A presentarla una Stakehouse degli Usa, a mostrarla un viticoltore e quella scelta di dare al vino di ogni Paese un importo calorico: il caso finisce su Twitter

Forse la Carta dei vini di una steakhouse non sarà la prima che ti viene in mente quando ti viene voglia di sederti ad un ristorante e sfogliarne una, ma certo è che aver indicato su una di queste le calorie per ogni singolo vino è stata una scelta quantomeno discutibile che non poteva non scatenare il caos.

Il fatto è riportato da The Drink Business e la polemica è nata, ovviamente, negli Stati Uniti. Un vero e proprio allarme sui social quello scaturito dalla pubblicazione della Carta dei vini di Morton’s anche perché il contenuto calorico lo hanno messo in correlazione al Paese di provenienza del vino.

Una carta dei vini in cui per ogni Paese un calice ha un tot di calorie: la polemica è servita

Mentre in tutta Europa e oltre si discute delle famose etichette con le calorie che hanno visto una vera e propria alzata di scudi contro l’Irlanda dove diventeranno realtà, in America qualcuno ha pensato bene di mettere le calorie del vino direttamente sulla Carta.

Calcolarle le calorie del vino tra l’altro, dicono gli esperti, non è mica così facile.

A mostrarla su Twitter è stato Mike Ratcliffe, proprietario della cantina Vilafontè Di Stellenbosh ed è così che si è “scoperto” che secondo la Carta della steakehouse le calorie andavano dalle 600 dei rossi spagnoli, portoghesi e sudafricani (uno dei quali proprio di Vilafonté) alle 610 per l’Andipodean Shiraz e il Cabernet Sauvignon.

La geografia può certo influenzare la presenza di zucchero in un calice, ma siamo sicuri che Paese che vai…caloria che trovi?

Certo, viene spiegato, c’è una logica nella dislocazione geografica e la relazione con le calorie. In generale, infatti, nei climi caldi si producono uve con più zucchero e dunque con più alcol con la fermentazione e per questo risulteranno più calorici.

E’ pur vero però che le zone climatiche in un Paese possono essere diverse e anche l’annata può far la differenza. Dunque, questa la polemica, etichettare il vino di un Paese con un tot di calorie in base a considerazioni generali non avrebbe molto senso e dare un valore unico altrettanto complesso. Ecco perché Ratcliffe nel suo Tweet si chiedeva se dunque tutti i vini sudafricani avrebbero avuto lo stesso apporto calorico.

Al di là del giusto o sbagliato a volte sarebbe cosa buona e giusta ricordarsi che un calice di vino è un piacere e goderselo lo si dovrebbe fare senza troppi pensieri!

Questo quanto avvenuto. Si può essere o non essere d’accordo certo. D’altra parte quello delle calorie del vino che ha sempre aperto dibattiti. Persino la ricerca si è dedicata a capire quante calorie contiene un calice, quanto ci vuole per smaltirle e così via.

Non di meno c’è un dibattito ben più serio che è quello degli Alert in etichetta in cui il mondo dell’enologia vede una criminalizzazione e soprattutto l’incapacità di distinguere il piacere di bere dall’abuso di alcol.

Non sta a noi dare una risposta, ma una riflessione sentiamo di poterla fare. Il vino è un piacere non di certo un abuso (comunque non dovrebbe esserlo perché siamo fuori dalla sfera del puro piacere), perché chiedersi quante calorie contiene un bicchiere di vino se a fine giornata, nel corso di una cena tra amici, in un momento qualsiasi in cui abbiamo voglia di goderne, vogliamo solo ritagliarci un momento di puro relax? A volte si ha solo bisogno di viverlo un momento senza farsi troppe domande, senza farsi troppi problemi e senza troppi sensi di colpa e se proprio di questi non possiamo fare a meno, una passeggiata per smaltire non ce la nega nessuno.