Dimmi cosa coltivi e ti dirò…che cosa bevi! A giugno 2016 l’Uiv aveva reso noti i dati sui vitigni italiani. O meglio su cosa cresce di più in vigna e il risultato era stato chiarissimo: la bacca bianca ha avuto un vero e proprio exploit. Meno di un anno dopo il calice lo conferma: i vini bianchi crescono ad un ritmo incredibile. Merito del boom Prosecco? In parte, ma non è quello a fare la differenza. L’etichetta di vino “estivo”, il bianco se l’è definitivamente scrollata di dosso. Ora è un vino per tutte le stagioni. 

Il punto è stato fatto su WineNews che ha elaborato i dati sulle coltivazioni e quelli sui consumo per conto di Vinitaly. E quello che ne è venuto fuori è, in un certo senso, un cambiamento epocale per un Paese, l’Italia, che ha fatto dei suoi grandi rossi un vero e proprio brand di riconoscimento dell’eccellenza Made in Italy.

 

vino bianco consumi

 

Vino bianco: l’appeal in continua crescita non è frutto del caso

Cambia il modello culturale in Italia. Cambia, di conseguenza, il rapporto con l’alcol. Il punto di vista da cui guardare alle nuove tendenze non è soltanto quello del gusto. Certamente questo ha un’importanza primaria, ma con i modelli “salutistici” sempre più diffusi a cambiare è anche il rapporto con le etichette. Meno alcol meno zuccheri. Questo è il ragionamento cui si lega la preferenza per vini facilmente fruibili e facilmente abbinabili ai nuovi gusti alimentari che vanno dal vegetale/vegano fino all’esotico con la cucina orientale sempre più presente sulle tavole degli italiani.

 

Una tendenza che ha portato anche ad un dibattito sulla volontà dell’Europa di mettere in etichetta persino le calorie. Cosa che non piace ai più, ma che alcuni consumatori al contrario non disdegnerebbero. 

 

Vino bianco: i calici preferiti e il boom dei consumi

Che si preferiscano i bianchi lo confermano gli addetti ai lavori: le enoteche. Non solo Prosecco. Sì, la sua crescita esponenziale ha certamente un peso, ma quando parliamo di vini bianchi parliamo più spesso di vini fermi. E sono loro quelli che continuano a conquistare palati. Negli ultimi anni la preferenza è ricaduta su vini come il Traminer che resta quello più richiesto; i bianchi friulani e siciliani; il Soave veneto, il Verdicchio marchigiano e il Pecorino abruzzese. Si fanno sempre più largo anche i bianchi campani: Greco e Falanghina. Ma ad aver avuto un notevole incremento nelle richieste e nei consumi è stato il Pinot Grigio

Impossibile non negare che proprio questa crescita ha portato, nel tempo, all’idea e ora alla concreta nascita della grande Doc che tanto ha fatto e ancora fa discutere.

Profumo e sapore sono quello che si cerca nei bianchi…e non più soltanto in estate! Il vino bianco avrà anche un’etichetta che attira, ma la sua, quella che per decenni gli è stata letteralmente appiccicata addosso, non ha più ragione di esistere. Il bianco si sceglie tutto l’anno. Secondo l’Istat i bianchi sono cresciuti del 22% in termini di produzione. Sono 25,6 milioni gli ettolitri consumati. Il 18% rispetto a quella che era la media storica di 21,7 milioni. 

E nell’export il dato si conferma. Nel primo semestre del 2016 i Dop bianchi erano cresciuto molto più degli Igp facendo registrare un +17% a scapito del -11% dei vini bianchi ad Indicazione Geografica Protetta. Calo che non ha comunque intaccato la loro supremazia nelle performance all’estero.

 

Vino bianco: la vigna aveva già dato la sua sentenza

D’altra parte di dati Uiv dell’anno scorso lo avevano detto: è boom per la bacca bianca. Se è vero che la Glera, l’uva del Prosecco, era quella che da subito aveva fatto registrare un’impennata notevole con il 35,4% di vigna in più destinata alla sua coltivazione già nel 2015, il Pinot Grigio, in termini di crescita, aveva fatto anche di più con un +41,8%.

Un buon risultato era arrivato ance dal Vermentino e lo Chardonnay. Ad oggi l’unico rosso a salire sembra essere il Syrah. Nel complesso, però, i vitigni bianchi occupano il 57% della produzione contro il 43% dei terreni destinati alla bacca rossa.

Un amore che si traduce anche nel recupero di patrimoni che abbiamo rischiato di dimenticare così come sta fortunatamente accadendo per vitigni quali ad esempio la Spergola e la Bianchetta genovese