Viura o Macabeu che ne occupa il 5%.

 

Biodiversità: su 10 mila varietà di uve solo 13 rappresentano un terzo della superficie vitata totale

 

biodiversità -uva

 

Mettendo insieme uve da tavola e uve da vino nel mondo si possono contare 10 mila varietà di tipologie di vite. Di queste, però, ha ben sottolineato l’Uiv, solo 13 rappresentano oltre un terzo della superficie vitata totale e 33 oltre la metà. Tra quelle da vino la più diffusa è quella, come detto, di Cabernet-Sauvignon, mentre a tavola arriva soprattutto l’uva Kyoho. Un’uva cinese che, nel mondo, occupa 365mia ettari di superificie.

Tornando ai calici a livello mondiale dopo il Cabernet c’è il Merlot che di superficie vitata nel mondo occupa 266 mila ettari di terreno. L’Airen spagnolo si coltiva invece su 218 mila ettari di vigneto. Lo Chardonnay su 211 mila, il Sirah su 190 mila e il Grenache Noir su 163 mila. Chiudono il Sauvignon Blanche con 121 mila ettari di superficie vitata, il Pinot Nero (115 mila ettari) e il nostrano Trebbiano Toscano che conta 110 mila ettari di superficie vitata.

Quello italiano, insomma, è un patrimonio inestimabile, fatto di grandi, medie e piccole aziende capaci di raccontare la storia di un ineguagliabile numero di vitigni. La parola sostenibilità prende così un senso particolare. Un senso comune, fatto di appartenenza.