Isema: Italia e Francia detengono 2/3 del patrimonio europeo. Dop e Igp fanno sempre più la differenza nel mondo del vino e i dati, in crescita, lo confermano. Ma il potenziale è ancora tanto e si può fare molto di più!

La denominazione fa la differenza. L’Ismea, all’Italia, lo aveva già detto a febbraio. Oggi lo conferma ribadendo la leadership italiana in termini numerici, ma quella francese in termini di valore. Questa volta la fotografia è stata scattata all’Europa intera ribadendo il “peso” che nella viticoltura il Vecchio Continente ha ancora oggi con proprio Italia e Francia a fare le vedi di tutte le Nazioni che ne fanno parte: 28 per la precisione visto che, ad oggi, il Regno Unito è ancora incluso.

Sono 1.582 i vini ad indicazione geografica in Europa: 1.144 Dop e 438 Igp. Due terzi se li dividino Italia e Spagna con il nostro Paese che, con i suoi 526 si piazza nettamente sopra la Francia che può comunque vantarne 432. Segue, a distanza, la Grecia con i suoi 147. A ben guardare però un risultato notevole se si considera la poca produttività di questo Paese che tra l’altro ha più vini a denominazione dell’altro big europeo: la Spagna che ne conta 131. Un motore economico incredibile che continua a crescere, ma che, tuttavia, in molti casi rende meno del suo potenziale a dimostrazione di quanto ancora ci sia da fare per far sì che i numeri diventino ancor più significativi.

 

L’Europa del vino è a indicazione geografica: con le denominazioni crescono valore, prezzo e export

 

indicazione geografica vigneto ismea

“I vini a denominazione europei sono più forti che mai”. Ad affermarlo è stato Bernard Fages, presidente dello’Efow (European Federation of Origini Wines). E’ così che ha così commentato a Bruxelles i dati Ismea presentati in occasione del “Primo congresso europeo dei vini a indicazione geografica”. Come ha ben sottolineato Fages a renderci unici nel panorama mondiale è la diversità, o meglio sarebbe dire biodiversità, che tuttavia rappresenta proprio quell’elemento di unità della viticoltura europea.

Un panorama in cui proprio Italia e Francia fanno la differenza. Soprattutto in Italia. Il valore delle produzioni atte a divenire Dop e Igp tra il 2015 e il 2016 è lievemente cresciuto in Italia infatti, passando da 10,7 a 10,8 miliardi e scedo in Francia da 25,2 a 24,7 miliardi. La ripartizione del valore del vino atto a divenire Ig nella Ue ha visto l’Italia crescere ancora passando dal 21,9% al 22,5% e sì dimunire quella francese, ma di così poco da non aver intaccato minimamente la sua leadership. Ancora adesso infatti la sua percentuale è del 51,2%, un dato ad oggi irragiungibile per chiunque.

Non solo. Nel territorio europeo ad aumentare sono state anche le superfici vitate destinate alla produzione di vini a denominazione. Dall’81,9% del 2012 si è passati infatti all’83,2% del 2016 con un aumento dei prezzi medio dell’1% per le Dop e del 4% per i vini Igp. Numeri che si traducono, nell’incidenza suii mercati in un aumento conseguente pari al 63,4% (nel 2016 era i 62%). Va da sè che anche l’export ne ha beneficiato facendo registare un aumento annuo medio del 4,32%.

 

L’Europa del vino è a indicazione geografica: essere sempre vigili e, in Italia, esaltare le ‘piccole’ eccellenze

 

indicazione geografica uva

La situazione è dunque buona, ma non bisogna di certo stare a crogiolarsi. “Dobbiamo essere vigili – ha infatti sostenuto Fages -. Abbiamo tutti avuto modo di vedere come eventi metereologici recenti, e in certi casi ricorrenti, hanno influito negativamente sulle nostre regioni vitivinicole”. E l‘Italia ne è una della tante rappresentati visto che, quantitativamente, ha fatto registrare la peggior vendemmia dal dopoguerra ad oggi. “Tenendo a mente questo – ha sottolineato ancora il presidente Efow – dobbiamo continuare a focalizzarci sui vini di qualità e sul miglioramento della nostra competitività. Potremo così conservare il nostro posizionamento unico sul mercato. Il dialogo che abbiao avuto con i coltivatori, gli enoappassionati e i portatori di interesse dimostra che la politica europea sul vino ha un ruolo vitale del nostro settore”.

“Traiamo beneficio da strumenti specifici all’interno dell’attuale Pac – ha concluso -. E’ stata fondamentale per l’evoluzione positiva del settore vinicolo. Devono essere mantenuti e migliorati affinché questa storia di successo continui”.

E a questo proposito vale la pena ricordare uno degli elementi enfatizzati già a febbraio da Ismea se parliamo di Italia: stare attenti all’iperproduzione. Si rischierebbe di sminuire il ruolo di Dop e Igp. I prodotti di qualità delle aziende medio-piccole non vanno penalizzati. Ad oggi, per loro, piazzarsi sui mercati è complicato, ma senza di loro potremmo decretare la nostra autodistruzione. Rappresentano, infatti, il 75% dell’intero comparto. Un elemento su cui bisognerebbe riflettere e agire.