Se esistessero ancora degli scettici sappiate che i social media sono davvero un grande motore per l’export del vino Made in Italy. Lo afferma l’analisi realizzata e appena pubblicata da 3rdPlace per conto di Vinventions. Su tutti, infatti, c’è il Prosecco e sappiamo bene che per il vino Veneto gli ultimi anni sono stati un crescendo continuo. Merito certamente della qualità, ma la comunicazione è un elemento essenziale perché questa conquisti i mercati. E anche in casa la sua ascesa è inarrestabile tanto che dei 68 milioni di bottiglie con cui quest’anno brinderemo durante le festività natalizie, la gran parte porterà proprio il nome Prosecco in etichetta.

L’azienda specializzata nello sviluppo della Digital Intelligence, la 3rdPlace appunto, ha dunque condotto la sua analisi cercando di scattare una fotografia tale da permettere ai professionisti del settore di comprendere il comportamento dei consumatori al moento dell’acquisto nel mondo, e supportarli nella definizione delle azioni di marketing più idonee all’ottenimento di risultati concreti e duraturi. Un’analisi capillare frutto dell’interpretazione degli Opena Data. Ecco cosa ne è venuto fuori.

 

La socialità del vino: il “Made in Italy” è un brand che piace, ma le poche strategie di marketing non lo valorizzano

 

socialità del vino marketing

 

Un anno di studio fatto sui canali digitali e concentratosi proprio sui principali socialnetowrk. Nell’analisi svolta, infatti, protagonisti sono stati Facebook, Twitter, YouTube e Instagram e i loro contenuti in lingua inglese, oltre agli aggregatori, i blog, i forum, i siti di e-commerce e le App. Un milione di rilevazioni che non hanno però trovato un così grande corrispettivo nell’interazione. Solo il 7% infatti le menzioni specifiche. Questo significa che dal punto di vista delle azioni di marketing e di promozione del comparto per intero, si è fatto molto meno di quanto era possibile fare. Discorso diverso se si parla di Social Reputation. Made in Italy è già di per sé una garanzia e il fatto che la sua reputazione sia percepita come positiva dal 68% degli utenti, vuol dire che se il marketing fosse in grado di supportarlo nel modo giusto le possibilità di crescita aumenterebbero in modo esponenziale.

 

Il Prosecco è il vino più social. Con lui i “soliti noti”. Perché non sappiamo parlare la lingua comune della nostra grande biodiversità?

 

Quattro i mercati esteri considerati dall’analisi (Usa, Gran Bretagna, Germania e Cina) e una certezza: il Prosecco Valdobbiadene è quello che ha ottenuto il maggior numero di menzioni (25% del totale). Seguono altri grandi nomi dei vini italiani. Parliamo di Barolo (13%), Chianti (11%) e Franciacorta (6%). Non abbastanza, ma pur sempre qualcosa. Dispiace constatare che nonostante la grande biodiversità e la varietà enologica fatta di grande eccellenza che costella il nostro Paese da Nord a Sud siano solo “i soliti noti” ad attrarre nel mondo digitale. Qualcosa nel marketing e la comunicazione, insomma, proprio non va. Sì, sotto Natale le menzioni tendono ad aumentare così come la ricerca del prodotto da consumare o regalare, ma lo stretto range di crescita negli acquisti non determina di certo un asset costante e significativo.

A fare il quadro della situazione è Claudio Zamboni, Co-founder e PArtner di 3rdPlace. “Le vendite di vino in Italia e nei Paesi in cui è più conosciuto ed apprezzato – ha affermato – hanno enormi potenzialità di crescita. E’ fondamentale che tutti gli operatori, in maniera aggregata o attraverso singole azioni di promozione digitale, si rendano consapevoli di questi dati. Solo chi saprà interpretare correttamente i segnali provenienti dagli Open Data potrà vincere in un mercato estremamente competitivo come quello del vino”.

 

La socialità del vino: i segnali sono chiari…con i millennials ci vuole una buona comunicazione! Sono loro quelli su cui puntare per ampliare i mercati

 

socialità del vino millennials

 

Tra i segnali da captare, nonostante il suggerimento sia ormai arrivato anni fa, è quello relativo alla conquista dei millennials. Sì, i nonni digitali esistono e acquistano vino, ma il mondo del web è una prerogativa dei millennials oggi e i nativi digitali iniziano a crescere e saranno loro a rappresentare il mercato del futuro. La conferma arriva, ancora una volta, dai Big Data. Ad acquistare di più e utilizzare keywords associabili e “vino made in Italy” sono in primis i maschi di età compresa tra i 35 e i 45 anni (38%) e, subito dopo, propro i Millennials, cioè i giovani sotto i 35 anni (30%).

Foto, abbinamenti, consigli per un viaggio in Italia a tema e menzioni sono le attività preferite dal 60% di loro e dimostrano quanto gli influencer possano orientare gli acquisti e quanto le loro figure diventino sempre più figure chiave in questo nuovo modo di comunicare. Su tutti Twitter e Instagram che con il rispettivo 29% e 21%, coprono il 50% delle menzioni totali analizzate. A Facebook, YouTube e gli altri social il resto della torta.

 

Sapersi digitalizzare non è solo un bene per l’immagine. Gli acquisti online aumentano se si sa come esserne protagonisti

 

La “socialità” non è una comunicazione fine a se stessa. Non è solo un guardare, condividere, commentare e “mipiacare” (ce lo passeranno come neologismo?). E’ molto di più. Sì perché se è vero che il vino si continua ad acquistare ancora nei negozi specializzati, il web si è preso una bella fetta del mercato. Il 30% degli acquirenti, infatti, sceglie l’online, riconoscendo l’e-commerce come un motore decisamente funzionante.

Infine la scelta. I giovani sono meno legati al tradizionale. Cambiare, provare e sperimentare, per loro, è un piacere nel gusto, ma anche nella forma. Anche il packaging, insomma, fa la differenza tanto che se da una parte molti studi hanno dimostrato come il sughero resti di un fascino inimitabile, per loro aprire vini con tappi a vite o in vetro, non fa alcuna differenza. Per loro qualità e innovazione sono le parole chiave.