Che succede se il Verdicchio incontra la canapa? che nasce Canavì! L'esperimento di un enologo e un coltivatore di cannabis è stato imbottigliato nelle Marche e punta ai mercati. Stupiti? Non è il caso, negli Usa c'è già anche il sommelier ad hoc

Quando il Verdicchio incontra la Cannabis nasce il primo vino che, solo per legge, proprio vino non è . Un gioco di parole necessario per spiegare il risultato dell’incontro di Alessio Amatori e Simone Schiaffino. Il primo è un coltivatore jesino di canapa che le sue piante le cura in 30 ettari di terreno a Cingoli. Il secondo è l’enologo di casa Monte Schiavo. E’ nato così Canavì.

 

vino non vino cannabis

 

‘Vino non vino’: nelle Marche il primo esperimento europeo che cerca spazio nel mercato

 

L’idea è venuta a Schiaffino, l’enologo e ad ispirarlo sono stati gli Stati Uniti. Qui, infatti, il prodotto già si produce. L’amicizia è stato il secondo ingrediente. La proposta, solo apparentemente bizzarra, è stata fatta, e il risultato è stato il primo “vino non vino” alla cannabis d’Europa. Dieci giorni di esperimenti et voilà, la combinazione giusta è stata trovata. Lo stretto legame parentale della cannabis con il luppolo gli regala sentori amari, di erba. Il mix con l’autoctono marchigiano, il Verdicchio, che al naso richiama la frutta matura e che si distingue per la sua freschezza, ha dunque portato alla creazione di un prodotto capace di abbinarsi a carne, salumi, formaggi, pizza e formaggi erborinati. Sdoganando definitivamente (se ancora ce ne fosse bisogno) che il bianco si beve solo col pesce.

Nella birra già viene utilizzata e in Trentino alcuni produttori l’aggiungono alla grappa, ma è la prima volta che la canapa finisce dentro un vino rendendolo aromatizzato.

Per legge, accennavamo, non si può parlare di vino, ma di bevanda aromatizzata a base di vino Verdicchio e canapa sì, come autorizzato anche dall’Istituto Marchigiano di Tutela dei Vini. Il principio attivo della cannabis, in Italia legale allo 0,6%, è qui ampiamente sotto la soglia: appena lo 0,4%. Solo 1.200 le bottiglie per ora e la distribuzione è già iniziata.

“Al momento – ha spiegato Amatori – lo abbiamo fatto degustare ad alcune enoteche che sono rimaste soddisfatte e lo hanno ordinato”. L’anno prossimo le prospettive potrebbero già essere più ambiziose.

 

‘Vino non  vino’: negli Usa è già un connubio che fa rima con business

 

Non è un caso che l’idea si arrivata guardando gli Stati Uniti. Non solo il vino alla cannabis qui è già una realtà, almeno lì dove l’uso è consentito, ma si è già andati oltre ed è addirittura nato il sommelier della cannabis. Una persona che, al vino, abbina…l’erba giusta! Sì avete capito proprio bene. Accanto ai vigneti, sempre più spesso, appaiano coltivazioni di canapa tanto che si è provato a lanciare anche un allarme quasi si tema possa prendere il sopravvento. E il mercato viaggia alla grande.

Testimonial, diciamo così, è un ristorante del Colorado. Quello dove il sommelier della cannabis c’è per davvero. Parliamo del Bud & Breakfasto di Denver. Inutile dirvi che il giro d’affari è pazzesco. La struttura è sempre piena dall’ora dell’aperitivo (cioè le 16.30) in poi. Dall’apertura ha già guadangato un milione di dollari grazie al suo alberto pot-friendly. E non è solo per giovani. Anche gli ottantenni non disdegnano farsi consigliare l’erba da abbinare al vino.

Il ‘fumatore gourmet’ Philip Wolf che qui è ovviamente il sommelier della cannabis, d’altra parte lo afferma con certezza: “la cannabis, dal punto di vista di un intenditore, ha le stesse qualità del vino”. Il resto è questione di abbinamenti!