Bevono meno e preferiscono il vino, ma la mancanza di confronto in famiglia li fa sentire privi di responsabilità quando bevono alcolici. Un problema che si può trasformare in un vero e proprio rischio!

Bevono soprattutto vino, e questa è una buona notizia. Ma la mancanza di consapevolezza sul rischio dell’abuso è sempre più diffusa e i giovani che potrebbero cadere nella trappola dell’alcolismo continua a crescere. L’età, tra l’altro, si è abbassata e di molto. Se da una parte i cosiddetti “millennials” prendono consapevolezza del bere e puntano sulla qualità, dall’altra gli adolescenti bevono sì meno alcol che in passato, ma lo fanno decisamente male. E l’assenza delle famiglie nel confrontarsi con loro sui possibili rischi rischiati all’abuso è la ciliegina sulla torta di un problema che non accenna a diminuire.

Bere sì, insomma, ma farlo bene e cioè con piena coscienza che questo deve essere solo un piacere. L’indagine dell’Osservatorio su Giovani e alcol, però, non fotografa una generazione “confortante”!

 

Adolescenti e alcol: bere è “un caso” ed è un bisogno che viene dal sentirsi al pari dei propri amici

 

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Alla fine della terza media sanno già cos’è un alcolico. O meglio lo hanno già assaggiato. Sono stati 1.981 i giovani coinvolti nella ricerca da cui emergono molti aspetti positivi, ma anche alcuni decisamente preoccupanti. La buona notizia è, ammesso che tutti abbiano detto la verità, che la metà degli adolescenti non beve alcolici (iol 52%), mentre occasionalmente lo fa il 39%. La gran parte di loro afferma di essersi trovato a bere vino o altro “per caso” nel 59% dei casi. Certo è che è lo stare in compagnia che spinge a provare “per divertirsi” o per “adeguarsi agli amici”.

La ricerca di quest’anno condotta dal Dipartimento di Sociologia dell’Università di Trento è stata confrontata con le due condotte nel 2012 e nel 2015. Di buono c’è, come detto, che i non bevitori aumentano con gli abituali che diminuscono, ma quel che lascia un po’ sgomenti è il come. La gran parte di loro, infatti ha dichiarato di bere “per  caso”. “I ragazzi – ha quindi sottolineato il sociologo Carlo Buzzi che è capo della ricerca – considerano il bere come un accidente che non dipende dalla loro responsabilità. Tendono in maggioranza ad autogiustificarsi e, quindi, a sottovalutare la pericolosità dell’acol”.

 

Il ruolo di mamma e papà

Se dunque è vero che è “solo” il 15,1% di loro a dichiarare di ubriacarsi, è pur vero che qualcosa va fatto perché i ragazzi, che bevano tanto o poco, si responsabilizzino e comprendano che l’abuso di alcol non dipende né dal “caso” né da fattori esterni. Ad autodeterminarsi sono loro stessi.

Il fatto che è nel 48,5% proprio in famiglia che si fa il primo sorso non è un male. Così come che accada nel corso di brindisi familiare (46,6% dei casi) o comunque in presenza di adulti (23,3%). E’ proprio in quel momento che spesso si determina il “futuro” di un bevitore. Se non piace la carriera si stronca subito, ma se piace, l’opera di moderazione cui sono chiamati gli adulti è ciò che determina il comportamento degli adolescenti. Peccato però che “solo il 13,5% di mamme e papà hanno affrontato esplicitamente il ema, mentre il 31,5% non lo ha mai fatto”. Un fattore di grande gravità se si considera che spesso è quel sentirsi all’altezza del gruppo che spinge i ragazzi a bere rendendoli soggetti a rischio.