L'indagine curata da Roberta Garibaldi ci dice ancora una volta che l'Italia ha un potenziale ancora in gran parte inespresso, ma cambiamenti in termini di svolta digitale, innovativa e nell'ottica della sostenibilità c'è e il settore ha tenuto la crisi determinata dal covid

L’Italia in tema turismo enogastronomico può e deve fare molto di più. Ancora una volta il Rapporto sul Turismo Enograstronomico di Roberta Garibaldi ci parla di un Paese dal grande potenziale inespresso sebbene, e questo va sottolineato, capace di essere resiliente alla crisi determinata dalla pandemia e il digitale, così come innovazione e sostenibilità, iniziano (finalmente) a fare la differenza.

 

Turismo enogastronomico, ecco i numeri su cui l’Italia può contare con il bio che continua a crescere e si fa sempre più attrattore

Partiamo dai numeri dell’enogastronomia italiana che ne fanno leader a livello europeo. Il Paese resta quello con il maggior numero di prodotti certificati (Ig): sono 814 (315 agroalimentari e 526 vini) con una crescita costante negli ultimi anni (76 le registrazioni tra i prodotti agroalimentari e 8 tra quelli vitivinicoli dal 2011 ad oggi).

Non solo grande ricchezza, ma una ricchezza ben distribuita che non taglia fuori nessuna regione del Bel Paese. Su tutti resta l’Emilia Romagna, seguita da Sicilia e Veneto. Nei vini il primato delle certificazioni è in Piemonte (59), con la Toscana che è appena dietro (58) e il Veneto a breve distanza (23).

In termini economici il valore delle produzioni certificate nel 2020 ha toccato i 16,6 miliardi e nonostante la pandemia nel 2020 il calo è stato “solo” del 2 per cento.

Tra i dati da rilveare anche l’aumento della produzione biologica. Nel 2020 si contavano oltre 2milioni di ettari di produzione bio che vedono impegnate 71mila aziende. Numeri in costante crescita dal 2010 ad oggi anche questi.

 

C’è tanto da fare ma nel turismo enogastronomico qualche cambiamento nel rapporto con il digitale finalmente si concretizza e i risultati si vedono

La novità di quest’anno è il digitale. La ripresa nel turismo enogastronomico, dice il rapporto, si sta registrando e nel 2021 le tracce digitali lasciate dagli utenti tra post, recensioni e tutto ciò che sul web è possibile fare, sono aumentate dell’1,2 per cento rispetto al 2020 come risulta dai dati rilevati anche grazie a The data appeal company.

Il tema enogastronomico è centrale nei discorsi online di italiani e stranieri. Nel quadro complesso un quinto delle tracce della ricettività, si legge nel documento, e un quarto di quelle relativi alla ristorazione sono riconducibili a questo tema. A parlare della nostra enogastronomia online, e questa è una gran bella notizia, sono soprattutto gli stranieri. E nel 2021 il loro ritorno, nonostante le restrizioni, c’è stato. A scegliere l’Italia e la sua enogastronomia sono stati soprattutto britannici, americani, australiani e tedeschi.

Anche il riscontro è positivo e ad amarci di più, sempre online, sono americani e australiani con bed & breakfast e agriturismi particolarmente apprezzati. Dato questo che dimostra come il turismo esperenziale e che permette di godere della natura, piace e tanto. E punteggi alti li fanno registrare anche pizzerie, ristoranti e gastropub.

 

“Svecchiare” i musei del gusto: piacciono, ma con il digitale grande attrattiva per il turismo enogastronomico

C’è un altro primato in Italia: quello dei Musei del Gusto. Sono 129 nel Bel Paese più di qualsiasi altro Stato europeo. Un museo di rilevanza però non c’è e questo potrebbe essere uno di quegli elementi capace di accrescere le presenze turistiche di settore. Non solo. L’idea di museo deve cambiare e il digitale, in questo senso, può avere a sua volta un peso importante. Oggi, infatti, solo 36 dei 129 esistenti hanno un sito e consentono la visita virtuale. Avere questi strumenti base sarebbe invece importantissimo per far sì che, guardando on line, venga voglia di visitare i luoghi offline!

 

La pandemia ha avuto effetti pesanti, ma nonostante tutto il settore della ristorazione “ha tenuto botta” e le prenotazioni ora “ibride” tornano a crescere

Tra le buone notizie anche la ripresa del settore ristorazione, quello che più di tutti ha pagato le coneguenze della pandemia. Secondo i dati della piattaforma TheFork, le prenotazioni nel 2022 sono già l’11% in più rispetto all’anno scorso e a tornare a mangiare fuori sono soprattutto i residenti cosa che, a dispetto di quanto si possa pensare, è un dato molto positivo. Vuol dire che sui territori l’economia sta ripartendo.

Nel 2021 erano 339mila le imprese di ristorazione attive e sebbene il saldo negativo tra nuove imprese e cessazioni ci sia e il calo di fatturato sia stato inevitabile, quell’un per cento in più di crescita che si registra oggi è un bel segnale. Un segnale che, tra l’altro, fa il paio con l’innovazione perché “ibrido” oggi è bello. Non solo sala insomma, ma delivery, degustazioni digitali e video ricette hanno conquistato durante la pandemia e continuano a piacere.

Restano in tema abbiamo accennato a come gli agriturismi crescano nelle preferenze dei turisti. La natura piace e infatti nel 2019-2020, in piena pandemia, le aziende agrituristiche sono andate controtendenza aumentando del due per cento. E a piacere di più sono quelli che offrono attività all’aria aperta (+10%) e degustazioni (+8%). E questo nonostante l’assenza degli stranieri che, durante il covid, non hanno (ovviamente) viaggiato granché.

 

Da sottolineare…

….il fatto che il vino abbia avuto il suo peso. Nel 2021, infatti, oltre ad essere cresciuto del 2 per cento il numero delle aziende che coltivano uva da vino, il 6 per cento delle prenotazioni effettuate su Tripadvisor con destinazione Italia hanno riguardato degustazioni e tour in cantina.

 

Il rapporto sul turismo enogastronomico ancora una volta ci regala la fotografia di un’Italia con un potenziale unico, ma c’è ancora troppo di inespresso

Sono tanti gli aspetti indagati nel Rapporto che andrebbero approfonditi, ma già quelli presi in esame ci dicono come l’Italia sia un Paese capace di offrire possibilità infinite e che sì, la resilienza il settore l’ha dimostrata, ma che tanto potenziale è ancora inespresso. Ed è così da anni. Certo la pandemia che tanti problemi ha portato e tante conseguenza ha determinato, si è rivelata anche una finestra sull’innovazione, a cominciare dal digitale, e l’attenzione alla sostenibilità come dimostrano i dati relativi al bio.

 

Le strade del vino e i sapori…quando la svolta?

E che naturale piace lo dicono la crescita delle presenze enoturistiche negli agriturismi. Le pecche non mancano, a dirla tutta e tra i tanti problemi rilevati ce n’è anche un altro cui non si riesce a dare una soluzione concreta: la valorizzazione delle strade del vino e dei sapori.

Non c’è mai stata una reale indagine capace di darne contezza. Ci sono quelle che funzionano e quelle che esistono, ma è come se non esistessero. Eppure sono percorsi adatti alle due ruote, chi ama il trekking e chiunque voglia godersi bellezza, gusto e natura. Rappresentano la sostenibilità, ma valorizzarle vuol dire investirci. Una cosa che spetta al settore pubblico che deve sostenere i territori.

Servono mappe digitali che ci dicano quali sono i punti di interesse, cantine incluse, che ci indichino dove fermarci a mangiare o a dormire. Insomma questo è un patrimonio oggi troppo dispersivo, ma che non va disperso: il turismo enogastronomico in Italia va potenziato.

 

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