Sono loro a fare i grandi numeri con il vino che cresce, negli acquisti, più dell'alimentare. I produttori associati oggi hanno voglia di raccontarsi. Lo faranno il 25 e il 26 a novembre per una due giorni all'insegna del gusto, della biodiversità e dell'autoctonicità! Pronti per Vi.Vite?

Che siano bianche, rosse, rosate o effervescenti non importa: le Cooperative sono quelle che fanno la differenza. Parliamo ovviamente di quelle del vino. In Italia vale il 40% del fatturato e un terzo dell’export. I soci sono 148 mila, le cantine 490. Il fatturato complessivo di 4,3 miliardi di euro. L’export, di questa fetta, ne rappresenta 1 miliardo e 800 milioni. Tre delle cantine cooperative italiane sono tra le prime 4 cantine italiane. Dieci tra le prime venti. Oltre 6 bicchieri che approdano sulle nostre tavole arrivano proprio da loro. Insomma, nel vino, Cooperativa non solo è bella, ma funzionante e funzionale.

Lo dice il Censis che ha presentato i dati in occasione della presentazione della loro prima festa: quella di Vi.Vite. Evento promosso dall’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari che in città sbarcherà il 25 e il 26 novembre a Le Cavallerizze – Museo della Scienza e della Tecnolgia.

 

Le Cooperative sono realtà funzionanti e funzionali. Riempiono le nostre tavole, puntano sulla qualità e sono un simbolo di gusto e consapevolezza!

 

cooperative vino cassette-uva

 

Tra i dati Censi che abbiamo elencato all’inizio ne mancano alcuni. Ad esempio che i vini cooperativi rappresentano il 52% delle Dop e il 65% dell’Igp. Se si considera che finalmetne il consumo del vino è tornato a salire si può dire che buona parte del merito va anche a loro. Attualmente, infatti, il vino è tornato a deliziare 28 milioni di italiani. Numeri lontanissimi dal passato, ma, a dirla tutta, molto più consapevoli. E là dove c’è consapevolezza il fatto che ad apprezzare il buon bere, in termini di qualità e anche di consumo moderato, siano i millennials, fa ancor più piacere.

Se a ciò si aggiunge che secondo quanto riportato dal Censis i nostri giovani bevono meno, ma con più qualità a fronte di un Nord Europa dove prevalgono abuso e scarsa qualità, si può altresì affermare che, in Italia, le campagne di sensibilizzazione funzionano tanto quanto quelle delle aziende vitivinicole che, nella promozione dei loro prodotti, veicolano valori importanti e specifici.

Altro dato da considerato, quando si afferma il “potere” delle Cooperative, è che 9 italiani su 10 la qualità la trovano proprio nei vini di casa nostra. Insomma, quella delle Cooperative nel mondo del vino, è una realtà che funziona e fa numeri, ma che conosciamo troppo poco. Ecco perché ha deciso di raccontarsi con un evento tutto nuovo: Vi.Vite. Sabato 25 novembre e domenica 26, a Milano, ci saranno 62 delle 498 cantine cooperative italiane. Una piccola ma importanza rappresentanza di una realtà che rappresenta il 58% della produzione vinicola nazionale e dà occupazione a 9 mila persone.

 

Le Cooperative sono le rappresentanti del vino italiano perché sono il luogo d’incontro delle piccole realtà che si racconteranno, per la prima volta, nella due giorni milanese Vi.Vite!

 

cavallerizze

Ph: uno degli spazi de Le Cavallerizze (Museo della Sicenza e della tecnologia di Milano). Foto di Henrik Blomqvist presente sul sito de Le Cavallerizze

Sessantadue realtà quelle presenti a Milano.  Sessantadue realtà capaci di raccontare pienamente il valore delle realtà cooperative. A MIlano, infatti tra degustazioni, incontri e workshop ci saranno anche i big. Parliamo ad esempio di Cavit e Mezzacorona, dei Produttori di Valdobbiadene, della Cantina Valpolicalla Negrar, di Vitevis e Collis Veneto Wine Group. E ancora de La Marca, La cantina di Soave, Bolla (Gruppo Italiano Vini) a Cormons, Rauscedo e La Delizia.

L’elenco è lungo e tutte le realtà hanno voglia di raccontarsi. D’altra parte come ha giustamente sottolineato la coordinatrice del settore vitivinicolo dell’Alleanza delle Cooperative agroalimentari Ruenza Sant’Andrea “in Italia un racconto della vigna cooperativa non è mai stato fatto. nessuno ha mai raccontato come sia stato possibile che aziende agricole che posseggono in media due ettari abbiamo potuto, associandosi, arrivare sui mercati di tutto il mondo. E sono piccole aziende che col loro lavoro punteggiano di vigneti tutto il territorio italiano”.

Una indiscutibile realtà. E’ vero sì, grandi produttori ne abbiamo e c’è da esserne fieri. Ma troppo spesso, anche nelle politiche e nella difficoltà di sburocratizzare un settore che come un buon vino ha bisogno di “respirare” si dimentica che l’ossatura dell’italia, in ogni settore agricolo e industriale, è fatto di piccole e medie imprese. Il vino non fa eccezione.

Ecco perché l’occasione milanese sarà quella per “far incontrare le persone tramite il vino, offrendo loro un’esperienza a tutto campo che non si limiti ad una degustazione ma conduca tutti, esperti di vino e nofiti, curiosi e appassionati – ha aggiunto Santandrea – alla scoperta del mondo della cantine cooperative. Non solo per mezzo dei loro eccellenti prodotti che coniugano qualità e fruibilità, ma anche attraverso la conoscenza diretta di chi il vino lo fa, con passione e dedizione, conseguendo importanti risultati”.

E lo ha detto anche lei. Essere piccoli sembrava un limite. Invece si è dimostrata una grande forza. Sono i piccoli i custodi della memoria. I grandi ne sono i narratori. Ma certo è che le piccole realtà sono l’emblema dell’autoctonicità e della biodiversità. I due punti di forza del vino italiano!

 

Le Cooperative del vino italiano negli acquisti. L’italianità fa la differenza, e per la prima volta, dopo 10 anni, gli acquisti di vino crescono più di quelli alimentari

 

Cooperative vino acquisti

 

Torniamo al rapporto Censis prima di andare ad approfondire il tema “Cooperative” nei numeri. Lo avreste mai detto? Il vino ha sorpassato l’alimentare. Parliamo ovviamente di crescita negli acquisti. Un dato che, crediamo, andrebbe approfondito anche a fronte di una crisi che ha di fatto messo in ginocchio molte famiglie italiane. Ma laddove non si può negare che gli acquisti calano per il minor potere d’acquisto, va comunque sottolineato che il boom del vino va legato ad una visione che si discosta da questo non piccolo dettaglio. Anche perché è il vino di qualità quello che ha visto aumentare gli acquisti a riprova che non è di certo una questione “paliativa”, ma una scelta consapevole di chi, con il suo potere d’acquisto, sceglie di concedersi un buon calice di vino.

Un sorpasso che arriva dopo 10 anni di gap. Tra il 2005 e il 2015, infatti, il vino aveva fatto registrare un calo negli acquisti del 21%. L’alimentare dell’11%. A riprova che è la spesa ad essersi fatta più consapevole e siamo certi che la crisi ha in questo giocato il suo ruolo, è il fatto che entrambi i settori sono tornati a crescere. L’alimentare solo dello 0,3%. Il vino dell’8%. Ci piace considerarlo un segnale positivo perché in Italia un calice di vino a tavola non è mai mancato e il fatto che ci sia tornato è un segnale che ci piace guardare con ottimismo.

Come detto la qualità. Per 9 italiani su 10 è fonamentale. E per loro la territoralità fa la differenza. Per il 59,9% il fatto che il vino sia italiano, nella scelta, è un fattore “molto importante”.

 

Le Cooperative del vino italiano sono al vertice del fatturato italiano e continuano a crescere. L’associazionismo, nel settore, è una macchina con ingranaggi perfettamente funzionanti!

 

cooperative vino associazionismo fatturati

 

Tanto vale rinfrescarsi la memoria. Il vino italiano, in effeti, ha dimostrato di essere in salute. E il rapporto Mediobanca ne è la testimonianza più recente. Tanto vale ricordare proprio il valore delle Cooperative in questo quadro. Nella classifica per fatturato 2016, infatti, spadroneggiano proprio due di queste realtà. Parliamo della Cantine Riunite Giv che hanno ricavato 566 milioni con un incremento del 3,6% rispetto all’anno precendete, e Caviro che di milioni ne ha invece fatturati 304 milioni. L’altra coperativa nella top 5 è Cavit che ad a fine 2016 aveva fatto fatturato 179 milioni (5 posto), ncrementando tra l’altro il fatturato del 6,7%. Oggi, la cooperativa trentina, ha già migliorato la performance. Il bilancio di esercizio 2016-2017, infatti, si è chiuso con ricavi netti oltre i 182,5 milioni di euro e un incremente del 2,6%.

Tornando al rapporto Mediobanca scorrendola si vede come a crescere del 10% rispetto al 2015 c’erano altre Cooperative. Parliamo, ad esempio, de La Marca che è passato da 75 milioni del 2015 ai 101 del 2016 con un incremento del 34%.

Insomma, nel vino l’associazionismo funziona bene. Se l’idea di essere un unicum, seppur non necessariamente mettendosi insieme, riuscisse a contagiare il mondo del vino italiano nel suo complesso arrivando a comprendere che la qualità deve essere veicolata come unico brand, di certo accresceremmo ancor di più il nostro prestigio, nonché valore, agli occhi del mercato del mondo mondiale!