Un podio che rappresenta l'enologia italiana a 360 gradi. I rossi dominano con Piemonte e Toscana leader, ma da nord a sud è un tripudio di eccellenza e biodiversità. Non mancano le belle soprese nella classifica del Biwa!

Un rosso, un bianco e uno sparkling. Il podio del Best Italian Wine Awards parla il linguaggio del vino, quello italiano, a 360 gradi portando sui gradini più alti della classifica tre tipologie diverse e tutte incredibilmente identitarie. E’ stata annunciata oggi la classifica dei milgliori 50 vini italiani scelti dal Biwa, il The Windesider Best Italian Wine Awards. Ideato da Luca Gardini e Andrea Grignaffini nel 2012, il Premio ha visto anche quest’anno tra i giudici l’internazionalità accompagnata dai nomi di spicco della critica e del giornalismo enologico italiano.

350 le etichette arrivata da tutto il Paese. I primi tre posti parlano la lingua di Toscana, Trentino e Alto Adige. I rossi dominano la classifica con 35 etichette tra le migliori 50. 11 i bianchi d’eccellenza selezionati, 3 le bollicine e 1 vino dolce per chiudere in bellezza. Con Piemonte e Toscana che si spartiscono più della metà della classifica si comprende come i rossi abbiano occupato la gran parte delle posizioni. Seguono Campania, Lombardia, Friuli, Alto Adige e Sicilia con tre vini a testa.

Due etichette rispettivamente per Trentino, Marche, Veneto, Sardegna ed Emilia Romagna. Abruzzo e Valle d’Aosta nella classifica ci sono e con due vini che non hanno bisogno di grandi presentazioni. A stilare la classifica, lo abbiamo detto, giudici internazionali e critici e giornalisti italiani. Ecco allora qual è la topp 50 secondo Gardini, Grignaffini, l’unico Master of Wine giapponese Kenichi Ohashi,la fondatrice di spanishwinelover.com Amaya Cervera, Tim Atkin (una delle penne più auterovoli al mondo quando si parla di vino nonché Master of Wine), la giornalista, giudice, formatrice e Master of Wine (anche lei) americana Christy Canterbury e i nostri big del vino, cioè Luciano Ferraro, il Doctor Wine Daniele Cernilli, Antonio Paolini, Pier Bergonzi e Marco Tonelli.

 

 

Best Italian Wine Awards: bianco, rosso o bollicine? Il podio parla tutte le lingue del vino italiano

 

Best italian Wine Awards vino-italiano

 

Iniziamo dal podio. Il titolo di miglior vino italiano in assoluto nella classifica Biwa, se l’è aggiudicato l’Oreno 2015 delle Tenuta Sette Ponti. Blend di Merlot, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot, questo vino nasce nel cuore della Valdarno, sui 330 ettari (di cui 50 a vigna) della Tenuta Sette Ponti. Siamo tra Arezzo e Firenze in una delle tenute della famiglia Moretti Cuseri. L’azienda prende il nome dal numero dei ponti sull’Arno tra i due capoluoghi toscani. E’ qui che nasce l’Oreno: un elegante taglio bordolese con tocco toscano.

Enzo Vizzari ebbe a dire che “i bianchi della Cantina di Terlano sono i soli vini italiani in grado di competere con i grandi bianchi di Bourgogne”. Il Terlaner 1991 Rarity potrebbe dunque essere uno di questi. E’ lui il secondo Best Italian Wine della classifica Biwa. E’ stato affinato per un quarto di secolo per essere infine imottigliato nel 2016. Una vera e propria rarità che parla di eccellenza e longevità. Una Cuvée di Pinot Bianco, Chardonnay e Sauvignon Blanc che appartiene davvero alle “rarità” della cantina. Lo scrigno di quest’azienda che a questo vino ha voluto dare anche nell’aspetto un senso di unicità. L’etichetta, infatti, è stata fatta in argento, materiale che, tradizionalmente, rappresenta proprio i 25 anni di un uninone felice: quella tra la Cantina e il suo territorio…l’Alto Adige.

Il podio lo chiudono le cantine “Sparkling Wine Producer of the Year”: le Cantine Ferrari. Bollicine dunque per chiudere in bellezza questo trittico di eccellenza Made in Italy. La famiglia Lunelli, erede e continuazione di un simbolo indiscusso di pionerismo e grande qualità del vino italiano, ottiene il riconocimento grazie allo spumante che designa le migliori bollicine italiane nel tempo. Un vero e proprio mito: il TrentoDoc Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2006. Uno Chardonnay in purezza proveniente dal mitico cru di Maso Pianizza. Un metodo classo che sfida e vince il tempo lasciato a maturare 10 anni sui lieviti prima di essere imbottigliato.

 

Best italian Wine Awards: i rossi dominano e il primato se lo giocano in un testa a testa Piemonte e Toscana

 

Best italian Wine Awards vitigni-bacca-rossa

 

Andando a spulciare la classifica si noterà a colpo d’occhio come il testa a testa è stato tutto tra Toscana e Piemonte. Quest’ultimo non è tra i primi tre, ma la sua prima bottiglia d’eccellenza è solo un gradino sotto il podio. Tredici i vini premitati della regione, quasi tutti nel territorio delle Langhe con delle belle sorprese. Dieci quelli toscani. Se per il primo a far da padrone è il Barolo con 10 bottiglie, nella regione più a ovest dove si parla sempre la lingua dei rossi, è il Brunello di Montalcino a dominare con 6 posizioni conquistate.

 

I 13 Best Wine del Piemonte

Tra i primi dieci Best Italian Wine, troviamo, per il Piemonte, il Barolo Ravera 2013 di Elvio Cogno e il Barolo Mondoprivato 2012 di Giuseppe Mascarello & figlio. Sei posizioni le Langhe se le sono assicurate anche tra l’11esima e la 30esima posizione. Qui troviamo infatti il Barolo Monvigliero 2013 Burlotto, il Barolo Ciabot Tanasio 2013 di Francesco Sobrero, il Barolo Parussi 2013 Massolino Vigna Rionda, il Barolo Margheria 2013 Azelia e il Barolo Parafada 2013 Palladino.

Se le Langhe sono sempre protagoniste anche nel proseguo della classifica, la diversificazione piemontese c’è. Al 31esimo posto, infatti, troviamo un altro vino identitario: il Barbaresco. Precisamente il Rabajà 2014 Giuseppe Cortese. Barbaresco che si piazza anche al 38esimo posto con il Pora 2014 Musso. Tra di loro, per la regione, ancora tanto Barolo. Parliamo del Bricco delle Viole 2013 di Mario Marengo, il Barolo Gramolere 2013 dei Fratelli Alessandria e il Barolo Vigna Rionda Ester Canale 2013 di Giovanni Rosso.

La “sorpresa” piemontese, sebbene si parli di un vino più che noto, è l’unico bianco regionale presente. Parliamo del Gattinara Pietro 2013 di Paride Iaretti.

 

I 10 Best Wine della Toscana

Se l’Oreno è il Best Wine per eccellenza, quello cioè che ha conquistato il primo posto in assoluto, non meno importante è la classifica dei vini Toscani stilata dal Biwa. La lingua è soprattutto quella del Brunello. Nella top 10 troviamo quello Tenuta Nuova 2012 di Casanova di Neri. Altri tre rappresentati sono tra l’11 e il 20esimo posto. Parliamo del Brunello di Montalcino Poggio di Sotto Riserva 2011 dell’omonima azienda, del Pianrosso 2012 Ciacci Piccolomini d’Aragona e del Brunello di Montalcino 2012 Biondi Santi. 25esimo e 34esimo posto, rispettivamente, per il Brunello di Montalcino Riserva 2011 de Le Pottazzine e il Brunello di Montalcino 2012 Col d’Orcia.

Immancabile, con il suo 7imo posto, uno dei vini simbolo della Toscana e l’Italia intera: il Bolgheri Sassicaia 2014 Tenuta San Guido. Anche il Morellino di Scansano c’è con il Riserva Calestaia 2011 Roccapesta. Bella sopresa quella al 17esimo posto dove troviamo il Caberlot 204 del Podere il Carnasciale. Un vitigno, quello del Caberlot, scoperto nei primi anni ’60 in un vecchio vigneto vicino padova. Un incrocio spontaneo che combina le caratteristiche di Cabernet Francoe  Merlot che oggi vinifica solo qui, al Podere Il Carnasciate, sulle colline tra l’Appennino Toscano e quello del Chianti Classico.

 

Best Italian Wine Awards: Abruzzo, Val d’Aosta e Trentino parlano la lingua dei grandi bianchi

 

Best italian Wine Awards vitigni-a-bacca-bianca

 

I bianchi identitari di Abruzzo e Val d’Aosta

Partiamo dagli “unici”. Ovvero quei due vini selezionati, uno per regione, capaci però di raccontare con una sola etichetta il valore di un intero territorio. Abruzzo e Val d’Aosta entrano di prepotenza nella top 50 del Best Italian Wine con due vini inimitabili. Il primo con il Trebbiano d’Abruzzo 2013 Valentini che, tra l’altro, si piazza al 9 posto della classifica. Un vino che alla grande qualità ha saputo costruire intorno una vera e propria storia, un brand fatto di territorio, passione, cura e un po’ di mistero. Edoardo Valentini, da cui il figlio Francesco ha ereditato, innovato e accresciuto il valore di quanto lasciatogli, è infatti stato uno di quegli uomini che l’enologia italiana l’ha segnata come qualche giorno fa ha ricordato Angelo Gaja.

A rappresentare la Val d’Aosta è invece il Nathan 2014 di Ermes Pavese che ha conquistato la 29esima posizione. Un bianco, anche questo, incredibilmente identitario vinificato lì dove l’azienda sorge e cioè nel Comune di Morgex, da sempre legato al suo vino, raro e antico frutto del Prié blanc vinificato in purezza.

 

I bianchi inimitabili dell’Alto Adige

Tornando all’Alto Adige potremmo dire che a far centro è stata la grande pazienza dell’enologia del territorio. Se infatti la sua “rarità” si è conquistata il secondo posto, nella Top 10 l’Alto Adige ha visto riconosciuto anche il valore el suo Gwurztraminer Epokale Spatlese 2009 della cantina Tramin. Un vino che è nato dalla precisa volontà di riscoprire il gusto antico di questo pezzo d’Italia. Un vino, l’Epokale, che ha riposato per sette anni a 2mila metri d’altezza, sepolto a 700 metri ad una profondità di 4 chilometri e imbottigliato in soli 1.200 esemplari.

Altra perla quella che si piazza al 44esimo posto. Parliamo del Private Cuvée Andreas Huber 2015 Pacher Hof. Siamo nella Vallisarco, a Novacella e questo è il primo assemblaggio dell’azienda a firma dell’enologo Andreas Huber. Il primo in assoluto è stato infatti il Private Cuvée 2014 ed è un’assemblaggio di Riesling, Kerner e Sylvaner vinificati ognuno secondo le sue caratteristiche. Una chicca del panorama enologico nazionale.

 

Best Italian Wine Awards: da nord a sud è un tripudio di eccellenza e biodiversità

 

Best italian Wine Awards biodiversita

 

I tre vini che racchiudono l’ebbrezza lombarda

Se si escludono quelle Ferrari, le altre bollicine, arrivano da qui. Ovviamente parliamo del Franciacorta che entra nei primi 50 posti della classifica Biwa con il Canochon Brut 2012 Monte Rossa e il Berlucchi Palazzo Lana Riserva Satèn 2008 Guido Berlucchi, rispettivamente al 43esimo e 46esimo posto. Ma ad essere piaciuto molto è stato il Valtellina Superiore Rocce Rosse Sassella Riserva 2007 di Ar.Pe.Pe. che è entrato nella top10 aggiudicandosi la sesta posizione.

 

Gli altri top 50 del nord tra bollicine, bianchi e rossi identitari

Finiamo la carrellata del migliori vini del nord-italia con Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il primo, oltre al terzo posto delle bollicine Ferrari, entra nella classifica dei 50 Best Italian Wine con un altro simbolo dell’enologia italiana: il San Leonardo 2011 della Tenua San Leonardo. Il Veneto, che forse ci si aspettava di vedere almeno con qualche bottiglia nella top 10, sembrava quasi non volerci entrare in classifica. Ma così non è. Le sue eccellenze le ha viste riconosciute. E non parliamo di Prosecco. Parliamo di uno dei rossi più apprezzati al mondo: l’Amarone.

Ad aggiudicarsi un posto nel Biwa sono infatti stati l‘Amarone della Valpolicella Ca’ del Lupo 2013 dell’azienda agricola Rizzi Luigino e Claudio e l’Amarone della Valpolicella Classico Riserva La Mattonara 2006 Zyme rispettivamente piazzatisi 42esimo e 45esimo.

Anche il Friuli Venezia Giulia arriva nel rush finale e lo fa con tre grandi vini. Tutti bianchi tutti unici. Parliamo della Malvasia 2015 Skerk, del Vintage Tunina 2015 Jermann e del Kamen PIetra 2015 dell’Azienda agricola Zidarich.

 

Le isole parlano la lingua della “certezza” e della riscoperta

Partiamo dalle isole con la Sardegna che si piazza in due posizioni e la Sicilia che ne conquista tre. La prima mette in vetrina la sua dicotomia bianco/rosso rappresentata dalla Vernaccia di Oristano Riserva 1991 dell’Azienda Vinicola Attilio Contini e da uno dei vini simbolo del territorio, per il valore riconosciutogli e per quell’autoctonicità che gli è propria: il Turriga 2013 Argiolais.

La Sicilia, invece, al 14esimo posto trova una delle sue grandi certezze: il Vecchio Samperi di Marco de Bartoli. E’ una classifica “a tutto rosso la sua”. Se il liquoroso “Samperi” perfetto con i formaggi stagionati e non con le dolcezze, caratteristica che già ne denota l’unicità, rappresenta “la sicurezza”, l‘Etna Rosso Arcurìa 2014 Graci è il simbolo della grande riscoperta dei vini vulcanici, mentre il Faro 2012 dell’Azienda Agricola Palari la volontà di non disperdere un patrimonio inestimabile. Se non il più, certamente tra i migliori vini di Sicilia, nasce infatti da vitigni autoctoni fortemente caratterizzati (Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Nocera, Calabrese e Montonico), ma ha rischiato di sparire visto il declino vissuto con l’arrivo della filossera. Solo nel 1985 Salvatore Geraci ha deciso di riprenderne la produzione con l’obiettivo di far sì che questo patrimonio continuasse a vivere…e a farci godere della sua bontà!

 

Campania, Marche ed Emilia Romagna si raccontano con poche, ma esaurienti, etichette

La Campania con soli tre vini si lascia scoprire in lungo e in largo. Si conferma come uno dei vini più buoni d’Italia il Furore Bianco Fiorduva 2015 Marisa Cuomo. E’ lui a rappresentare la costiera amalfitana (12esimo posto). L’Irpinia si fa apprezzare, invece, con il Taurasi Riserva Vigna Quintodecimo 2012, mentre il salernitano piazza in classifica il suo Montevetrano 2015 dell’omonima azienda.

Infine Marche ed Emilia Romagna. La prima porta nella top 50 un rosso e un bianco. Per la precisione il Mossono 2015 Santa Barbara e il Castello di Jesi Verdicchio Classico Riserva San Paolo 2015 Pievalta. Per l’Emilia Romagna, invece, ci sono il rosso tra i rossi, e cioè, il Romagna Sangiovese Riserva Vigna 1922 2013 di Torre San Martino e una bella sorpresa. Parliamo del Vin Santo di Vigoleno 2007 Alberto Lusignani. Unico vino dolce in classifica.