Solo uno dei più importanti vini di Antinori nella classifica di Wine Lister. Per soli 3 centesimi fuori dalla 'top 10', è tra quelli sempre più presenti nelle Carte più prestigiose al mondo. Sbanca la Francia, con un podio tutto di Champagne

Non molto tempo fa vi abbiamo parlato di quali sono, nel mondo, i ristoranti che propongono le migliori Carte dei Vini. E l’Italia ha una discreta presenza nella classifica di Wine Spectator. Ma qual è il vino “perfetto”? Quello, ed è uno dei nove parametri utilizzati per fargli l’identikit, che sulle Carte fa sentire più degli altri la sua presenza. E qui, con rammarico, l’Italia fatica parecchio. Solo uno, infatti, quello presente secondo Wine Lister, il sistema di classificazione dei vini basato sui dati che per stilare le sue classifiche utilizza un sofisticato algoritmo. 

Un vino rappresentativo, non c’è che dire, ma per il sistema vino italiano, per la qualità, potrebbe avere molte più voci visto quanto ha da raccontare.

 

Carta dei vini: uno dei vini simboli di Antinori fuori dalla Top 10 per soli 3 centesimi di punto

 

Carta dei Vini Cantina Antinori

Ph: dettaglio di una delle cantine Antinori. Autore Melodia del Vino – Flickr modifiche consentite

 

Andiamo con ordine. Innanzitutto va ricordato che l’algoritmo di Wine Lister tiene conto dello storico delle analisi compiuto sulle 150 Carte dei vini esaminate. In secondo luogo che la performance di riferimento, cioè quella del vino “perfetto”, è stata estrapolata dalla presenza delle singole bottiglie in questo 150 Carte in base alla crescita degli ultimi 90 giorni.

Ebbene, l’unico vino italiano è il Solaia Antinori. Non ci stupisce vista l’importanza della cantina e la sua capacità di essere sempre al passo con i tempi, tra espansioni e best practice che la collocano tra le eccellenze italiane e, anche quest’anno, tra le aziende più in salute dell’intero sistema vino del Bel Paese. Un’azienda “familiare” capace di grande continuità e innovazione come dimostra la nuova presidente, Albiera Antinori, che ha preso le redini della Cantina ereditata da uno degli uomini simbolo dell’enologia italiana: Piero Antinori

Dispiace solo vederlo fuori dalla top 10, ma, in realtà, il distacco è tanto insignificante che definirlo uno dei dieci vini “perfetti” non sarebbe poi tanto sbagliato. Solo tre decimi di punto, infatti, mettono il Solaia fuori dalla classifica dei vini più presenti nelle Carte dei ristoranti del mondo e se si considera che la sua crescita è stata, da aprile ad oggi, del 6,5%.

 

Carta dei Vini: l’imbattibilità della Francia è tutta nel suo vino simbolo, lo Champagne

 

carta dei vini flute champagne

 

Diciamoci la verità, non solo le sue bollicine. La classifica di Wine Lister vede un vero e proprio strapotere dei cugini d’oltralpe che confermano l’ottimo stato di salute della sua enologia al di là delle problematiche della vendemmia 2017 e il fatto che, a livello di produzione, da un paio d’anni viaggiano alle nostre spalle. Il podio è tutto bianco, rosso e blu e così rimane fino alla decima posizione se non fosse per le irruzioni di Usa e Spagna.

Sì, il Dom Perignon c’è, per la precisione il Dom Perignon Oenothèque. Quella che è forse la bottiglia di champagne più conosciuta al mondo ha visto aumentare la sua presenza nelle 150 Carte dei Vini analizzate da Wine Lister dell’8,8% così come Billecar-Salmon Brut Rosè. Ma l’oro non è il suo. Meglio, infatti, ha fatto il Salon Le Mesnil Grand Cru che ha messo a segno un bel 10,1%! 

Il bronzo se l’è invece aggiudicato Domaines Paul Jaboulet Ainé Hermitage La Chapelle con il suo 7,8% di crescita di presenza nelle Carte dei Vini prese in considerazione.

 

A rompere la magia le incursioni di Usa e Spagna

A spezzare l’idillio, si fa per dire, è lo zio Sam che si piazza al quarto posto con il californiano Cabernet Sauvigno di Chateau Montelena (+7,4%). Poi è di nuovo Francia con due grandi Cahteau: il Troplong- Mondot e lo Chateau d’Yquem tra i quali si è inserito lo spagnolo Unico di Bodegas Vega Sicilia. Tre vini che hanno aumentato la loro presenza del 7,3% negli ultimi 90 giorni. 

Così come ha aperto la top 10 la Francia la classifica la chiude con altri due vini. In nona posizione, infatti, si è piazzato l’Hermitage Blanc di Domaine Jean-Louis Chave (+6,9%), mentre in decima troviamo il Blanc des Blancs di Taittinger con il suo +6,8%.

Posizioni ravvicinatissime, come si noterà, che lascia facilmente intendere quanto, in realtà, il Solaia resti uno dei vini “perfetti” della classifica di Wine Lister. Certo, il dominio francese resta anche in una visione più globale. I due vini più presenti nelle Carte dei Vini dei migliori ristoranti del pianeta, d’altra parte, sono i suoi e sono proprio lo Chateau d’Uquem e il Mouton Rotschild presenti nel 69 e nel 58% dei casi.

 

Carta dei Vini: perché le analisi di Wine Lister vanno tenute in alta considerazione

 

carta dei vini gusti-vino

 

La ragione è semplice e non è solo questione di sofisticati algoritimi. Come aveva ben scritto WineNews quando Wine Lister ha stilato i criteri per la definizione del vino “perfetto”, “al di là dei giudizi numerici insuperabili, espressi di consueto in ventesimi o centesimi, ci sono altri fattori che possono influire nell’assegnazione di un giudizio così lusighiero per un’etichetta e, per dare modo al grande pubblico di tenerli in considerazione, magari alla vigilia di un investimenti, Wine Lister ha inaugurato quello che ha definito un ‘nuovo standard’ per la valutazione dei vini più blasonati al mondo”

Il punteggio è espresso in millesimi e il suo massimo è volutamente irraggiungibile. Pensare ad un vino che soddisfi tutte le nove categorie sarebbe in effetti inimmaginabile. Ecco allora quali sono i nove criteri con cui Wine Lister stila la sua classifica trimestrale.

 

I nove criteri di Wine Lister che definiscono il vino “perfetto”

Innanzitutto la “qualità“, requisito primo e innegabile se si vuole parlare di gran vino. Un parametro ottenuto dalla media ponderata dei punteggi più alti e più bassi ottenuti dai critici partner della società e dal potenziale di invecchiamento del vino esaminato dai tre esperti. E che esperti! Parliamo infatti di Jancis Robinson, Antonio Galloni e Bettane & Desseauve. Il “brand” ha poi il suo peso, intendendo con questo la popolarità dell’etichetta e la distribuzione del vino nelle Carte dei migliori ristoranti del mondo incoronati dalla guida Michelin.

Si passa dunque alla media trimestrale del prezzo per bottiglia di ogni singolo vino, alla performance semestrale del prezzo stesso confrontata con l’andamento del mercato generale di vini di lusso e da investimento e al tasso composto di crescita annuale delle ultime tre annate della bottiglia presa in esame.

C’è poi la stabilità del prezzo e, infine, la liquidità dell’etichetta, ovvero come volume di bottiglie scambiate sul mercato negli ultimi quattro trimestri sul mercato dei fine wines. Insomma ottenere 1000/1000 è oggettivamente impossibile, ma fare grandi punteggi no. Il Solaia lo ha fatto e molti altri vini italiani potrebbero farlo. Cosa dovremmo imparare dai francesi? Semplicemente comprendere l’importanza di fare del “vino italiano” un brand unico che sappia raccontare al mondo tutte le sue infinite sfaccettature.

Tenere sott’occhio le classifiche di Wine Lister è una buona prassi per comprendere l’andamento dei gusti enoici e giocare d’anticipo per conquistare sempre più palati in tutto il mondo.