Il 20 e il 21 febbraio l'appuntamento con l'Anteprima del rosso simbolo dell'Umbria. Una storia "vecchia" almeno 400 anni fatta di mistero, leggenda e lungimiranza

Per chi crede nella cabala questo, per il Sagrantino di Montefalco sarà un anno fortunato. Per chi non ci crede lo sarà per la straordinarietà di questo vitigno che, protagonista della storia fino al declino, negli ultimi 25 anni ha visto non solo la sua rinascita, ma anche la sua affermazione. Venticinque anni dalla nascita della Doc, venticinque le altre varietà di rossi presenti sul territorio, “25 anni” il nome del Sagrantino Caprai che nel 1993 ottenne, per primo, un riconoscimento in una degustazione professionale. Da allora i Tre Calici del Gambero Rosso non sono mai mancati a questo vino che ad Arnaldo Caprai deve la sua riscoperta. Alla sua famiglia il proseguo di un’attività che oggi, con altri valorosi produttori che in questo vitigno hanno creduto, è l’ossatura enologica di una regione: l’Umbria.

Tutto pronto per l’Anteprima del Sagrantino che per il suo 25esimo compleanno si prepara ad una due giorni, il 20 e il 21 febbraio, di gran gusto: in ogni senso!

 

Sagrantino di Montefalco: degustazioni, dibattiti e riconoscimenti. L’appuntamento è per il 20 e il 21 febbraio

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Febbraio mese di anteprime. Messe da parte quella dell’Amarone e la settimana dedicata al vino toscano con il Chianti a dilettare anche i winelovers, è l’Umbria a prepararsi per due giorni di degustazione e non solo. Un’edizione speciale la terza dell’Anteprima del Sagrantino di Montefalco che festeggia i suoi “primi” 25 anni. Intesi come riconoscimento ufficiale perché la sua storia è molto più antica.

Sembra che la doppia formula degli eventi creati per coinvolgere sia gli addetti ai lavori che gli enoappassionati funzioni. E così sarà anche per l’appuntamento di Montefalco. Con delle belle novità. 

 

31 aziende, 200 etichette e per gli operatori il pranzo è con il produttore

E’ questa una delle novità della terza edizione dell’Anteprima Sagrantino: il “Sagrantino&Food – A pranzo con il produttore”. Evento pensato nell’ambito di tutte le iniziative che caratterizzeranno  le due giornate e che porterà in tavola oltre ai vini anche i prodotti gastornomici regionali. Saranno 31 le cantine presenti con 200 etichette e alcuni momenti per gli operatori del settore saranno organizzati nelle cantine stesse. I momenti di Wine Tasting si terranno nella Sala Consiliare del Comune. Tra approfondimenti e incontri sarà presentata l’annata 2013 del Motefalco Sagrantino Docg dolce e passito. Da non perdere certamente la speciale degustazione Sagrantino Vintage con nei calici l’annata 2007.

Per tutti gli assaggi saranno nel Chiostro di Sant’Agostino. Sarà questo, per due giorni, il banco d’assaggio anche di Montefalco Rosso Doc 2015 e Montefalco Rosso Riserva 2014. 

 

Competizioni e riconoscimenti

Tre concorsi, tre competizioni, tre riconoscimenti. Sarà premiata l’etichetta d’autore 2013 realizzata dal miglior fumettista che ha presentato il suo lavoro interpretando al meglio il Sagrantino Docg. L’opera vincitrice diventerà l’etichetta celebrativa dell’annata 2013.

Saranno invece gli chef i protagonisti di Sagrantino nel Piatto: a loro il compito di creare una portata dove proprio il Sagrantino dev’essere protagonista.

Certamente il più atteso il Gran Premio del Sagrantino: la sfida dei Sommelier. Giunta alla nona edizione la competizione vedrà sfidarsi a colpi di calice 15 sommelier. I migliori tre competeranno in pubblico per aggiudicarsi le borse di studio istituite dal Consorzio per sviluppare la conoscenza tecnica dei vini prodotti nell’area di Montefalco. La sfida sarà a 360 gradi: dalle Carte dei Vini, agli abbinamenti oltre che, ovviamente, le degustazioni.

 

Sagrantino di Montefalco: finalmente i bianchi e con loro la mappatura della denominazione

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Venticinque anni da incorniciare. Il Sagrantino farà da sfondo anche alla nuova famiglia dei bianchi di Montefalco. Nuove perché le denominazioni sono state modificate nel 2016. Parliamo del Montefalco Grechetto e Montefalco Bianco Doc. Il loro ingresso sarà accompagnato da un regalo che la Docg ha voluto farsi per questo anniversario: la mappa del Montefalco Sagrantino Docg che entrerà a far parte de “I Cru di Enogea” con le immagini di Alessandro Masnaghetti. Un vero vademecum per tutti gli appassionati di vino in cui il Sagrantino ha giustamente trovato il posto che gli spettava. 

 

Sagrantino di Montefalco: una storia lunga almeno 400 anni

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Quella del Sagrantino è una storia antica. Ben più antica degli anni che gli si attribuiscono probabilmente, ma è solo nel XVI secolo che il nome “Sagrantino” fa la sua comparsa. Certo è che questo vitigno ha un che di magico. Per qualcuno è l’Itriola di cui parla già Plinio il Vecchio. Dubbi sul fatto che il legame con la vite in questo territorio avesse radici antiche non ve ne sono. Un vino dolce fino al secolo appena lasciato che è stato poi riscoperto nella sua versione secca trasformandolo, in meno di trent’anni appunto, in una vera e propria eccellenza.

 

Autoctono o importato? L’origine del nome è l’altro mistero

Le teorie sono svariate. La genetica ha alla fine dedotto che non ci sono legami con altri vitigni, almeno non conosciuti. Cosa che spinge a pensare che il Sagrantino di Montefalco sia autoctono. Secondo molti però in Umbria sarebbero arrivate grazie ai frati francescani. Nel 1452 a Camaiano, a due passi da Montefalco, si tenne il Capitolo Generale del Terzo Ordine francescano. Comunità fondata da Angelo Clareno noto come quello dei fraticelli di povera vita. I monaci arrivarono da ogni parte del mondo e si ipotizza che qualcuno di questi, magari arrivato dall’Asia Minore avesse portato con sé la vite del Sagrantino. 

Un’altra teoria è quella legata al monastero di San Leonardo che ospitava un’ospedale. Sarebbero stati i pellegrini, che portavano con sé beni della terra in segno di ringraziamento, a fare arrivare il vitigno sul posto. Di certo c’è che il nome Sagrantino appare per la prima volta nel 1549 su un documento scritto. Sul suo nome però il mistero è ancor più fitto. L’ipotesi più gettonata, ma meno credibile, è quella del legame con la sacralità e l’ipotesi francescana appunto. Ma ad oggi non vi è alcuna certezza al riguardo. 

Ciò che più affascina è che questo vitigno, coltivato solo in 5 Comuni umbri, a Montefalco, nota come la “ringhiera dell’Umbria, era presente all’interno della città fortificata. Una tradizione tarda per molti altri vitigni, ma che nell’anno mille qui era già consueta. 

 

La protezione della vite a costo della vita

Il Sagrantino ha vissuto epoche d’oro. E il paesaggio umbro è uno di quelli che, con le sue vigne, incanta. A Montefalco il vino era decisamente “sacro”. Non solo perché nel 1451 Benozzo Gozzoli affrescò l’abside dei francescani nella chiesa che oggi è museo civico, dipingendo una bottiglia di vino rosso sulla mensa del cavaliere da Celano negli affreschi dedicati alla vita di San Francesco (bottiglia che si ipotizza proprio di Sagrantino), ma anche proprio nel senso stesso di protezione della vita.

Il suo è forse il disciplinare più antico della storia. I produttori che non possedevano vigne di proprietà ma che mettevano in comune il proprio raccolto venivano puniti alla stregua dei ladri nel XIV secolo, mentre nel XVII le pene si inasprirono tanto che, se sorpresi a tagliare una vite di proprietà altrui, si era puniti con la morte.

Fu tra l’altro nel XVI secolo che si decretò con ordinanza comunale il periodo della vendemmia. L’ennesima dimostrazione del forte legame del territorio con la vite. Così forte che ancora oggi i tempi sono quelli e la Confraternita del Sagrantino inaugura la vendemmia leggendo l’antico testo. 

 

Sagrantino di Montefalco: il boom economico ne segna il tracollo. La lungimiranza il roseo futuro

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Un’escalation in positivo per tutti i vini di Montefalco fino agli anni ’60. Il periodo del boom economico, come abbiamo visto per altri vitigni a partire dal Cesenese d’Affile, è stato difficile per le eccellenze. La prospettiva dei vitigni più redditizi ha conquistato tutti. Compresi i produttori di Sagrantino. Basti pensare che questo vitigno ha rischiato letteralmente di sparire. Agli inizi degli anni ’70 erano solo 60 gli ettari coltivati a Sagrantino.

Qualcuno però lo aveva compreso il potenziale di questo vitigno destinato ad un vino dolce decisamente unico. Era Arnaldo Caprai. Quando tutti, o quasi, si indirizzavano verso i vitigni più famosi, lui nel 1971 acquistò 42 ettari di vigneto a Montefalco. Lui che, tra l’altro non era un vignaiolo, ma un imprenditore tessile. Sette anni dopo arrivò la Doc. Nell’81 il Consorzio. Nell’88 il figlio Marco prese le redini dell’azienda e riuscì a farne un’eccellenza oggi simbolo di questo vino.

Arnaldo Caprai fu d’esempio per alcuni viticoltori che lo seguirono in questa riscoperta. Oggi il Sagrantino è il vino simbolo di questo territorio che di ettari coltivati ne conta ben 600 con il riconoscimento Docg arrivato nel 1992.

L’Anteprima del Sagrantino è un’esperienza che un winelovers dovrebbe fare. In alternativa, per scoprirlo, si possono sempre percorrere i suoi 27 sentieri!

 

Crediti fotografici: prima e quarta foto Flickr CC – Michela Simoncini. Seconda foto Flickr CC – Marcovaleriof